Nel maggio del 2016, in seguito al ritrovamento delle opere trafugate dal museo di Castelvecchio in territorio ucraino, l’amministrazione scaligera guidata dall’allora sindaco Flavio Tosi decise, quale «segno tangibile di riconoscenza da parte della città», di attribuire al Presidente dell’Ucraina Petro Poroshenko la cittadinanza onoraria al Presidente ucraino Petro Poroshenko.
Tale decisione provocò una forte reazione da parte dei consiglieri della Lega Nord dell’allora opposizione, consiglieri schierati apertamente a favore della Russia di Vladimir Putin e che i maligni descrivono come “finanziati” direttamente dalla Russia tramite le tante associazioni “culturali” nate nella regione Veneto.
Promotori della revoca sono proprio quel Valdegamberi già noto alle cronache per i suoi legami con le milizie paramilitari che operavano prima in Crimea ed ora in Donbas, che visitò la Crimea su invito di Alexey Komov uomo del cerchio magico di Putin a cui la Lega di Salvini si è legata sin dal 2013 (prima quindi della crisi Russia Ucraina). Stefano Valdegamberi, ha fatto appello all’impossibilità per Verona di avere alcunché da spartire con «il regime di Kiev»
Yevhen Perelygin in una lettera al sindaco Sboarina e al consiglio comunale ha scritto che i promotori della revoca sfruttano la vicenda dei quadri rubati a Castelvecchio come «supporto alla costruzione di tesi propagandistiche e fantasiose, concepite nella fabbrica di propaganda del Cremlino».
Mauro Voerzio