In molti in queste settimane si sono concentrati sulla campagna elettorale di Donald Trump, molti sono stati i dibattiti ed anche il sottoscritto si era concentrato sulle possibilità del magnate americano di arrivare alla Casa Bianca.
Ma qualcosa non tornava, sembrava così irreale che un tale personaggio possa realmente aspirare a diventare il Presidente degli Stati Uniti, troppe le gaffe, troppi gli errori grossolani in campagna elettorale, troppe le defezioni del suo stesso partito.
Poi in questa settimana sono successi due avvenimenti che aiutano a diradare un po’ la nebbia e a rendere meno fantascientifica una teoria che aveva il sapore della fantapolitica. Basta come sempre analizzare i fatti, la carte che abbiamo sul tavolo ed alla fine si ottiene un risultato che senza evidenze potrebbe avere le caratteristiche del complottismo.
Partiamo dalle evidenze
- Tutti sappiamo che nella campagna elettorale per la Presidenza degli Stati Uniti da ambo le parti vi sono dei team che vanno a spulciare anche il più recondito aspetto della vita privata del candidato per esibirlo al pubblico, pertanto è impensabile che tutto ciò che emerso non fosse prevedibile che sarebbe emerso.
- L’ex spin doctor di Trump, Paul Manafort, lo stesso spin doctor dell’ex Presidente Yanukovich (pupazzo ucraino di Putin)
- I debiti di Trump (tra i 650 ed i 900 milioni di dollari in mano ai russi)
- La sua smodata vita sessuale
- La sua predilezione per Putin e la Russia da sempre il nemico numero uno dei Repubblicani
- La mancanza di un reale programma politico
- La sua avversione per i diritti civili
- La sua ostentata xenofobia
- Gli insulti verso i veterani di guerra
- La sua mancanza di tatto nel parlare in pubblico per convincere gli elettori indecisi
- Il suo preoccupante atteggiamento antidemocratico (se viene eletta la Clinton andrà il galera, ovvero lo stesso clichè di Yanukovich con la Tymoshenko)
e l’elenco potrebbe continuare ancora.
Ora che possibilità ha Trump di vincere le elezioni ? Le stesse di Matteo Salvini di diventare Papa.
Allora perchè sta continuando questa messa in scena che finirà solo a novembre ?
Come scritto prima questa settimana ci sono stati forniti due elementi che ci aiutano a comprendere meglio quanto è successo e quanto probabilmente succederà.
Primo, Trump ha detto che non riconoscerà la vittoria della Clinton e che ci saranno sicuramente dei brogli elettorali e secondo l’attacco hacker che ha colpito mezza america bloccando i maggiori siti americani.
Trump non ha mai avuto nessuna possibilità di vincere le elezioni, e non era questo il suo compito. La Russia sapeva benissimo che un tale personaggio non poteva arrivare a sedere nella camera ovale, ma era il suo player, l’unico americano che poteva partecipare alle primarie e che loro potevano controllare come un automa grazie alla sua esposizione debitoria che è detenuta in grandissima parte da oligarchi russi, metaforicamente si può dire che “lo tengono per le palle”.
Trump è una specie di “trojan”, un virus da iniettare nella democrazia americana per cercare di destabilizzarla al suo interno.
Il suo vero compito non è arrivare alla casa Bianca ma destabilizzare il sistema e togliere sicurezze agli americani direttamente dall’interno. Non riconoscere le elezioni e dire che ci sono stati brogli elettorali ha esattamente questo compito, quello di animare gli strati più razzisti e xenofobi americani, quegli strati populisti che già stanno dicendo di essere ben armati e di essere pronti ad azioni clamorose.
L’attacco hacker di questi giorni ha proprio la funzione di dimostrare che il sistema non è sicuro e che è stato manipolato per far vincere la Clinton. Il tutto servirà a dimostrare che negli USA non vi è più democrazia, che bisogna passare all’azione per ripristinarla e che i veri patrioti americani devo scendere in strada e se il caso imbracciare le armi.
Gerasimov, Capo di Stato Maggiore russo nel 2013, aveva teorizzato su questo. Una forte democrazia non può essere destabilizzata dall’esterno ma solo dall’interno. Nelle democrazie, ed ancor più nei regimi come quello russo, una minaccia che proviene dall’esterno rafforza il sistema perchè concentra la popolazione intorno al suo leader, intorno al Comandante in Capo che nell’immaginario collettivo è l’unico che li può difendere.
Se invece la minaccia arriva dall’interno ecco che allora che il sistema entra in crisi. Questo è il motivo per cui in Russia sono state fatte delle leggi speciali sulla libertà di manifestare e sulla possibilità di esprimere il dissenso sui social media, sul perchè sia stata creata una Guardia Nazionale che dipende direttamente da Putin ed ha unicamente il compito di reprimere eventuali manifestazioni di piazza. Il concetto è che all’interno non deve esserci dissenso ma anzi creare minacce inventate che provengano dall’esterno.
Questo è il progetto che la Russia sta sviluppando da anni anche in Europa e in particolare in Italia ne possiamo vedere gli effetti, un lavoro certosino che si basa su propaganda e finanziamenti a giornali e partiti politici che hanno il compito di destabilizzare il Paese utilizzando “gli utili idioti”.
Quello a cui puntano ora con le elezioni Presidenziali Americane è il “colpo grosso” l’obiettivo numero uno con la tecnica esattamente contraria a quella islamica che pensava di far vacillare il sistema americano con attacchi terroristici tipo 11 settembre.
Gli attacchi saranno portati direttamente da americani e non da pericolosi mussulmani, il loro leader è nientemeno che il candidato alla Presidenza che dirà che il sistema è marcio e manipolato e che lui si batte per la libertà. La sua candidatura otterrà probabilmente anche il risultato di far perdere ai Repubblicani il controllo del Congresso, quei Repubblicani che da sempre si sono dimostrati i più risoluti verso le minacce provenienti da Mosca.
Ecco perchè Trump è il Manchurian Candidate, ecco perchè continuerà una campagna elettorale folle volta solo a creare odio e divisioni interne. Il suo obiettivo non è l’8 novembre ma bensì creare disordini a partire dal 9.
Mauro Voerzio