Ci sono momenti in cui eventi apparentemente sconnessi vanno a comporre un puzzle ben più articolato. Le ultime due settimane sono state segnate da qualcosa di più di semplici scaramucce verbali. Si è tratto in alcuni casi di gravi accuse con anche conseguenze diplomatiche. Si inizia il dieci luglio.
10 luglio – Buzzfeed pubblica l’audio dell’Hotel Metropol, già dalle prime ore la notizia fa il giro del globo.
Molti mezzi di informazione si interrogano su chi possa essere colui che ha organizzato l’intercettazione, ma inspiegabilmente nessuno prende in considerazione la pista più ovvia, quella del Kompromat.
Chi conosce un po’ di dinamiche moscovite sa che il Metropol è la “casa” dell’FSB, ovvero dei discendenti del KGB. Non si muove foglia che loro non vogliano e quindi è presumibile che quella registrazione sia stata effettuata proprio per avere materiale compromissorio (kompromat) nei confronti del vice Premier italiano Matteo Salvini. E’ anche probabile che vi siano altri materiali ancora più compromissori, e che questo sia stato solo un avvertimento, una richiesta di cambiare rotta e di passare dalle parole ai fatti. Tradotto il “message in the bottle” recapitato a Salvini suona un po’ come un “ti abbiamo messo li noi, noi ti possiamo togliere quando vogliamo. Svegliati e comincia a fare ciò per cui abbiamo investito su di te”.
Salvini non è mai andato realmente oltre le dichiarazioni pro russe, ma nei fatti il Governo italiano ha rinnovato per ben due volte le sanzioni alla Russia, giurato amicizia con l’America e rinnovato il proprio impegno per la NATO. La politica estera italiana è ondivaga, supporta dapprima i Gillet Gialli in Francia e poi ne condanna le azioni, riconosce a livello ufficiale le sanzioni alla Russia ma fa dichiarazioni a favore del riconoscimento internazionale della Crimea russa, critica la NATO ma non ne ipotizza un’uscita.
12 luglio – Sentenza processo Rocchelli – Markiv
A Pavia viene pronunciata la sentenza di condanna a 24 anni di Vitaly Markiv per la morte del giornalista italiano Andy Rocchelli. La sentenza provoca non poche reazioni anche a livello internazionale, Markiv viene condannato senza alcuna prova, anzi come ha dimostra Raffaele Della Valle, i tre giornalisti si trovarono in mezzo ad un fuoco incrociato. Lo stesso Della Valle, e poi l’Ambasciatore ucraino in Italia Perelygin, dichiarano entrambi che si tratta di una sentenza politica. Durante la lettura della sentenza a Pavia erano presenti molti giornalisti russi e la notizia della condanna viene rilanciata da tutti i media russi. Sembra quasi un segnale da dare a Mosca, le sentenze qui, come a Mosca, si possono costruire con la disinformazione o “aggiustare” come vogliamo.
15 luglio – Marrone chiede che il Presidente ucraino Zelensky di scusarsi con l’Italia per la vicenda Markiv
Ed aggiunge, “Personalmente credo che le ripetute pressioni e ingerenze dell’Ambasciata di Kiev in Italia nei confronti del governo italiano e della stessa Corte, con occupazioni continue della sala di udienza da parte di diplomatici e militanti ucraini, abbia ulteriormente sollecitato i giudici a ribadire la propria indipendenza in tempi rapidi.”. Maurizio Marrone è il presidente dell’associazione DNR Torino, milita in Fratelli d’Italia, partito di destra con aderenze agli ambienti dell’estrema destra. Marrone è amico di un latitante italiano di Lucca fuggito in Ucraina orientale perché ricercato in Italia, si è fatto filmare con lui in un ristorante di Lugansk in compagnia di un politico di nome Janus Putkonen, conosciuto per le sue idee estremiste. Il rappresentante italiano della DNR in Italia non sa però che da li a poche ore la Digos darà un ulteriore seguito alle indagini che un anno fa portarono all’arresto di diversi militanti neofascisti italiani ed anche di Gabriele Carugati, figlio quest’ultimo di un segretario regionale della Lega. Vennero arrestati perché combattevano nelle file dei filo russi in Donbas.
16 luglio – “Ucraini terroristi progettavano un attentato contro di me”
Salvini lancia un attacco senza precedenti contro l’Ucraina sostenendo che alcuni terroristi ucraini residenti in Italia stavano progettando un attentato contro la sua persona. Tale affermazione viene immediatamente confutata dalla Procura la quale sottolinea che tale ipotesi investigativa non aveva alcuna base investigativa e che si trattava di illazioni di un ex agente del KGB. L’Ambasciatore ucraino in Italia chiede a Salvini di rettificare e chiarire le sue affermazioni, ma ovviamente questi non risponde. Nello stesso giorno si viene a conoscenza di un’operazione della Digos di Torino che arresta tre persone per traffico di armi. Salvini parlerà di “neofascisti ucraini” ma l’appartenenza politica di uno degli arrestati (Forza Nuova) fa propendere eventualmente per una maggiore vicinanza ai separatisti di DNR e LNR supportati dalla Russia.
20 luglio – Ambasciatore italiano La Cecilia convocato dal Ministro degli esteri ucraino.
Sarebbe stato convocato (il condizionale è d’obbligo in quanto al momento non ci sono fonti ufficiali) al ministero degli esteri ucraino, l’Ambasciatore italiano Davide La Cecilia, per comunicargli una nota di protesta relativa ad una intervista di Salvini al Washington Post nella quale il vice premier sostiene l’annessione russa della Crimea e bolla come “falsa rivoluzione” gli eventi dell’inverno 2013-2014 in piazza Indipendenza a Kyiv.
24 luglio – Salvini si rifiuta di rispondere in aula
Salvini non si presenta in Parlamento e al posto suo il Presidente del Consiglio Conte abbozza sul russiagate una difesa alquanto debole.
In queste due settimane Salvini ha dovuto giocare due partite, tentare di difendere il suo partito dalle accuse di corruzione internazionale e nello stesso tempo rassicurare il suo “sponsor” russo che “sta facendo qualcosa” di reale a favore della Russia. Come sempre l’Ucraina si trova ad essere il pallone di una partita giocata da altre squadre e Markiv è diventato il “prigioniero politico” dell’Italia che si va ad aggiungere alle altre decine detenuti in Russia. Almeno dal punto di vista apparente, l’Italia è lo stato europeo che più si sta avvicinando al modello illiberale putiniano. Salvini non è preoccupato per la sua parabola politica, attualmente salda in Italia, ma per le conseguenze che potrebbe comportare una delusione dei vertici russi sulla sua persona, ben sapendo come Putin tratta i “traditori”.
La vicenda di Priolo è estremamente preoccupante per la Democrazia italiana ed al tempo stesso segno di come l’Italia sia sempre più uno stato dipendente dalla Russia. Una lettera dell’ambasciatore della Federazione Russa, Sergey Razov, al vice premier Matteo Salvini, poi una lettera del console generale della Federazione russa a Palermo direttamente inviata al prefetto di Siracusa Luigi Pizzi e una del vice capo di gabinetto del ministro dell’Interno sempre al prefetto, sono i documenti che avrebbero portato il Prefetto ad emettere l’ordinanza del 9 maggio scorso con la quale si vietano assembramenti in dodici punti del polo petrolchimico siracusano di proprietà Russa la Lukoil.
Oramai emergono ogni giorno situazioni imbarazzanti per il Belpaese, come quella ad esempio di Vladimir Solovyev, noto presentatore TV russo estremamente critico verso la “gayeuropa” ma con tanto di permesso di soggiorno in Italia e villa sul lago di Como. Solovyev ha un permesso di soggiorno per “residenza elettiva” e tale permesso viene rilasciato e rinnovato alla condizione che si soggiorni per più di sei mesi l’anno in Italia. Visti gli impegni del personaggio, a meno che gli studi televisivi russi non siano in Italia, è difficile che sia presente per oltre un semestre e di fronte a questo bisognerebbe indagare su chi fa pressioni affinché questo permesso venga rinnovato comunque anche se non ne possiede i requisiti.