I leaks parlavano di 2 miliardi di dollari, che a sentire il capo di Stato russo sono stati impiegati per acquistare strumenti musicali antichi
ANNA ZAFESOVA
Fonte : La Stampa
Secondo Vladimir Putin, le rivelazioni dei Panama Papers sugli offshore dei suoi amici “sono tutte vere”. La manipolazione giornalistica, dalla quale “spuntano le orecchie degli americani”, come ha detto il presidente russo nella sua annuale diretta televisiva in cui ha risposto alle domande dei russi, non è nelle notizie, ma nell’interpretazione: i soldi transitati sui conti caraibici dell’amico di lunga data di Putin, il violoncellista Serghey Roldughin, sono stati “tutti spesi, anzi, si è pure indebitato”. I leaks parlavano di 2 miliardi di dollari, che a sentire il capo di Stato russo sono stati impiegati per acquistare strumenti musicali antichi, due violini e due violoncelli, che ora il musicista vorrebbe donare al governo. Tra i pezzi unici della collezione di Roldughin c’è anche un violoncello di Stradivari, lo Stuart, costruito nel 1732 e appartenuto, tra gli altri, all’imperatore Federico Guglielmo di Prussia. Il russo l’avrebbe pagato 12 milioni di dollari, ha rivelato il presidente in diretta tv.
Intorno al violoncello è nato subito un piccolo giallo. Secondo l’archivio Cozio della casa Tarisio, la maggiore banca dati sugli strumenti musicali a corda del mondo, lo Stuart ha cambiato diversi proprietari e dal 1979 è in mano a un anonimo. La ditta Reuning & Son, specializzata in vendita di strumenti unici, afferma di aver venduto “di recente” (dopo il 2013, come si intuisce dal sito lo Stuart, senza specificare il nuovo proprietario. Ma soprattutto pare che il prezioso strumento resti in mano al violoncellista americano Steven Honigberg, che lo suona da diversi anni e viene ormai associato allo Stuart a tal punto che negli archivi internazionali il violoncello viene chiamato “Stuart-Honigberg”. Il maestro americano, allievo del leggendario russo Mstislav Rostropovich, dovrebbe partecipare a fine luglio a Firenze a un masterclass, e il programma lo presenta come il musicista che suona lo Stuart. I social russi stanno già ironizzando sull’ipotesi che Putin avesse mentito, o che qualcuno avesse rifilato a Roldughin una patacca spacciata per il mitico Stradivari.
Più probabile però che la vendita sia recente, e talmente riservata (come spesso capita per oggetti unici come questo) da risultare ancora ignota anche all’archivio della liuteria cremonese. Del resto, non sarebbe la prima volta che strumenti famosi spariscono dalla scena pubblica, e si vocifera che alcuni violini e violoncelli di grandi maestri italiani come Guarneri utilizzati in precedenza da musicisti russi siano scomparsi in direzione ignota, quando dopo la fine del comunismo lo Stato russo non aveva più i soldi per acquisirli dagli eredi. Nulla vietava a Roldughin di compiere un gesto filantropico e regalare alla sua patria un violoncello da 12 milioni, un prezzo record tra quelli pagati alle aste per strumenti del genere che pare sia già stato utilizzato dal maestro nei suoi concerti. Resta da capire come abbia però potuto “spendere tutto e anche indebitarsi” per due miliardi di dollari.