L’arrivo degli aiuti russi in Italia è stato enfatizzato nei nostri media nazionali, salutato come l’arrivo dell’angelo Salvatore, avviene proprio nel bel mezzo della più grande crisi dal dopoguerra e dopo settimane di condivisioni sui social network di dosi massicce di disinformazione.
Molti hanno visto e condiviso la bufala di due italiani (che in uno Stato normale sarebbero indagati per l’art 656 c.p. ovvero Chiunque pubblica o diffonde notizie false, esagerate o tendenziose, per le quali possa essere turbato l’ordine pubblico, è punito, se il fatto non costituisce un più grave reato, con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a euro 309) i quali all’aeroporto di Mosca hanno trovato la cura al Covid-19. Una cura che ovviamente “viene tenuta nascosta in Italia” per gli interessi di BigPharma, Soros, etc. etc.
E’ talmente vera questa notizia che persino il Ministero della Salute russo non ne ha parlato minimamente
La Rai non ha perso tempo nel sostenere la narrativa dell’aiuto russo con diversi servizi. Prima una lunga intervista dell’inviato RAI a Mosca al responsabile locale dell’OMS di Mosca nella quale si afferma che in Russia il virus è totalmente sotto controllo perché loro hanno capito come contenerlo, e poi non perdendo occasione in qualsiasi conferenza stampa nel sottolineare che in Italia sono giunti gli aiuti russi, facendo ovviamente passare in secondo piano gli aiuti pervenuti dagli Stati Uniti o da altre nazioni democratiche.
La Russia sa bene che l’Italia è l’anello debole dell’Europa e della NATO e sa che il premier Conte è sensibile all’argomento della rimozione delle sanzioni, essendosi lui stesso speso a Mosca con rassicurazioni circa il suo impegno in tal senso
Fin troppo facile prevedere la narrativa che seguirà la fine dell’emergenza. “La Russia è l’unica nazione che ci ha aiutato mentre Europa e gli Stati Uniti ci hanno abbandonato”.
Avendo ben presente quale è il quadro geopolitico in cui si stanno muovendo le forze, e essendo impossibilitati in questo periodo a rifiutare chicchessia aiuto, una riflessione su quanto ricevuto deve pur essere fatta, perlomeno a futura memoria quando saremo investiti dalla seconda fase di questo remake di “Operation Infektion”.
La prima osservazione è sull’arrivo degli aiuti.
L’aereo dei medici cubani è atterrato nell’aeroporto civile di Milano Malpensa, sono scesi tutti con i loro camici bianchi, le mascherine ed hanno fatto la foto di gruppo. I medici cubani andranno a servire l’ospedale da campo allestito all’esterno del nosocomio di Crema, pertanto sappiamo chi sono e dove lavorano. Nessun Ministro ad attenderli, nessuna diretta Facebook.
Nelle stesse ore arrivavano i primi aerei dalla Russia (14 in totale) nell’aeroporto militare di Pratica di Mare. Ad attenderli niente di meno che il nostro Ministro degli Esteri Di Maio che emozionato ha dedicato una lunga diretta Facebook.
La presenza del Ministro degli Esteri italiano ad attendere i Russi (a differenza dei poveri cubani) non è passata inosservata su Sputnik, il maggior outlet della propaganda russa in Italia
Come lui stesso ammette si tratta di personale militare russo, con tanto di mezzi militari, tutti in uniforme, quasi nessuno con la mascherina (strano per dei virologi che arrivano in una nazione ove è in atto una epidemia).
Si tratta di medici così esperti che nel video seguente al minuto 1:12 si vede che si scambiano saluti baciandosi, mentre il Ministro degli Esteri italiano indossa la maschera secondo le prescrizioni mediche vigenti, sul mento.
Quindi la prima considerazione che balza agli occhi è che da Cuba sono arrivati medici e infermieri, mentre da Mosca sono arrivati dei militari.
Seconda considerazione, i tempi.
Le fonti ufficiali parlano di una richiesta di Conte a Putin fatta nel pomeriggio di Sabato 21 marzo e gli aerei arrivano domenica 22 marzo, 24 ore dopo. Bene tenete presente che la Joint Rapid Reaction Force della NATO necessita per dispiegarsi 48 ore. Dovrebbe essere chiaro a tutti che si tratta quindi di una operazione programmata in anticipo tra il Governo italiano e Putin e non di uno slancio di generosità. Non c’è nulla di male, ma è scorretto presentare le cose nelle veste in cui non sono. E’ materialmente impossibile in poche ore dispiegare una brigata militare in uno stato terzo. Gradiremmo dal Governo italiano di non essere trattati come i russi che sono invece abituati ad assimilare qualsiasi cosa il regime gli proponga.
Terza considerazione, i mezzi militari
Ufficialmente i Kamaz servono per trasportare il personale militare e alcuni di loro saranno utilizzati per le sanificazioni delle strade.
Anche questa giustificazione appare alquanto strana in quanto tali mezzi militari non sono mezzi speciali e in Italia non necessitiamo di questo aiuto perché tutte le amministrazioni comunali ne sono dotate, si tratta dei mezzi che normalmente eseguono la pulizia delle strade e che devono essere solo caricati con il liquido igenizzante.
Quarta e ultima considerazione, quanti sono e dove operano?
Dei medici cubani sappiamo tutto, sono 52 e operano al nosocomio di Crema. Nessuno ha fornito i dati di quanti militari russi sono arrivati in Italia e dove operano, ne dove saranno accasermati o se monteranno un loro campo. Non sappiamo sotto il comando di chi sono, perché essendo militari non rispondono alle normali gerarchie civili.
Nel migliore dei casi la possiamo considerare una grande operazione di propaganda, sia interna che esterna. La Russia infatti attraversa un momento durissimo per la sua economia dovuto al crollo dei prezzi del petrolio e si trova ad affrontare l’epidemia Covid senza una struttura sanitaria adeguata (tranne le poche cliniche private). Hanno un solo laboratorio a Novosibirsk che conduce test di dubbia attendibilità in quanto poco attendibili. David Berov, il primo contagiato russo, ha scritto sul suo profilo Instagram che solo al terzo terzo è emerso che era positivo.
Diversi dottori a Mosca sostengono che il regime sta nascondendo alla popolazione la reale portata del virus per non compromettere ulteriormente un’economia al limite del collasso.
Putin ha quindi bisogno di lanciare un messaggio al suo popolo, che sotto intende due narrative “siamo forti e aiutiamo all’estero” e il retro pensiero che “se aiutano gli altri significa che da noi è davvero tutto sotto controllo”. Nello stesso tempo invia personale sul campo dell’infezione che ha la possibilità di imparare (e non insegnare o aiutare) come affrontare la situazione. In Russia per ora hanno risolto il problema scrivendo sui certificati di morte, quale causa del decesso, “polmonite” e non Covid, ma è una soluzione che non potrà reggere a lungo.
L’operazione ha anche una valenza di propaganda esterna, perché potrà poi essere facilmente utilizzata nei prossimi mesi in Italia per una ennesima santificazione di Putin che dopo il terremoto, gli immigrati, l’ISIS ci salva anche dal Covid.