22 febbraio, cinque anni dopo la mattanza di piazza Indipendenza a Kyiv, ci ritroviamo a Pavia all’udienza per il processo a Vitaly Markiv accusato di essere l’assassino di Andy Rocchelli. E’ quasi una giornata primaverile, nulla a confronto dei meno venti gradi di cinque anni fa a Maidan.
Entriamo in aula poco prima della Corte, questa volta c’è un po’ meno gente rispetto le altre udienze. Subito la nostra attenzione viene colta da un paravento posizionato a destra dove siedono i testimoni. La corte entra e l’udienza ha inizio. Luciana Sgueglia a rinunciato a testimoniare e quindi si passa a due appartenenti delle forze dell’ordine che hanno condotto le indagini sul caso Markiv.
La prima testimonianza è quasi del tutto irrilevante ai fini processuali, colpisce che il testimone deponga in aula con il balaclava a coprirgli il volto. Sembra di assistere ad un processo di mafia con la testimonianza del capitano “Ultimo”, ma alla sbarra questa volta non c’è Toto Riina ma un soldato dell’esercito ucraino accusato di aver volontariamente ucciso un giornalista italiano.
Alla seconda testimonianza la cosa diventa ancor più surreale perché anche il secondo testimone si presenta con il balaclava dietro il paravento. Sino a qui sarebbe quasi normale perché Markiv è stato dipinto dai media italiani come un feroce assassino e tutto lo Stato Ucraino come una accolita di belve assetate di sangue, ma la cosa che lascia perplessi è che i due testimoni che per motivi di sicurezza vogliono mantenere l’anonimato, declinano a chiare lettere il loro nome, cognome, data di nascita e dove lavorano….
Ai più è sembrata una trovata dell’accusa per impressionare la giuria popolare che non una reale esigenza di privacy ai fini di tutelare la sicurezza degli appartenenti alle forze dell’ordine. Noi per riservatezza non pubblicheremo i dati personali dei due testimoni e ci limiteremo a chiamarli A e B.
Il testimone B dichiara di avere condotto tutte le indagini su OSINT cioè analizzando materiale pubblico reperito su internet ed anche la geolocalizzazione è stata fatta su Google Earth non avendo voluto procedere ad una ricognizione dei luoghi della scena del crimine. Sempre il testimone B si è occupato di analizzare il materiale informatico trovato in possesso di Vitaly Markiv al momento dell’arresto.
Il testimone B è anche un esperto di armi e dichiara che Markiv aveva in dotazione un AK74 con ottica di precisione e che il tiro utile del suo fucile è massimo di 800 metri, ben al di sotto dei quasi due km dove si trovavano i giornalisti. Dice anche che a differenza del tiro utile la gittata massima può arrivare anche a tre km, ma con una precisione pari allo zero (ndr). Dice anche che per utilizzare quel tipo di arma i soldati seguono un addestramento particolare (ndr ma non si era detto che Markiv non era un soldato ma un miliziano in scarpe da ginnastica? Quindi finalmente si ammette che era un soldato regolare dell’Esercito Ucraino)
Aggiunge di avere fatto diverse indagini su Youtube e di aver reperito due video, che vengono mostrati in aula, dove alcuni elementi della Guardia Nazionale (non meglio identificati) sono intenti a fare delle rimostranze sindacali per il mancato pagamento di alcune indennità. Tale manifestazione sarebbe avvenuta a Kiev l’11 giugno 2014. Difficile comprendere cosa l’accusa volesse dimostrare con questo materiale.
Poi ci si sofferma su un documento pdf trovato nella chiavetta usb di Markiv, una specie di manuale dove sono elencate tutte le armi russe. Il testimone B scambia questo manuale per un manuale ucraino. Verrà incalzato dall’avvocato della difesa civile ed ammetterà di non sapere se sono descritte armi russe o ucraine asserendo che comunque russi e ucraini hanno le stesse armi (ndr, quanti danni fa la disinformazione). Anche sulla questione del manuale non si è riuscito a comprendere dove voleva parare l’accusa e cosa voleva dimostrare.
Ma la cosa più sorprendente e che ci riguarda da vicino come Stopfake deve ancora arrivare.
Come chicca finale l’accusa si riserva di mostrare un “documento esclusivo” il quale proverebbe che la lista testimoni della difesa è inattendibile in quanto si sono messi d’accordo nel 2017 sulla versione da fornire.
Il testimone B dichiara di aver reperito un documento sul sito Russkaja Vesna (Primavera russa) , noto sito produttore di fake contro l’Ucraina (ndr) un documento di due pagine dal quale si evince una congiura per scagionare il Markiv. Il documento sarebbe stato emesso dal Comandante K.V. Pitik il 7 luglio 2017 con protocollo 287. In tale documento è presente nella prima pagina una lista di testimoni ucraini e nella seconda la frase incriminata.
In aula l’avvocato Della Valle si scalda e viene richiamato dal giudice. Della Valle teme che tali testimoni a questo punto siano rifiutati dalla Corte che si riserva di valutarne l’attendibilità.
Colpo di scena !! L’accusa riesce ad escludere i testimoni della difesa !!
La frase incriminata è :
“Faccio presente che le persone sopra nominate sono state istruite sull’importanza di conferma della versione della difesa, a parte questo sono stati prodotti gli impegni scritti che obbligano di non diffondere qualsiasi tipo di informazione che contraddice la versione ufficiale della difesa, anche nella quotidianità, sopratutto le informazioni che riguardano le posizioni e l’apertura del fuoco con l’artiglieria e mortai presso l’altura Karachun nel periodo segnato.”
Prima di concludere l’accusa il Pubblico Ministero fa nuovamente leggere per la seconda volta la frase al testimone, a voler sottolineare la gravità del fatto che i testimoni si erano messi d’accordo sulla versione da fornire.
Sarebbe una situazione da panico per la difesa se non conoscessimo bene la disinformazione russa e il sito in questione, sito più volte colto nel pubblicare notizie completamente inventate contro l’Ucraina (ma ritenuto attendibile dall’accusa).
Il documento in questione è il seguente :
Già guardandolo nello schermo del telefonino apparivano delle incongruenze che probabilmente sono sfuggite agli esperti del ROS.
La prima da noi rilevata è il mancato allineamento nella seconda pagina dei due paragrafi, cosa strana perché un documento word mantiene tutto il testo all’interno dei margini preimpostati.
La seconda è che la frase incriminata (primo paragrafo seconda pagina) ad occhio utilizza caratteri leggermente più grandi della frase seguente.
Terzo, ingrandendo i due documenti, la frase incriminata risulta più limpida di tutto il resto del testo che risulta più sfocato.
Quarto, il timbro utilizzato non è quello della Guardia Nazionale Ucraina.
L’avvocato della difesa a questo punto chiede al testimone B se avesse trovato tale documento anche su altri siti. La risposta è NO
Poi gli chiede se avessero fatto delle verifiche su quel tipo di sito e il testimone risponde ancora di NO perché avrebbero dovuto fare una rogatoria internazionale. L’avvocato infine chiede se avessero cognizione di che tipo di sito si trattasse, se era una testata nazionale o meno. Il testimone risponde di NO, cioè come se un’ucraino prendesse un articolo di Lercio per utilizzarlo come prova in un Tribunale (ndr).
Finito il processo e rientrati, è stato facile dimostrare la falsità del documento in questione, facendo poche ricerche in rete è stato possibile innanzitutto trovare la smentita della Guardia Nazionale del 25 settembre 2017 (http://ngu.gov.ua/en/node/17375) nella quale si fa proprio riferimento al Fake in questione e si evidenziano gli elementi della falsità. Inoltre da un esame con software non professionali, semplicemente facendo lo zoom del documento emergono le incongruenze sopra descritte.
Ma cosa dice il sito della Guardia Nazionale nel 2017 :
“Fake: il sito internet russo ha falsificato un documento che riguarda il caso di Vitaliy Markiv.
“Mentre in Italia si sta svolgendo il processo che riguarda il militare della guardia nazionale ucraina il sergente maggiore Vitaliy Markiv che è stato fermato a giugno dell’anno corrente con l’accusa di essere responsabile dell’omicidio del fotoreporter italiano Andrea Rocchelli nel 2014, nella rete si diffondono i materiali che hanno come scopo discreditare la guardia nazionale ucraina e diffondere le informazioni non vere. Recentemente sul sito La primavera russa (http://rusvesna.su/news/1506209085м) è apparsa una notizia con il titolo “Documento “PB” ha aiutato gli italiani ad arrivare alla conclusione – il fotoreporter Rocchelli è stato eliminato dalle forze armate ucraine, così non avrebbe dato fastidio a Kiev”. Questo articolo è stato accompagnato da una certificazione fittizia del 7 luglio 2017 numero 287 con la presunta firma del comandante temporaneo dell’unità militare 3066 della guardia nazionale ucraina colonnello Rykhtyka K.B. Facciamo presente che il colonnello Rykhtyka K.B. ai tempi è stato veramente il comandante temporaneo dell’unità militare, ma è l’unica cosa che risulta vera. La certificazione citata conta tante incongruenze che mostrano la sua falsità, ovvero:
1. Nel cognome del destinatario di questo “rapporto informativo” c’è un errore: il cognome del generale colonnello Allerov Y.V. scritto con una “elle” mentre ce ne devono essere due (nota 1)
2. La certificazione non risulta prodotta dall’unità militare 3066. Sotto il numero 287 del 7 luglio 2017 non risulta alcun documento.Tutta la documentazione esterna uscente dell’unità militare 3066 ha una propria numerazione, diversa da quella usata dai propagandisti russi.
3. Il timbro angolare che presenta la certificazione non corrisponde al timbro reale che usa l’unità 3066 per la corrispondenza esterna e interna: viene sempre usato il timbro bagnato, l’esempio di quale è ufficialmente approvato (nota 2)
4. L’unità militare 3066 non risponde direttamente al Comando Generale della Guardia Nazionale ucraina, ma è un sottoreparto strutturato di una delle unità territoriali della guardia nazionale ucraina, per cui l’unità militare non rilascia i documenti destinati al Comandante Della Guardia nazionale ucraina.
5. La corrispondenza esterna che produce l’unità militare 3066 non viene apostillata con il sigillo ufficiale in quanto ha il timbro bagnato angolare corrispondente. Il sigillo ufficiale stesso non appare nitido: ingrandendolo e studiandolo attentamente si notano i segni della falsificazione.
A questo punto si notano chiaramente le tracce russe nella fabbricazione delle prove della morte del fotoreporter italiano con la falsificazione dei documenti della guardia nazionale ucraina.”
Un ultimo elemento che avrebbe dovuto far comprendere agli investigatori e al Pubblico Ministero che qualcosa non quadrava è la timeline sospetta. Markiv viene arrestato il 30 giugno 2017. Raffaele Della Valle assume quattro giorni dopo la sua difesa e siamo al 4 luglio 2017. Il documento falso è datato 07 luglio 2017, ovvero tre giorni dopo la Guardia Nazionale ucraina avrebbe fatto uscire questo documento sui testimoni richiesti dall’avvocato….
Oggi la disinformazione e le Fakenews sono entrate in un’Aula di Corte d’Assise italiana e se non fosse stato per il fatto che l’Ucraina ha prodotto degli anticorpi a questo tipo di guerra ibrida come Stopfake, forse questo documento avrebbe portato alla condanna di un innocente, condanna che prevede sino a 28 anni di carcere.
Aldilà del caso specifico di questo processo, è utile riflettere sul tipo di danni che possono provocare le azioni della disinformazione, specie in un paese che prende tutto per buono ciò che arriva dalla Russia.
Mauro Voerzio