Lo sostiene una ricerca di DFRLab: il ruolo dei media finanziati dal Cremlino, la presenza di bot, la viralizzazione anomala dei tweet di Assange
Soltanto tra l’11 e il 27 settembre il network del Cremlino Sputnik ha postato 220 storie e articoli sulla crisi in Catalogna (l’altro media finanziato dal governo di Putin, RT, ne ha postati “appena”, si fa per dire, 85). Il dato è fornito da una ricerca del DFRLab (Digital Forensic Research Lab), che nella sostanza conferma la direzione di una denuncia già formulata in un’inchiesta recente di El Pais («Russian Meddling machine stest sights on Catalonia»). Episodi di disinformation e deception per fomentare il caos e descrivere scenari di guerra civile in Spagna sono stati pilotati e sfruttati dal Cremlino, sostengono questi lavori, anche con l’uso di una potente amplificazione automatizzata sui social network. La Catalogna è insomma l’attuale teatro di operazioni russe nella sfera della information war di Putin.
Sputnik ha ripetutamente reso virali testimonianze a senso unico sulle violenze della storia centralista della Spagna, oppure opinioni di leader russi pro secessione, come Eduard Limonov, leader del partito nazional bolscevico, peraltro ripresa in questo caso dal suo blog, citato su Rt in russo, ma non tradotto in spagnolo: un gioco di rimandi in cui le due fonti si autoaccreditano, e si rilanciano, e contenuti di lingua russa vengono poi inoltrati sui mercati regionali europei.
I meccanismi di rilancio – secondo DFRLab – sono quelli consueti delle operazioni di deception russe (attenzione: non stiamo parlando di semplici «errori», o «fake news»). Uno scanning dei retweet effettuato in due giorni, 20 e 24 settembre, sull’hashtag Catalonia, mostra che l’account di Julian Assange è diventato e è rimasto il principale commentatore internazionale sull’argomento: principale di gran lunga, molto avanti qualunque osservatore o grande giornale spagnolo, per capirci. RT e Sputnik hanno continuamente ripreso e rilanciato posizioni e dichiarazioni di Assange (nel solo periodo analizzato, dichiarazioni o post di Assange sono stati la base per 11 articoli di Sputnik, nonostante Assange non sia un esperto di materia costituzionale spagnola). DFRLab ricorda come Assange abbia «tenuto un talk su RT e parlato alle conferenze di Sputnik, mentre l’intelligence Usa ha concluso che i servizi militari russi hanno passato materiale a Wikileaks durante la campagna elettorale americana». Assange, va ricordato, ha sempre negato l’esistenza di qualunque relazione.
Il tweet con la performance più potente in assoluto, mette in evidenza DFRLab, è stato uno di Assange del 15 settembre («I ask everyone to support Catalonia’s right to self-determination. Spain cannot be permitted to normalize repressive acts to stop the vote», «chiedo a chiunque di sostenere il diritto della Catalogna all’autodeterminazione. Alla Spagna non può esser permesso di normalizzare atti repressivi per fermare il voto»). La cosa in sé non sarebbe sorprendente, è possibile che un account che ha milioni di follower possa avere un numero di retweet elevatissimo. Ma sono le dinamiche e le reti di relazioni ad apparire ai ricercatori americani «innaturali». Questo tweet è stato postato alle 16,46 e 57 secondi: a una scan machine sulla velocità di diffusione del tweet risulta che, in un minuto, si sia viralizzato alla velocità di un tweet al secondo. Qualcosa che gli analisti considerano incompatibile con un’attività soltanto umana (El Pais taglia corto: “è prova di un intervento di bot»). Secondo DFR, «alcuni degli account che hanno spinto i tweet di Assange appaiono automatizzati. Un certo numero sono chiaramente russi», e sono gli stessi che spingono i separatisti ucraini. Anche se si tratta di una minoranza: tantissimi sono account apparentemente catalani o americani (cosa curiosa, questo enorme interesse di account di lingua americana per la Catalogna). Tra i russi, piccola curiosità, compare anche alacremente l’account del «cecchino pro Russia», Marcel Sardo. Post di outlet come Russia News Now e News Front (che sarebbe legato ai servizi segreti russi) hanno avuto dinamiche virali non molto distanti da queste. La Catalogna e i suoi scenari di guerra civile potrebbero essere, in parte, anche un tavolo operatorio di tanti altri interessi.
Fonte : La Stampa