Stopfake si è occupato già due volte della trasmissione Nemo condotta da Valentina Petrini in occasione di due servizi girati tra i “separatisti” del Donbas. Come denunciammo allora il servizio era uno “show” ad uso e consumo della propaganda.
Riportiamo un pezzo del nostro articolo ”
Le persone nello shelter giocavano a carte semplicemente perchè non vi era alcun pericolo, a Promzona posso assicurare che nessuno gioca a carte ma se ti sposti di 500 metri all’interno di Avdiivka puoi anche giocare a carte.
Abbastanza esilirante il pezzo dove gli dicono di parlare piano perchè fuori ci sono i carri armati ed i cecchini, una pratica che non ho mai visto fare (a meno che non siete degli incursori e vi trovate dietro le linee nemiche) e che non ha nessun senso. Per inciso, i cecchini ucraini ci sono, i tank no.”
Ebbene lo stesso format nel confezionare un ulteriore Fake all’estero pare sia stato utilizzato questa volta in Tunisia
Nemo infatti avrebbe realizzato un servizio finto con figuranti invece delle persone che proponeva al pubblico quali intermediatori ed harraga tunisini. A rivelarlo è la lettera aperta che dalla Tunisia viene rivolta alla redazione della trasmissione televisiva di Rai 2. La scrivono “un gruppo di persone che a vario titolo si occupano o si sono occupate della Tunisia”. Tra i firmatari ci sono anche giornalisti ed attivisti tunisini.
Lettera aperta alla redazione della trasmissione di Rai 2 “Nemo”
Nella puntata di Nemo del 23 novembre 2017 è stato mandato in onda un servizio sul viaggio dei migranti dalla Tunisia verso l’Italia. Quelli che tra noi lo hanno visionato si sono resi immediatamente conto che si trattava di un falso, di una ricostruzione “cinematografica” di una vicenda che avrebbe meritato ben altra narrazione.
Video del servizio “Il traffico di migranti e la rotta tunisina”:
Nemo: Traffico di migranti e la rotta tunisina
L’intermediario che parla con la sig.ra Valentina Petrini in italiano e di cui non si vede il volto, non è un intermediario, il ragazzo che parte per l’Italia non è un ragazzo che parte per l’Italia. Molto semplice e molto preoccupante.
Anche perché la troupe di Nemo aveva parlato con qualcuno di noi in vista del servizio sulla fantomatica “rotta tunisina” per avere informazioni e chiarimenti, ma poi sono semplicemente spariti, probabilmente trovando troppo complesso e impegnativo l’approccio che veniva loro proposto.
Qualche giorno dopo Souhail Bayoudh, che abbiamo scoperto essere stato il fixer della troupe, ha convocato una conferenza stampa per denunciare il giornalismo low-cost di certi media stranieri. Abbiamo assistito alla conferenza stampa e abbiamo incontrato l’”intermediario” e anche il ragazzo “partito per l’Italia” che ha ancora con sé l’attrezzatura fornitagli da Nemo per filmare il suo viaggio. L’”intermediario è un disoccupato di un quartiere popolare di Tunisi, membro dell’associazione Forza Tounes di cui è presidente Bayoudh. Il ragazzo “candidato all’emigrazione” non è altri che il fotografo della stessa associazione.
Bayoudh sostiene che i giornalisti di Nemo gli abbiano detto di avere poco tempo e che di conseguenza egli avrebbe montato la sceneggiata. I giornalisti, pur rendendosi conto che qualcosa non quadrava, avrebbero continuato a filmare.
Quello che noi chiediamo alla redazione di Nemo :
È possibile che dei professionisti si lascino ingannare da una sceneggiata del genere?
È possibile che ci fosse un assunto ben preciso da cui partire (la nuova rotta dei migranti dalla Tunisia ) e soprattutto da dimostrare ad ogni costo, compreso il fake?
È possibile che la troupe abbia montato il servizio scientemente e in collaborazione con Bayoudh?
Però chiediamo anche al signor Bayoudh perché non abbia denunciato subito quanto stava avvenendo, visto che ci sembra oltremodo scandalizzato da chi “infanga la Tunisia”?
Abbiamo atteso qualche giorno prima di rivolgere questa lettera alla redazione della trasmissione in attesa di una risposta o di una spiegazione da parte loro. Invano.
I fatti sono sotto gli occhi di tutti: Siamo di fronte a un falso giornalistico di inaudita gravità, ma evidentemente Nemo non ritiene necessario rendere conto al suo pubblico.
In ogni caso, e per l’ennesima volta, quello che viene fuori da questa vicenda è il quadro desolante di un certo tipo di giornalismo che non si ferma davanti a niente pur di fare lo scoop o di dimostrare una tesi precostituita. Un giornalismo che umilia il lavoro serio e onesto di tanti altri professionisti e che non tiene conto delle testimonianze di persone che vivono e lavorano in Tunisia da anni e di cui non interessa l’opinione.
Chissà che questa volta che non c’è di mezzo l’Ucraina, qualcuno prenda provvedimenti con chi utilizza denaro pubblico per creare degli show invece di fare del vero giornalismo.