L’inchiesta del gruppo investigativo JIT – composto dai rappresentanti delle nazioni dei Paesi Bassi, Malesia, Australia, Belgio e Ucraina – instaurata due anni fa per verificare le cause della caduta del volo MH17, ha corroborato quanto già ampiamente documentato: un Buk russo ha causato lo schianto.
I procuratori hanno tagliato corto e hanno incolpato direttamente Mosca, la quale come al solito, ha negato qualsiasi coinvolgimento; ma per i funzionari di Kiev e altrove, i risultati di mercoledì hanno dato conferma della presenza della mano russa nel conflitto in corso in Ucraina, che conta oltre 10 mila morti, e dei suoi tentativi di confondere le indagini nell’abbattimento del volo, che ha ucciso 298 persone.
La macchina propagandistica di Mosca, mentre ancora gli esperti stavano presentando al pubblico la relazione, ha preso il volo e ha definito l’inchiesta “di parte” e, considerato che tra gli investigatori ci sono anche degli ucraini, “politicamente motivata”.
La portavoce del ministero degli esteri russo, Maria Zakharova, ha sostenuto che il ruolo ucraino nella squadra investigativa fosse determinante, ma ha anche riconosciuto come possa essere inverosimile la teoria della “possibilità di falsificare le prove per sviluppare un caso a proprio vantaggio: sembrerebbe uno scherzo crudele ! – ha sottolineato.
“Fino ad oggi, gli investigatori continuano ad ignorare le schiaccianti prove fornite dalla parte russa, nonostante il fatto che la Russia sia l’unica parte che presenta informazioni accurate e costantemente svela nuovi dati – ha aggiunto Zakharova.
Alle dichiarazioni del ministero degli esteri russo, ha risposto brevemente e seccatamente il primo vice procuratore generale ucraino, Dmytro Storozhuk
“Non siamo stati noi a raccontare come stanno i fatti. Per obiettività, abbiamo deciso che li comunichi il procuratore dei Paesi Bassi e i funzionari addetti degli altri Stati membri della squadra investigativa, di modo che nessuno possa accusare l’Ucraina di dettare il risultato di un’indagine congiunta. Quello che è stato mostrato mercoledì, costituisce solo il 3% del materiale che è a disposizione della JIT – ha spiegato Storozhuk – tra le prove inedite ci sono record incriminanti che non possiamo né rivelare né parlarne perché si potrebbe ostacolare le indagini in corso. Naturalmente, ci sono nomi specifici. L’essenza del rapporto attuale è che abbiamo dimostrato in realtà di chi è la colpa della distruzione del velivolo, e i parenti delle vittime lo hanno capito. Naturalmente, avranno domande da porre alle loro forze dell’ordine, in ordine alle misure che dovranno adottare per perseguire i responsabili”.
Il produttore dei Buk russi, Almaz-Antey, subito dopo la lettura della relazione ha tenuto una conferenza stampa in diretta per contestare le versioni degli eventi dell’indagine con un suo proprio rapporto, sostenendo che il team multinazionale avesse distorto le prove per coinvolgere Mosca.
L’indagine ha rilevato che il missile Buk è stato lanciato dalla prima periferia di Pervomayskoye, una zona in mano alle forze ibride russe in Ucraina orientale; ma Mikhail Malyshevsky, un consulente di Almaz-Antey, ha insistito che la prova non corrispondesse alla realtà: “i tre esperimenti che la nostra società ha condotto dimostrano che il Buk è stato lanciato da una zona controllata dalle forze armate di Kiev”, per poi aggiungere sommessamente, “forse il lancio del missile è stato un errore”.
L’ultima della serie delle colorite teorie su cui si basa la campagna di disinformazione del Cremlino, è quella che fa galleggiare l’idea che la CIA stia cercando d’incolpare dell’abbattimento del volo MH17 la Russia, per mettere in cattiva luce il suo forte presidente che sta surclassando in ogni campo la leadership americana.
I risultati dell’ultima indagine supportano le analisi della intelligence degli Stati Uniti e del lavoro del sito Bellingcat.com, che da due anni sta indagando sull’incidente e ha pubblicato prove del relativo coinvolgimento russo.
Il sito, gestito da giornalisti, è stato un bersaglio di hacking nel 2015. Un rapporto di mercoledì di ThreatConnect, ha trovato che gli hack sono stati perpetrati da CyberBerkut, un gruppo di hacker ucraino sospettato di avere legami con il Cremlino. Il gruppo si è infiltrato e ha deturpato il sito web di Bellingcat, ha inciso nei file di un ricercatore pubblicando i suoi dati personali on-line, tra cui la scansione del suo passaporto e delle immagini personali.
“Se la Russia è disposta ad andare su queste lunghezze d’onda per compromettere una piccola organizzazione di giornalisti e dei suoi collaboratori, pensiamo a cosa può essere disposta a fare con le principali agenzie di stampa e dei media che pubblicano articoli simili – scrive il rapporto del ThreatConnect.
Come valutato prima, sorprendentemente nessuno dubitava che dietro all’abbattimento del volo 17 della Malaysia Airlines in Ucraina ci fosse la Russia, ma una cosa non di poco conto e che la relazione evidenzia, è che una delle armi più potenti contro le attività russe, sia in Ucraina, in Siria o altrove, sia la totale radicale trasparenza che proviene dai social media e internet.
Il team dei ricercatori, oltre che dai rapporti forensi, interviste e l’intelligenzia classificata, ha attinto da materiale emerso dai segugi civili open-source – immagini da Twitter, traffico da fotocamere filmati e simili.
Tre anni fa, questi giornalisti cittadini hanno contribuito a portare alla più ampia attenzione del pubblico l’uso delle armi chimiche da parte del regime siriano; nelle ultime settimane, dimostrando che le informazioni open-source sono in grado di contrastare le dichiarazioni ufficiali russe che sostengono che il convoglio non fosse stato bersaglio di un attacco aereo, hanno anche approfondito l’attacco al convoglio degli aiuti umanitari patrocinato dalle Nazioni Unite.
La minaccia che rappresenta alla Russia e alla sua propaganda questo tipo di informazioni è esattamente il motivo per cui Mosca si sta adoperando così duramente per controllare Internet all’interno dei suoi confini e, diffondendo disinformazione nel resto del mondo attraverso la sua versione di “guerra ibrida”, attaccare in modo altrettanto aggressivo i suoi critici. Le smentite della Russia sono così sfacciate che possono assumere una qualità surreale, come quando i funzionari russi hanno sostenuto che il convoglio umanitario in Siria “avesse preso fuoco spontaneamente”.
Il modo migliore per contrastare questo tipo di dissimulazione è quello di promuovere un maggiore accesso a Internet e di mantenerlo il più libero possibile da ingerenze da parte dei governi autocratici. Le bugie possono viaggiare velocemente nell’era dell’informazione, ma se si concedono a sempre più persone i mezzi per dissotterrare le balle e rilasciare informazioni precise, alla fine il contributo sarà che la verità verrà a galla.
Nel frattempo, le conclusioni della relazione MH17 offrono un’utile lezione di come trattare con la Russia di Putin: la versione russa della verità è tutto ciò che serve agli interessi della Russia. Quindi, qualsiasi accordo con Putin, sia in Ucraina o in Siria, sarà sempre inutile senza i mezzi per poterlo imporre.