Da sempre l’analisi delle narrative russe ci aiuta a identificarne gli obiettivi strategici ed anche a prevederne le mosse. Va infatti ricordato che la cosiddetta “dottrina Gerasimov” pone la guerra ibrida in un ruolo primario anche nelle guerre cinetiche.
Analizzare cosa è cambiato nelle narrative russe pre conflitto e quelle attuali ci aiuta quindi a comprendere cosa sta accadendo e cosa potrà accadere.
Innanzitutto, non è cambiata la narrativa della denazificazione e del ritiro delle installazioni militari della NATO alla condizione pre 1997. Questo indica che gli obiettivi militari del Cremlino non sono mutati e che l’Ucraina è solo un primo tassello di un piano ben più ampio che prevede il controllo anche di Polonia, Moldova, Romania, Slovacchia e paesi Baltici.
Una curiosità riguarda la narrativa sul processo di denazificazione che in Europa è supportata dai movimenti comunisti ma anche da tutti i movimenti neonazisti e neofascisti. Se i primi potrebbero avere una giustificazione ideologica legata al passato comunista della Russia, non si comprende, se non con una forma di convincimento economico, come il Cremlino abbia portato movimenti come Casapound, Forza Nuova, AFD, Alba Dorata e via discorrendo a manifestare supporto contro la loro stessa ideologia e a saldarsi con i movimenti comunisti in tutta Europa.
In Italia la narrativa Ucraini=Nazisti si basa tutta sulle gesta del battaglione Azov. Per far si che la logistica russa presente sul territorio italiano potesse sostenere tale narrativa, è stata fatta ricircolare una foto “fotoshoppata” (già condivisa nel 2015) ed un rapporto manipolato dell’ONU nel quale si parla di 14.000 vittime nel conflitto in Donbas. Tale rapporto è infatti un sunto di tutto il conflitto e comprende perdite civili e militari di ambo i fronti in otto anni di guerra e non come viene propagandato del “genocidio del popolo del Donbas attuato da Azov”.
Va ricordato, specie a chi sui media supporta tali tesi, che il Battaglione Azov non è di ispirazione neonazista, che il suo simbolo (una I sovrapposta ad una N) non è una svastica stilizzata ma indica Idea Natsia ovvero Idea Nazione, e che se anche per assurdo fosse composto completamente da soldati di ispirazione neonazista rappresenterebbe lo 0,5% dell’esercito ucraino. Un battaglione è infatti composto da 500 – 1000 elementi, il battaglione Azov conta all’incirca 900 elementi mentre l’esercito ucraino conta 192.000 elementi esclusi i riservisti. Chi ha delle reminiscenze scolastiche di proporzioni matematiche potrà fare da sé il calcolo.
Coloro che sostengono la tesi ucraini=nazisti basandosi su Azov dovrebbero avere il coraggio di sostenere davanti alle telecamere anche la tesi che Cuneo è una città neofascista. Infatti, nella città medaglia d’oro alla resistenza, il movimento Casapound che si autodefinisce “i fascisti del terzo millennio” alle ultime elezioni ha preso 1,05% dei voti, il doppio della proporzione Azov-esercito ucraino. Se fa ridere l’affermazione che Cuneo è una città neofascista dovrebbe altrettanto far ridere l’equazione ucraini-nazisti.
Vi sono anche altri elementi che dovrebbero far riflettere i conduttori (se fossero realmente interessati a far emergere spunti di dibattito nei loro programmi) che ospitano nei loro talk show dubbi personaggi sostenitori di tali tesi. Per esempio, che l’Ucraina è l’unico paese al mondo (oltre Israele) ad avere Presidente e Primo Ministro due persone di origine ebraica, che il Rabbino Capo dell’Ucraina è ancora nella Sinagoga di Kyiv e combatte attivamente l’arrivo dei russi, che il movimento LGBT Ucraina combatte attivamente per contrastare l’arrivo dei “salvatori russi”, che su 3,5 milioni di IDPs solo 100.000 hanno deciso di sfollare verso la terra dei loro “salvatori”, che da Mariupol vengono letteralmente deportati i civili verso la Siberia attuando la pratica messa in atto da Stalin nei confronti del popolo tataro di Crimea.
Fino a qui le narrative pre conflitto che non sono cambiate. Ma è utile analizzare quali sono le nuove narrative introdotto in queste settimane, perché ci aiutano a comprendere come il conflitto si stia evolvendo.
La più evidente è la narrativa secondo cui un “pacifista” non può stare con nessuna delle due parti in conflitto e che l’invio delle armi all’Ucraina è immorale e non aiuta la pace.
Innanzitutto, questa narrativa introdotta da Mosca ci fa comprendere come preoccupi il Cremlino una ancor più coriacea difesa degli ucraini. È a tutti evidente che Golia nella quarta settimana di guerra sia in difficoltà nella guerra dei due giorni. Questo è un altro punto fondamentale, perché gli stessi che oggi spingono per il non invio di armi e propagandano come una resa di Zelenskyi sarebbe per il bene comune, sono gli stessi che prefiguravano la caduta di Kyiv in 48-72 ore.
Anche le manifestazioni nelle vie italiane, dove sono presenti in gran numero le bandiere con falce e martello le stesse presenti sui tank russi in Ucraina e dove si chiede all’Italia di non inviare armi in Ucraina, rappresentano una forma di supporto alla Russia. Tali movimenti non fanno mistero di essere anche contro la NATO, ma non hanno il coraggio di esprimere apertamente il loro sostegno alla Russia. In questo l’Italia è una Serbia che non ce l’ha fatta. Anche nel supporto alla Russia, l’Italia dimostra la sua codardia storica e la tendenza a non prendere mai una posizione precisa.
Tali personaggi infangano la memoria di chi ha dato la propria vita per lasciarci in eredità un paese libero e in pace, sono gli stessi che si oppongono a che una donna possa avere nella borsetta uno spray urticante per difendersi da un tentativo di stupro. La loro tesi è che se sei donna e un uomo ti assale perché ritiene che tu sia di sua proprietà, tu non devi difenderti ma anzi assecondarlo nelle sue voglie, perché comunque lui ha più forza di te e se non aprissi le gambe potrebbe anche picchiarti a morte. Un ragionamento barbaro che si sta facendo strada in Italia.
Altra narrativa introdotta ieri da Mosca è la presunta ingratitudine dell’Italia verso un paese amico che ha aiutato il paese durante il Covid. Va infatti ricordato che la passerella regalata dall’allora presidente del consiglio Conte alle truppe russe, non è mai stata chiarita del tutto e presenta ancor oggi molti punti oscuri. Il monito di Mosca deve quindi essere interpretato come un messaggio a taluni personaggi politici italiani di cui il Cremlino ha in mano i “kompromat”. Lo stile è quello mafioso ed è tipico del regime russo e c’è da scommettere come nei prossimi giorni i politici italiani compromessi con il Cremlino si attiveranno per contrastare tutte le azioni del governo volte a supportare l’Ucraina. A breve inizieranno anche a circolare narrative contro i profughi ucraini mettendoli a confronto con i profughi provenienti dal mediterraneo, questi ultimi saranno indicati come discriminati perché di pelle nera.
Su questo ultimo punto vale la pena sottolineare che a parte lo sciacallaggio che tale azione determina, va ricordato che dall’Ucraina stanno arrivando solo donne, bambini ed anziani. Chi è abile al combattimento rimane a difendere il suo paese.
Un ultimo punto che va ricordato è la narrativa che dovrebbe vedere il presidente Zelenskyi soccombere alla Russia per il bene di tutti.
Questa narrativa è legata al fatto che il Presidente ucraino ha surclassato in tema di comunicazione quello russo ed ogni giorno lo mette alla berlina. Per Putin, l’uomo che cavalcava a torso nudo gli orsi, essere surclassato da un saltimbanco è un affronto irricevibile. Tutti sanno che Zelenskyi era un attore e nessuno meglio di lui sa gestire la comunicazione. C’è quindi da attendersi una campagna diffamatoria nei confronti di Zelenskyi, perché questa è un’altra delle tecniche utilizzate dal Cremlino. Se non puoi contrastare qualcuno sul piano ideologico o dialettico devi colpirlo sulla sua immagine. Se distruggi la sua immagine non importerà più a nessuno se ciò che fa è giusto o meno. Zelenskyi non è un santo, ed ha commesso i suoi errori in passato, ma ora si sta rivelando un’ottimo Presidente in tempo di guerra ed il suo coraggio deve essergli riconosciuto.
Le narrative del Cremlino sono tutte rivolte all’Occidente, nessuna è rivolta direttamente al popolo ucraino. Questo sta a significare che il vero obiettivo di Putin è l’Europa tutta, l’Ucraina è solo un trigger, uno step necessario per un piano molto più ampio. L’intento è quello di dividere ulteriormente dall’interno gli stati europei in attesa dello scontro cinetico. Quando questo avverrà, la scommessa di Putin è che l’immagine di alleanza granitica si scioglierà come neve al sole e nel suo gioco basato sul prometeanesimo, alzando sempre più la posta, i partecipanti al tavolo da poker si alzeranno uno dopo l’altro dandogli la possibilità di vincere la mano.
La guerra in Europa è già iniziata da tempo, qualcuno non se né accorto o forse l’ha sottovalutata. I nemici sono tra noi e stanno combattendo ogni giorno su tutti i media e nelle piazze italiane. Coloro che parlano di libertà di pensiero, confondono la libertà ad esprimere le proprie opinioni con la propaganda volta a disinformare coscientemente ed andrebbe ricordato loro che in Italia, per esempio, propagandare tesi volte a negare l’olocausto o a ricostituire il partito fascista, costituiscono reato. La libertà di pensiero termina quando si dimostra che si sta scientemente diffondendo una notizia falsa come quella su Azov. È la guerra ibrida che prelude spesso la guerra cinetica.