Di Taras Kuzio, per StopFake
L’Occidente ha capito l’importanza della guerra dell’informazione russa e della relativa disinformazione come aspetto strategico della guerra ibrida del Cremlino solo dopo la crisi del 2014, quando ha mobilitato il nazionalismo imperialistico e il separatismo in Crimea e nel Donbass, e ha fornito alla Russia forze per procura che avrebbero aiutato il suo esercito invasore. Ma ci sono voluti altri otto anni e l’invasione russa dell’Ucraina, affinché le democrazie occidentali le vietassero, dopo aver finalmente capito la natura maligna dei mezzi di propaganda russi come RT, Sputnik e altri nel fomentare l’instabilità politica, il separatismo e la violenza.
Le due donne più note, e radicali, che appaiono sui canali televisivi di propaganda russa sono Olga Skabeyeva e Margarita Simonyan, quest’ultima nata in una famiglia armena e divenuta capo di RT e Sputnik all’età di soli 25 anni. Entrambe sono state descritte come le “bambole di ferro delle TV di [Vladimir] Putin”.’
Skabeyeva e Simonyan sono state sanzionate dall’UE per “azioni e politiche che minano l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina”. Simonyan “è una figura centrale della propaganda del governo [russo]”, ha affermato l’UE, che “ha promosso un atteggiamento positivo nei confronti dell’annessione della Crimea e delle azioni dei separatisti del Donbass”.
Simonyan non è psicologicamente squilibrata: è una nazionalista imperialista russa e una nazionalista armena.
Simonyan è anche una razzista, come si è visto quando nel novembre del 2020 ha sostenuto su RT un video TV che mostrava il suo compagno e presentatore televisivo Tigran Keosayan, che insieme a un’attrice con la faccia truccata di nero raffigurante l’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama, con scherno lo descrivevano come un ignorante, un analfabeta non all’altezza della presidenza degli Stati Uniti e certamente più adatto a fare il cantante rap.
Simonyan non è una cinica, lei crede alla propaganda e alla disinformazione russa che sgorgano dalle sue stesse labbra. La domanda più grande da porsi è perché gli armeni in Armenia, così come la loro diaspora, non criticano la loro connazionale che scredita il loro paese con strampalate dichiarazioni militariste?
Dovremmo forse intendere tale mutismo, così simile al silenzio del popolo russo, come un sostegno all’invasione russa dell’Ucraina? In altre parole, il silenzio degli armeni è anche un segno di approvazione per le stravaganti e aggressive dichiarazioni della Simonyan?
Simonyan, come molti altri nelle élite russe, mostra il suo complesso di inferiorità nei confronti dell’Occidente quando si lamenta di come i leader occidentali non comprendano la Russia. “Molti di loro non riescono a distinguere tra borsch e shashlik”, il che, spiega Simonyan, li ha resi incapaci di trattare con Putin. “Hanno ottenuto l’esatto contrario di ciò che volevano. Non ne capiscono il pensiero. E non comprendendolo, non sono in grado di prevederne la reazione.’
Sono innumerevoli gli esperti, i programmi di approfondimento, i giornali europei e statunitensi, gli accademici e i think tank che si occupano di Russia e di Eurasia.
Mentre non ci sono esperti sull’Ucraina e sugli altri paesi dell’ex Unione Sovietica né a Mosca né nel resto della Russia. Uno dei principali fattori per cui l’invasione russa dell’Ucraina è fallita è perché nessuno a Mosca comprende quel paese e lo interpreta solo attraverso i miti e gli stereotipi nazionalisti imperiali del diciannovesimo secolo. A marzo, Simonyan ha detto con orrore che “una parte considerevole del popolo ucraino si è rivelata inghiottita dalla follia del nazismo”, affermazione che decodificata, significa che la Russia aveva sbagliato i calcoli quando credeva che i Piccoli Russi avrebbero salutato e accolto le truppe russe come “liberatori”.
Simonyan cerca di fare dichiarazioni eccentriche in ogni occasione possibile. Di seguito sono riportati dodici argomenti che Simonyan, tramite RT e Sputnik che controlla, sono stati divulgati a nome del Cremlino. Come si può ben notare, le sue dichiarazioni e opinioni molto spesso supportano la guerra genocida della Russia contro l’Ucraina.
In primo luogo, Simonyan sostiene la dittatura totalitaria e la censura dei media russi. Simonyan ha sostenuto con forza l’esclusione dei social media occidentali dall’Internet russo, perché sono “uno strumento di guerra contro la Russia”. Simonyan sostiene la censura in Russia perché, afferma, “un grande stato non può esistere senza il controllo delle informazioni”. La sua comprensione di questi temi è a un livello di scuola elementare.
In secondo luogo, Simonyan ha sostenuto la dittatura bielorussa e ha applaudito la violenta repressione delle proteste contro i brogli elettorali. Non ha alcun problema se Alexander Lukashenka rimane al potere da presidente illegittimo. Simonyan ha applaudito quando Lukashenka ha inviato dei jet militari per intercettare un aereo di linea della RyanAir al fine di arrestare l’oppositore Roman Pratasevich. Simonyan ha detto: “Non avrei mai pensato di invidiare la Bielorussia, in alcun modo. Ma ora, in qualche modo, la invidio davvero”. Similmente, Simonyan non sostiene il cambiamento democratico nella sua nativa Armenia, sostenendo invece la propaganda del Cremlino sulle rivoluzioni colorate in Georgia, Ucraina e Armenia, che etichetta come complotti della CIA contro la Russia. Il primo ministro armeno Nikol Pashinyan, salito al potere durante la rivoluzione del 2018, è per lei un “traditore” colpevole della sconfitta dell’Armenia nella seconda guerra del Karabakh del 2020.
In terzo luogo, il suo partner Keosayan, anche lui di etnia armena, si è unito a lei per insultare il Kazakistan definendolo un altro paese fasullo, come l’Ucraina. Il Kazakistan, tradizionalmente filo-russo, li ha resi entrambi persone non grata. Ciò che fa infuriare il Cremlino, è che il Kazakistan e le altre repubbliche dell’Asia centrale non supportano la guerra della Russia contro l’Ucraina oltreché, con preoccupazione per le proprie minoranze, il sostegno che esso fornisce al separatismo.
In quarto luogo, similmente all’Armenia, Simonyan è un entusiasta sostenitrice dell’annessione russa della Crimea. Gli armeni hanno erroneamente paragonato il presunto diritto all’autodeterminazione della Crimea con quello del Karabakh dall’Azerbaigian, ignorando il fatto che il diritto internazionale definisce l’autodeterminazione come applicabile solo agli stati e non alle regioni dei paesi.
In quinto luogo, come detto, Simonyan sostiene l’annessione russa della regione azera del Karabakh. L’Armenia è stata sconfitta nella seconda guerra del Karabakh del 2020 e ha perso il controllo di quel territorio. Il controllo russo sul Karabakh è la seconda migliore opzione per Simonyan e altri nazionalisti armeni.
Sesto, i doppi standard di Simonyan sono sempre in bella vista, come quando ha condannato gli atteggiamenti degli Stati Uniti e della Turchia nei confronti del genocidio armeno del 1915 da parte dell’Impero Ottomano, sostenendo al contempo il ben documentato genocidio della Russia contro gli ucraini.
Simonyan attacca il presidente ucraino di origine ebrea Volodymyr Zelenskyy, di cui molti parenti sono vittime dell’Olocausto, per “continuare la tradizione di eroizzazione dei criminali nazisti”. Simonyan, come RT e Sputnik, disseminano il mito dell’Ucraina controllata dai “nazisti”.
Settimo punto, Simonyan ha espresso forte sostegno all’invasione russa dell’Ucraina. Ha twittato: “Questa è una usuale prova della parata, solo che quest’anno abbiamo deciso di sfilare a Kiev”. Ha ridicolizzato le proteste contro la guerra in Russia, affermando che “Se ora ti vergogni di essere russo, non preoccuparti, perché non sei russo.” Simonyan rigurgita la propaganda del Cremlino quando afferma che “Nessuno sta combattendo contro gli ucraini! Stiamo liberando l’Ucraina!’
Simonyan, analogamente ai fascisti russi e ai nostalgici imperialisti della Russia Bianca come Igor Girkin, chiede alla Russia di lanciare attacchi ancor più letali contro l’Ucraina. Dopo che la figlia del fascista Alexander Dugin è stata assassinata nei pressi di Mosca, Simonyan ha chiesto alla Russia di bombardare i centri nevralgici ucraini.
Per ottavo, Simonyan copre i crimini di guerra russi in Ucraina. Simonyan ha ripetutamente affermato che i medici ucraini chiedono la castrazione dei prigionieri russi e che i “nazisti” ucraini sono “pronti a strappare gli occhi ai bambini in base alla loro etnia”. Le prove raccolte dalle organizzazioni internazionali per i diritti umani hanno indicato che solo la Russia abusa dei diritti umani dei prigionieri di guerra, inclusi i raccapriccianti video pubblicati sui social media di prigionieri di guerra ucraini castrati e decapitati.
Ripetendo la disinformazione del Cremlino, Simonyan ha detto: “Nessuno sta bombardando le pacifiche città ucraine!” Il porto di Mariupol è stato completamente distrutto dai soldati russi e 50.000 civili uccisi. Simonyan ha liquidato tutte le notizie sugli attacchi russi contro i civili come fake news.
Questo crimine di guerra è stato del tutto ignorato da Simonyan, che ha invece affermato che sono state le forze ucraine ad attaccare i bambini di Mariupol con munizioni a grappolo vietate (dalla Convenzione di Ginevra – ndr). Eppure, nella guerra in Ucraina soltanto la Russia ha utilizzato munizioni a grappolo. Quando a Simonyan,quando le sono state mostrate fotografie di bambini uccisi a Mariupol lei ha ribattuto: “È una messa in scena allestita dai nazisti’.
Nono, Simonyan ha ammesso che la Russia ha bloccato l’esportazione di grano dall’Ucraina per creare una carestia globale come leva di pressione sull’Occidente, al fine di interrompere le sanzioni contro la Russia. Al Forum economico internazionale di San Pietroburgo di quest’anno, Simonyan ha affermato: “Tutta la nostra speranza sta nella carestia”, aggiungendo che “ora comincerà la carestia e solleveranno le sanzioni diventando nostri amici, perché si renderanno conto che è per loro indispensabile farlo”.
L’uso del cibo come arma segue la scia dell’Holodomor (omicidio per carestia) di Stalin in Ucraina che uccise quattro milioni di ucraini. L’ex ambasciatore degli Stati Uniti in Russia Michael McFaul, ora alla Stanford University, ha commentato: “Facciamoli morire di fame finché non accetteranno di essere nostri amici […] E’ una persona così piacevole.. E poi i russi si chiedono perché nessuno li rispetta!”.
Decimo punto, Simonyan ha richiesto attacchi russi ai trasporti di forniture militari NATO all’Ucraina. La Russia dovrebbe, ha detto Simonyan, “abbattere gli aerei che trasportano materiale militare, affondare le navi che lo trasportano dall’Inghilterra e distruggere gli aeroporti nei paesi NATO dove questi aerei atterrano”.
Undicesimo, Simonyan è un entusiasta sostenitrice del tentativo di Putin di ribaltare l’ordine mondiale liberale. “Non capisco come si abbia il coraggio di pensare di essere migliore di chiunque altro nel gestire il mondo, e di stabilire chi sia marginale nel mondo e chi no. Hai commesso così tanti errori, hai iniziato così tante guerre negli ultimi anni, hai distrutto così tante vite, ucciso così tante persone, creato così tanti problemi”. Agli occhi di Simonyan, la Russia è impeccabile e innocente, non avendo mai e poi mai iniziato una guerra imperialista, come in Ucraina, che poi non è un’invasione, ma una cosiddetta “operazione militare speciale” peraltro provocata dall’Ucraina, dagli Stati Uniti e dalla NATO.
Infine, e stranamente, Simonyan è una entusiasta sostenitrice dello scoppio della terza guerra mondiale. Sostiene che la Russia sia già in guerra con la NATO. Simonyan ha infatti affermato: “Personalmente, penso che l’epilogo più realistico sia la Terza Guerra Mondiale, conoscendo noi russi e il nostro leader Vladimir Vladimirovich Putin, sapendo come tutto funziona qui, è impossibile − non c’è altra possibilità − che noi ci arrenderemo… Un giorno moriremo tutti’
I cittadini occidentali dei paesi democratici, compresi i membri della diaspora armena in Nord America e in Europa, dovrebbero fermamente condannare Simonyan, RT e Sputnik, per aver seguito le peggiori tradizioni della propaganda stalinista e nazista.
Taras Kuzio è professore presso il Dipartimento di Scienze Politiche della Mohyla Academy, Università Statale di Kiev.