Un interessante articolo pubblicato recentemente dall’Ukraine Crisis Media Center non può non riportarci ad un parallelo con l’odierna politica italiana. Nell’articolo si discute del rapporto politica-giornalismo e di come esso stia cambiando negli ultimi anni.
Studiare il caso ucraino anche in questo settore può essere di aiuto per gli italiani. Va ricordato infatti che in questi ultimi sei anni l’Ucraina è stato una specie di grande poligono ove testare le nuove armi della guerra informativa e di manipolazione delle masse.
In Italia (come in Ucraina) il giornalismo è sempre stato bistrattato dalle cosiddette “forze antisistema” ed il Movimento 5 Stelle di Casaleggio è quello che più ha maltrattato i giornalisti. Va infatti ricordato che all’inizio vi era addirittura il divieto di partecipare a talk televisivi (per i neoletti deputati grillini) o parlare con i giornalisti. Di Battista parlò di “Pennivendoli puttane” meno di un anno fa.
Il motivo sembra chiaro, la Casaleggio è una società di comunicazione e vuole gestire direttamente le narrative senza alcuna intermediazione di un giornalista il quale potrebbe fare domande scomode o alle quali il malcapitato grillino di turno non sarebbe in grado di rispondere.
In Ucraina è nato recentemente un partito con le sembianze del M5S 2.0, una versione aggiornata e più potente ma con le stesse basi ideologiche. Se da una parte in Ucraina i media tradizionali lottano per essere indipendenti dagli oligarchi, le nuove autorità ucraine con a capo il neo Presidente Zelenskyi mettono in dubbio la necessità dell’esistenza del “quarto potere” in un’epoca di tecnologie digitali. Il Presidente e la sua forza politica affermano che possono comunicare con la società direttamente senza l’intermediazione dei media
Le relazioni fra il giornalismo ucraino e le autorità non sono mai state facili. All’alba della storia moderna dell’Ucraina è stato ucciso il giornalista indipendente Georgiy Gongadze, la maggior parte dei canali televisivi continua ad essere controllata dagli oligarchi, ma allo stesso tempo negli ultimi 15 anni il settore mediatico si è evoluto con redazioni alla ricerca di una linea editoriale che restino indipendenti dagli interessi dei proprietari.
L’attuale Presidente Volodymyr Zelenskyi, durante la campagna elettorale, ha scelto la strategia di “comunicazione diretta” con gli elettori. Quasi non non ha concesso interviste ai media ucraini, appellandosi invece alla società attraverso le reti sociali come Facebook e Instagram. Il format di comunicazione più usato è stato il video. L’assenza di domande puntuali e scomode da parte di giornalisti e di esperti, ha consentito al neo politico di formulare i propri messaggi con comodi monologhi.
Nonostante la nuova formazione politica abbia affermato diverse volte che “non ha quasi usato la televisione” durante la campagna elettorale, tale affermazione non corrisponde al vero, in quanto il fenomeno di Zelenskyi è interamente televisivo, e questo è comprensibile perchè ancora oggi la TV rappresente il primo canale di informazione per oltre il 70% della popolazione. La sua popolarità è esattamente dovuta alla continua presenza in televisione da diversi anni. Durante la campagna elettorale e anche nelle giornate del silenzio elettorale gli spettacoli di intrattenimento con Zelenskyi attore sono stati trasmessi dal canale TV “1+1”.
Un’altra novità nelle relazioni fra le autorità e i media sta nel fatto che i media non possono ottenere interviste o commenti, se non in determinate situazioni, anche abbastanza irrituali. Un esempio calzante è la prima intervista esclusiva di Volodymyr Zelenskyi rilasciata ai giornalisti ucraini fra il primo turno delle elezioni presidenziali e il ballottaggio. L’intervista al giornalista dell’agenzia “RBK Ucraina” Vlad Krasinskyi non è avvenuta a seguito di una richiesta della testata ma perché Zelenskyi ha definito le condizioni sulla base delle quali l’avrebbe concessa, ovvero l’allora candidato Presidente ha perso una partita di tennis contro il giornalista Vlad Krasinskyi.
“Forse i giornalisti professionisti devono prepararsi per i concorsi, i flash mob, le partite a tennis in cui possono vincere delle interviste a Zelenskyi,” ha ironizzato Oksana Romanyuk dell’organizzazione Institute of Mass Information in un suo commento al “Telekrytyka” nell’aprile 2019.
Nel gennaio 2019 i giornalisti investigativi del programma “Schemy” (gli schemi) hanno preparato un’indagine giornalistica relativa al business della produzione cinematografica di Zelenskyi in Russia, ancora in attività mentre Zelenskyi affermava che l’aveva chiusa sin dall’inizio della guerra russo-ucraina.
Cercando di avere un commento di Zelenskyi a questo proposito, i giornalisti hanno incontrato lo showman vicino al suo ufficio. Nel tentare di fare delle domande a Zelenskyi, il comico ha reagito in modo acceso senza fornire poi alcuna risposta. “Fissiamo un appuntamento, perché non volete incontrarci come la gente normale, come i giornalisti normali?” ha detto Zelenskyi. Dopo che il giornalista ha continuato a insistere per un’intervista di due minuti, Zelenskyi ha detto: “Non vi devo niente. Devo solo ai miei genitori. Non mi piace il formato della nostra conversazione.”
La sua frase è diventata virale e ha dimostrato l’atteggiamento del politico verso i media: non è necessario spiegare le proprie azioni al “quarto potere”. Dopo che è stato eletto Presidente ha svolto diverse conferenze stampa che “non prevedevano le domande.” (cosa tra l’altro sempre più diffusa anche in Italia)
Al Capo dell’Ufficio del Presidente, Andriy Bohdan, è stato chiesto a commentare la situazione da una giornalista di “Radio Liberty”. Bohdan ha affermato “Come ha dimostrato la nostra campagna elettorale, stiamo comunicando con la società senza gli intermediatori, senza i giornalisti,” ha detto il Capo dell’Ufficio del Presidente.”. Lo stesso Bohdan ha anche spiegato alla BBC come sono state create le liste del partito del presidente “È necessario comprendere le fonti di formazione di queste liste, da dove provengono queste persone.Una parte viene davvero da Facebook, alcune persone le abbiamo cercate su Internet: cercavamo chi è popolare in questo o in quello quartiere – lo abbiamo chiamato chiedendo: “Vuoi venire da noi? Domani porta i documenti”. Una cosa da far impallidire anche il Movimento 5 Stelle che certo non eccelle nella formazione politica dei suoi aderenti.
La direzione del partito “Il servitore del popolo” ha lanciato un appello ai giornalisti affinché evitino “valutazioni soggettive”. “In quanto dopo esser pubblicate ufficialmente nei media, diventano elemento che genera atteggiamenti preventivi verso politici che non hanno ancora avuto modo di iniziare il loro incarico da parlamentari.”