Viviamo giorni pericolosi, giorni che potrebbero segnare un radicale cambiamento delle nostre vite. Non parliamo di terrorismo, che già ha cambiato parte delle nostre abitudini, ma di eventi globali che potrebbero portare l’umanità a confrontarsi con esperienze quasi del tutto inesplorate.
In Italia quasi nessuno pone la dovuta attenzione sugli eventi geopolitici di queste settimane, i palinsesti televisivi danno la notizia di quanto sta avvenendo in Corea solo come terza o quarta notizia, preferendo informare l’utenza con notizie di secondaria importanza, ed anche sui giornali si preferisce la politica e la cronaca interna piuttosto che quella estera.
Ieri durante i servizi andati in onda nei TG relativi alla crisi coreana, tutti i commentatori hanno riportato le parole del Presidente russo Vladimir Putin, il quale ammoniva l’umanità che un escalation militare avrebbe conseguenze catastrofiche per il pianeta. Lo stesso Presidente ha anche ammesso che le truppe russe sono presenti nel Donbas ucraino, ma questa parte del discorso è stata omessa.
Presentare Putin come novello candidato al Premio Nobel per la Pace suona come una barzelletta, sentire dalla sua voce che bisogna evitare escalation militari quando lui stesso da quasi venti anni ha impegnato la Russia in conflitti militari in giro per il globo è abbastanza ridicolo. Si tratta ovviamente di un’uscita ad effetto che è parte di quella propaganda che fa presa sulla gente comune. E’ la narrativa che propone la Russia come peacemaker, anche laddove è proprio la Russia ad aver scatenato la guerra, vedi l’Ucraina. Ricorda molto i pompieri che appiccano il fuoco per poi essere chiamati a spegnerlo.
Sembra quindi inutile ricordare che la prima guerra in Cecenia fu molto probabilmente avviata dopo un “auto attentato” orchestrato da FSB a cui poi seguì una seconda guerra. Nel ventennio di Putin ricordiamo anche la guerra in Georgia, l’annessione di Abkhazia ed Ossezia, la guerra in Ucraina tuttora in corso, la guerra in Siria dove l’aviazione russa si è distinta per la precisione dei bombardamenti sugli ospedali e sui civili. Inoltre la Russia oltre ad essere alleata con la Siria di Assad è anche alleata dell’Iran, del Venezuela di Maduro e della Corea del Nord… c’è di che star tranquilli sulla vocazione “pacifista” del Cremlino.
Nelle dichiarazioni di Putin, omesse dall’informazione italiana, è utile sottolineare il fatto che abbia implicitamente ammesso di fornire armi ai separatisti del Donbas “The self-declared (pro-Russian) republics (in eastern Ukraine) have enough weapons, including ones captured from the other side” rifornendogli quelle in eccesso rispetto al cosiddetto “bottino di guerra”
Nella stessa intervista il Presidente russo fa intendere intendere che se all’Ucraina venissero fornite armi difensive da parte degli Stati Uniti questo comporterebbe automaticamente l’apertura di “nuovi fronti di guerra”. In questa frase vi è l’implicita ammissione che sono già presenti fronti di guerra in ucraina che vedono coinvolta la Russia e allo stesso tempo una minaccia di estendere il conflitto.
Infine la notizia che manca dal nostro palinsesto informativo (se escludiamo Sputnik che titola “l’Europa trema di fronte alle terribili esercitazioni russe” ma in Italia non sanno neanche che Zapad esiste), riguarda le prossime esercitazioni russe denominate “Zapad 2017”. La cosa strana è che quando l’Italia inviò 140 soldati in Estonia per rafforzare il contingente NATO formato circa da 5.000 uomini, in Italia la notizia raggiunse le prime pagine di tutte i giornali con i 5 stelle e Salvini che parlavano di “provocazione” nei confronti della Russia.
Oggi per Zapad 2017 la Russia ha movimentato circa 100.000 uomini in esercitazioni “non difensive” ma Offensive, cioè esercitazioni volte non ad arginare un’invasione da parte della NATO ma a simulare l’invasione di paesi vicini e nonostante questo nessuno ne parla. La versione ufficiale del Ministero della Difesa russo è che queste esercitazioni sono studiate in funzione anti terrorismo, ma anche questa dichiarazione sembra inverosimile. Si tratta delle più grandi esercitazioni mai messe in atto, specie se si confrontano i numeri con le precedenti edizioni ove venivano coinvolti 15.000 soldati. Il documento di Vienna vorrebbe che tutti gli Stati che effettuano esercitazioni militari con più di 13.000 uomini siano soggette ad ispezioni da parte di terzi, ma ovviamente la Russia ha dichiarato che saranno utilizzati solo 12.500 uomini.
Ieri sui siti online campeggiava la “breaking news” riguardo la Corea del Nord che aveva spostato un missile ICBM verso la costa, contemporaneamente nessuno ha mai posto l’attenzione sui 128 missili ICBM che la Russia ha spostato al confine con Polonia e Paesi Baltici per queste esercitazioni.
Gli analisti militari della NATO hanno fatto trapelare che se la Russia dovesse decidere durante queste esercitazioni di invadere dei paesi limitrofi la risposta della NATO sarebbe insufficiente e comunque tardiva, ci si troverebbe di fronte ad un blitzkrieg e poco si potrebbe fare (scenario Crimea). Tale scenario avrebbe anche la capacità di far precipitare la NATO in una crisi profonda di inaffidabilità ed in breve tutto lo scacchiere occidentale si dovrebbe riposizionare.
Fantapolitica ? Gli esperti sostengono di no, si potrebbero infatti verificare le condizioni della cosiddetta “tempesta perfetta”, ovvero uno scontro militare tra USA e Corea del Nord che di fatto oscurerebbe mediaticamente un blitzkrieg russo nei paesi del nord oppure un’invasione massiccia dell’Ucraina. Una finestra ideale che metterebbe i paesi europei di fronte al fatto compiuto senza alcuna possibilità di risposta.
Tornando alla politica italiana risulta evidente che i problemi del mediterraneo visti dai Baltici o dalla Polonia sono poca cosa contro il rischio di essere invasi e di trovarsi all’indomani di una guerra che potrebbe fare centinaia di migliaia di morti. Questo è ancora uno dei punti deboli di questa Unione Europea molto poco unita, fatta di personalismi e di interessi locali. Ognuno guarda al giardino di casa propria, non rendendosi conto che i missili balistici in Bielorussia o a Kalinigrad potrebbero colpire tranquillamente le nostre certezze. Un’Europa ideale si dovrebbe porre come un monolite di fronte entrambi i problemi, sia quello dell’immigrazione sia quello della minaccia russa, perchè negli “Stati Uniti d’Europa” i problemi di Lampedusa dovrebbero valere quanto i problemi di Vilnius.
Non rimane che aspettare le prossime settimane nella speranza di essere ricordati come “Cassandre” e non invece di trovarci nella condizione di scrivere “ve lo avevamo detto“. Zapad 2017 inizierà il 14 settembre ed in teoria dovrebbe terminare il 20 dello stesso mese.
Mauro Voerzio