La rivista italiana eastjournal ha pubblicato una intervista al giornalista italiano Andrea Sceresini. In tale intervista viene presentato l’ultimo reportage effettuato dallo stesso Sceresini in collaborazione con Lorenzo Giroffi e Alfredo Bosco. Il reportage è stato commissionato con la formula del crowfunding in seno al progetto “gli occhi della guerra” del “Il Giornale” di proprietà della famiglia Berlusconi.
Nell’articolo si propone la visione unica proveniente dai territori occupati dai miliziani e dalle truppe regolari russe che attualmente occupano una piccola parte della regione ucraina del Donbass.
Nell’intervista Sceresini sostiene che “L’UE non agisce.” e “L’esistenza stessa di questo conflitto dimostra come l’UE non sia stata in grado, nel corso di due anni, di fare qualcosa di concreto per evitare che a due passi dai propri confini si verificasse un simile macello”
Nessuna menzione invece sul fatto che gli osservatori OSCE vengono quotidianamente bloccate dalle milizie terroristiche durante le loro operazioni di monitoraggio o addirittura prese a fucilate. Nessuna menzione del fatto che nel mese di luglio si è registrato il più alto numero di morti e feriti (oltre 200) da un anno a questa parte tra i militari ucraini.
Sempre nell’intervista viene riportato “Le uniche eccezioni sono rappresentate dalle contrapposte propagande, filo-russa e filo-ucraina, che anche da noi hanno una certa eco. In questo caso, ovviamente, i fatti vengono distorti a seconda della bisogna.”
In realtà è spesso successo che i fatto fossero stati distorti da questo giornalista che nei suoi reportage ha sempre riportato una visione personalizzata degli eventi senza mai citare dei dati o delle fonti ufficiali. Si parla infatti anche in questo reportage di vittime civili, di migliaia di bombe che cadono quotidianamente ma mai un dato oggettivo sul quale ci si possa confrontare.
Nel video il giornalista si lamenta di essere stato bannato dalle autorità ucraine e che gli è stato vietato l’ingresso nel Paese. A tal proposito va fatto notare che tale precauzione non è stata presa dall’Ucraina come misura “bavaglio della stampa” ma bensì come precauzione per la sicurezza nazionale e dell’integrità dei militari ucraini al fronte. Infatti Sceresini ha da tempo intessuto una serie di relazioni amicali / professionali con alcuni mercenari italiani presenti nel Donbass tra le milizie terroristiche. A Marzo avevano intervistato alcuni di loro ed anche in questo loro ultimo viaggio sono stati in compagnia di un altro foreign fighter italiano che ha pubblicato sul suo profilo una foto molto simile a quella pubblicata nel servizio.
Si presume pertanto che Massimiliano Cavalieri sia ancora a Donestk nella prima linea e stia continuando il suo mercimonio (uccide per soldi) e sia stato in contatto con la troupe italiana.
Gli stessi sono stati autori di un’altro reportage analizzato anche su StopFake dall’esperto italiano di Ucrainistica Massimiliano Di Pasquale. Sceresini è stato anche autore di una intervista (13 marzo 2015) sul controverso personaggio “Givi”, un criminale di guerra su cui pende una richiesta di incriminazione all’AIA per crimini di guerra che era stato accostato a “George Clooney” per poi successivamente (5 maggio 2016) correggere il tiro in un articolo pubblicato sempre sul Giornale della famiglia Berlusconi definendolo più blandamente “Rommel” (nella seguente tabella è il numero 136)
Queste sono alcune delle motivazioni che hanno portato le autorità ucraine a pensare che Sceresini ed i suoi collaboratori non siano completamente obiettivi e non rispettino i canoni della deontologia professionale del giornalismo e pertanto vietargli l’ingresso nel Paese per motivi di sicurezza nazionale.
Da sottolineare che nel servizio video viene riproposta la retorica degli ucraini nazisti con riferimento a Pravi Sektor senza aver alcun riscontro in quanto per stessa ammissione del giornalista italiano, egli non può visitare le linee ucraine.
Attendiamo fiduciosi a breve nuovo materiale da questi giornalisti, utile agli scopi della nostra testata.