“Sono passate ormai alcune settimane dall’arresto di Vitalij Markiv, volontario e comandante di uno dei battaglioni punitivi”
In questa prima frase, composta di poche parole, sono già presenti due falsi oggettivi (difficile fare meglio in così poco spazio) “comandante” (Vitaly Markiv non era un comandante) “battaglioni punitivi” (non esistono battaglioni punitivi)
Inizia così l’ennesimo articolo fake di uno dei collaboratori della rivista Limes. Probabilmente in un lapsus freudiano Maurizio Vezzosi utilizza l’immagine di Goebbles per intrudurre l’articolo, personaggio tristemente famoso per l’utilizzo criminale della propaganda e della disinformazione.
Nello stesso paragrafo abbiamo la seconda notizia falsa “L’arresto di Markiv ha compromesso la già scarsa lucidità del governo ucraino, furioso di fronte al fatto che gli amici – o presunti amici – italiani abbiano addirittura osato mettere in stato di arresto un “eroe nazionale” come Markiv.” Le autorità ucraine hanno espresso completa fiducia nelle istituzioni italiane, al punto che l’avvocato di Markiv non ha richiesto la revoca della custodia in carcere in quanto è sicuro che a settembre all’apertura del processo sarà la stessa auorità giudicante a revocarle perchè si renderà conto dell’inconsistenza delle prove a suo carico.
“ma che addirittura dicesse a chiare lettere che le indagini sono state ostacolate da queste ultime” Non risulta che la Procura di Pavia abbia fatto dichiararzioni in tal senso.
Poi cita una fonte sconosciuta come il “Volga Kommersant” a supporto delle sue tesi.
“La sommatoria di questi eventi, peraltro in un lasso di tempo assai ridotto, ha scatenato il livore dell’elite golpista di Kiev, che non ha mancato di indirizzare verso l’Italia delle prevedibili risposte” Anche qui troviamo una delle keyword che compongono tutti gli articoli della propaganda russa (sono scritti secondo uno schema nel quale sono contenute delle keywords che devono essere ripetute ogni volta), ampiamente sconfessate da anni, ma come sappiamo ci sono persone che sostengono che la terra è piatta e che Elvis Presley vive ancora nel Pacifico, pertanto inutile discutere su questo.
“Kiev chiede l’estradizione per processare per terrorismo chiunque” Questa è un’altra affermazione falsa KYIV NON HA MAI CHIESTO L’ESTRADIZIONE DI ALCUNO ed infatti Vezzosi non cita nemmeno un nome. Come però vedremo in seguito questa frase ha un senso nascosto, un mettere le mani avanti.
Questa frase si commenta da se “banca dati dei presunti nemici dell’Ucraina a disposizione di scribacchini, diffamatori e macellai neonazisti” e meno male che Vezzosi è un collaboratore di LIMES, rivista di geopolitica una volta considerata autorevole.
Poi spara un nome “Dmitrij Sneghirev ad esempio, è una voce autorevole dell’apparato ucraino” ben sapendo che chi legge non si porrà il dubbio di verificare. In realtà Dmitrij Sneghirev (che secondo Vezzosi è una sorta di vice Presidente dell’Ucraina) non è affatto un personaggio di primo piano (chi scrive ad esempio manco lo conosceva)
Poi cita un’altra semisconosciuta “Diana Makarova, personaggio di spicco delle bande neonaziste ucraine” ovviamente con la solita keyword del nazismo, di questo passo Vezzosi arriverà a dare del neonazista anche al Vescovo Bohdan.
“Diana Makarova, evidentemente non soddisfatta dell’operato del camerata Sneghirev” andrebbe fatto notare a Vezzosi che il termine “camerata” in Ucraina è quasi del tutto sconosciuto mentre viene utilizzato da alcuni italiani che lui difende come ad esempio Andrea Palmeri ed altri sostenitori di Novorossia come Roberto Fiore di Forza Nuova. Guardare un pò a casa propria non farebbe male, almeno per onestà intellettuale.
Ma è questo il punto che conferma quanto sopra richiamato “Chi scrive, un giornalista che considerando il fervore con cui viene attaccato può dirsi assai fastidioso per la cricca di Poroshenko, si trasforma in un “mercenario” ed in un “terrorista” in combutta con un gruppo di duginiani (!) francesi e viene accostato intenzionalmente anche ai nomi di altri personaggi – non sempre illustri – sui quali, come il lettore potrà osservare, campeggia il nome di Matteo Salvini.”
Ora sembra quasi che questo articolo sia un modo di anticipare, ma allo stesso tempo confermare, i rumors che giungono dall’Ucraina e cioè un’indagine su una fitta rete di supporto e coperture che alcuni personaggi italiani starebbero fornendo al piccolo esercito di mercenari e latitanti italiani che stanno combattendo tra le fire irregolari delle milizie di Donetsk. Siamo sicuri che come nel caso Markiv, se si concretizzerà anche un indagine a carico della struttura logistica che vede coinvolti latitanti di estrema destra e elementi del mondo anarchico insurrezionale italiano, la magistratura saprà fare il suo giusto corso senza essere minimamente influenzata dalla propaganda di qualsiasi parte.