La disinformazione comincia ad apparire nei dizionari inglesi negli anni ’80, ma è utilizzata massicciamente in diversi paesi del mondo da molto più tempo. Intorno agli anni ’20, i russi l’hanno resa popolare, usandola come un’arma tattica per diffondere informazioni false e ingannare le persone. Questa non deve essere confusa con la MISINFORMATION, cioè un’informazione che è involontariamente falsa; la disinformazione è deliberatamente falsa.
Per costituire una valida campagna di disinformazione (oltre ad aver costituito prima una catena logistica di diffusione) si utilizzano essenzialmente quattro metodologie, il cosiddetto approccio 4D della disinformazione, dove l’obiettivo è quello di avere delle persone con un alto stato emozionale ed al contempo confuse, condizioni che facilitano alla lunga l’abbandono delle stesse al dibattito e al confronto.
La prima D, DISMISS (che in italiano si può tradurre come evitare, respingere, mettere da parte, non dare importanza). Il “dismiss” è un po come negare, ma allo stesso tempo non è una chiara dichiarazione di innocenza. Si tratta di far apparire un’accusa come un qualcosa di poco serio. Si utilizza quando si vuole sminuire un qualcosa e si risponde che a una tale affermazione non vale la pena fornire una risposta. Perché negare completamente quando si può nascondere sotto il tappeto la questione ? Di solito il DISMISS rappresenta la prima reazione ad un rapporto negativo o ad un commento, la reazione è quella di respingerlo o, a volte, negare le accuse sul terreno anche denigranando colui che le fa.
La seconda D è DISTORT (distorcere i fatti) La distorsione avviene quando ci sono prove che dimostrano una colpa e il disinformatore crea a sua volta nuove prove che distorcono le prove originali, mettendo in discussione la colpa. In altre parole è l’atto di inventare “fatti” per distorcere la verità. Un caso eclatante degli ultimi anni sono state le prove create artificiosamente da parte della Russia nel caso dell’abbattimento del volo Malesyan Airline MH17.
La terza D è DISTRACT (distrarre) La distrazione è quando si utilizzano contromisure o qualcosa del tutto non correlato all’affermazione originale per distrarre il pubblico dalla questione oggetto del dibattito.
La quarta D è DISMAY (mettere a disagio) Mettere a disagio è l’atto con cui si usano minacce verbali, fisiche per causare ansia o spaventare chi accusa. Pensiamo restando al caso russo di quando la russia minaccia ritorsioni se uno Stato fa delle dichiarazioni a favore dell’Ucraina
Da notare che questo tipo di approccio in realtà non nega quasi mai totalmente un’accusa, ma crea delle verità alternative permettendo a chi sfrutta tale tecnica di camminare su un crinale molto stretto in una zona grigia tra colpevolezza ed innocenza.
In Italia questa tecnica sembra ad oggi essere utilizzata solo in campo politico ed in particolare dal Movimento 5 Stelle del comico Beppe Grillo. Se si analizzano i comportamenti dei politici grillini si rileverà che spesso quando sono sotto attacco rispondono con l’approccio 4d. Forse la maggior differenza rispetto la macchina disinformativa russa sta nel fatto che nel mondo cinque stelle sono gli stessi “grillini” a subire il lavaggio del cervello da loro prodotto, un corto circuito che li trasporta in una realtà parallela da cui sembra non riescano più ad uscirne per tornare in contatto con il mondo reale.
Qualcuno ha fatto notare come il reato più comune dei politici del Movimento cinque stelle sia il reato di “FALSO”, un reato che probabilmente non deriva da comportamenti dolosi ma figlio di quel mondo parallelo costruito dalla loro stessa disinformazione di cui loro ne sono allo stesso tempo artefici e prigionieri.
La disinformazione ha come compito principale quello di creare mondi alternativi ma è una pratica che deve essere gestita da mani sapienti in grado si di influenzare le masse, ma allo stesso tempo di fornire gli antidoti a chi la diffonde. Per fare un parallelo è un pò come il rapporto che intercorre tra lo spacciatore e il tossicodipendente, se il primo non si limita a vendere ma ne fa uso immancabilmente diventerà a sua volta un tossicodipendente arrivando a non delimitare più chiaramente i due ruoli.
La Sindaca Appendino che dichiara di essere andata in Procura a Torino per “una chiaccherata” quando invece si trattava di un interrogatorio, dimostra un totale distacco dalla realtà ma allo stesso tempo di essere perfettamente integrata in un mondo parallelo dove si può dire tutto e il contrario di tutto, quel mondo in cui vivono oramai la maggior parte delle persone che non credono più in nulla, che guarda a caso è proprio l’obiettivo della disinformazione… confondere le persone sino a che penseranno che in un marasma generale è meglio astenersi.
Mauro Voerzio