Il social network illustra la strategia per impedire manipolazioni e ridurre interferenze esterne in vista del voto di fine maggio. Un impegno possente, che richiede investimenti ingenti in tempo, tecnologie, persone: ma basterà?
“Le elezioni europee sono per Facebook una sfida molto complessa”, dice Nick Clegg, vicepresidente per gli affari globali e la comunicazione, che ascoltiamo in teleconferenza insieme con altre testate europee. “Ma rappresentano anche una delle operazioni più sofisticate che abbiamo mai messo in piedi per fronteggiare la disinformazione, combattere l’hate speech e prevenire le interferenze straniere”.
Il social network conta su quasi 40 team che lavorano alle elezioni sulle varie piattaforme (ci sono anche Instagram, Messenger, Whatsapp). A Dublino è nato un nuovo centro operativo per le elezioni, pensato per coordinare gli addetti locali e reagire immediatamente a eventuali situazioni critiche, cui si aggiungono la collaborazione con 21 organizzazioni di fact checking nella UE, che operano in 14 lingue. “Un passo avanti significativo, che ci mette in una posizione più forte rispetto ad altri social network”, dice Clegg.
Lo ha riconosciuto la stessa Comunità Europea, in un recente documento: “È deplorevole che Google e Twitter non abbiano ancora segnalato ulteriori progressi in merito alla trasparenza della pubblicità basata sui temi caldi, vale a dire questioni oggetto di importanti dibattiti durante le elezioni”, hanno scritto i Commissari.
Facebook pare aver fatto di meglio, in effetti: “Molte persone hanno interesse ad ottenere informazioni sugli annunci delle campagne politiche. Queste informazioni sono particolarmente utili per i regolatori elettorali e i gruppi di vigilanza. Abbiamo costruito un nuovo strumento chiamato Ad Library per rendere più facile per tutti di scoprire gli annunci politici o pubblicare annunci su Facebook. Qui potrete vedere tutti gli annunci che sono stati classificati come relativi alla politica o problemi e li terremo nella biblioteca per sette anni. Oltre a permettere a chiunque di sfogliare e cercare nella biblioteca, stiamo espandendo l’accesso alle nostre API in modo che le organizzazioni di notizie, i regolatori, i gruppi di vigilanza e le persone possono tenere gli inserzionisti e noi più responsabili”, spiega Richard Allan, vicepresidente global policy.
Azione coordinata
Per il social network è importante lavorare di concerto con giuristi, ricercatori, autorità elettorali e pubblicitari in tutta Europa per definire uno standard in base al quale distinguere cosa è propaganda politica e cosa no. “La costante collaborazione con i governi è fondamentale”, spiega Clegg, “ma le regole che disciplinano le elezioni sono i legislatori responsabili e devono essere aggiornate per riflettere la realtà delle minacce che ci troviamo ad affrontare”. E anche qui risuona un concetto espresso qualche settimana fa dal Ceo Mark Zuckerberg: la tecnologia non basta, serve che sia la politica a impegnarsi direttamente per affrontare le sfide di un mondo che cambia velocemente. E lo sa bene Clegg, che è stato prima giornalista, poi membro della Commissione Ue, quindi ha scalato il cursus honorum della politica inglese fino a diventare vice primo ministro con i liberal democratici: “Oggi il clima politico è molto diverso dal punto rispetto a 20 anni fa. Ci sono 28 paesi, 24 lingue ufficiali e tensioni mai viste”. E, come social network, Facebook deve contrastare “avversari molto aggressivi e lavorare costantemente per essere all’avanguardia”.
Ad esempio per fermare la diffusione degli account falsi. “Ogni giorno ne blocchiamo milioni, spesso al momento della creazione, prima che possano fare del male. E l’anno scorso abbiamo notevolmente migliorato le nostre difese. In primo luogo, attraverso una migliore intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico, abbiamo migliorato nel rilevare e bloccare gli account falsi creati attraverso l’automazione. Abbiamo anche creato nuovi strumenti per identificarli in modo proattivo, e accelerato la revisione manuale degli account sospetti”, spiega Samidh Chakrabarti, responsabile product management, impegno civico ed elezioni. Quanti sono? “Milioni ogni giorno”, dicono i dirigenti di Facebook, ma senza scendere in dettagli che riguardino l’Europa o che servano a capire se e come i numeri sono variati con l’avvicinarsi della scadenza elettorale. Così come non vengono rivelati i temi caldi della campagna politica, quelli su cui si scatenano le campagne di odio, e nemmeno i Pasei più coinvolti, ufficialmente per evitare che queste informazioni possano essere usate proprio da coloro che Facebook sta cercando di combattere.
Account autorizzati
“Abbiamo annunciato dozzine di comportamenti non autentici coordinati, in tutto il mondo, dall’Indonesia e le Filippine, all’India e all’Iran, al Regno Unito, alla Romania e all’Ucraina”, rivela Nathaniel Gleicher, capo della divisione cybersecurity di Facebook. “Seguiamo costantemente migliaia di indizi di potenziali attività malevole a livello globale, partendo anche da informazioni condivise con noi dalle forze dell’ordine, dai partner industriali e dai gruppi della società civile. Per noi non importa chi sono gli attori o se i loro sforzi sono focalizzati a livello nazionale o straniero: agiamo in base al loro comportamento, non in base a chi sono o a quali contenuti pubblicano”.
Alla Ue, Facebook ha riferito sul numero di account falsi disabilitati a livello globale nel primo trimestre del 2019 e comunicato di aver rimosso otto reti irregolari, originarie della Macedonia settentrionale, del Kosovo e della Russia. Nel rapporto però non è detto de queste reti fossero attrezzate per colpire anche gli utenti in Europa. Per la Commissione questo è un segnale di trasparenza ancora scarsa da parte del social network. Che però da oggi richiede espressamente a chi acquista inserzioni dall’estero di dimostrare di essere autorizzato ad operare in quel Paese.Questo non garantisce però che siano state rispettate le leggi nazionali o che i documenti non siano stati falsificati, e gli esperti del social network ne sono consapevoli. Tuttavia, precisa Chakrabarti, “stiamo iniziando a richiedere agli amministratori di pagina con grandi seguiti di abilitare l’autenticazione a due fattori per una maggiore sicurezza, e confermare la loro posizione. Queste misure aiutano a prevenire l’hacking e riducono la capacità degli amministratori di pagine straniere di promuovere contenuti civici rivolti ad un pubblico di un altro Paese”.
La lotta alla disinformazione
Sulle fake news pure c’è molto lavoro da fare, come riconosce Antonia Woodford, product manager del team che si occupa di disinformazione. “I nostri sforzi si basano su maggiori investimenti in tecnologia e persone, per ridurre le opportunità di manipolazione, pur consentendo discussioni aperte. Quello di Facebook è un approccio a tre punte: “Quando qualcosa viola le nostre politiche, possiamo rimuoverlo completamente; quando sappiamo che qualcosa può essere un problema, ma ci sono ragioni legittime perché esista su Facebook, possiamo ridurre la sua presenza utilizzando il ranking dei News Feed. E infine, possiamo informare le persone dando loro un contesto sui post che stanno vedendo nel News Feed in modo che possano decidere da soli cosa leggere, fidarsi e condividere”.
Un numero? Per le elezioni di middle term americane, la task force di Facebook ha identificato e rimosso proattivamente 45.000 post, e per il 90% dei casi non è stata nemmeno necessaria una segnalazione da parte degli utenti. Il controllo dei fatti è un’altra area che abbiamo ampliato negli ultimi mesi. Un sistema di intelligenza artificiale invia messaggi potenzialmente falsi a fact checkers esterni che li verificano e ne valutano l’accuratezza. Questo vale per link e messaggi di testo, così come foto e video.
Infine, oltre a informare le persone che hanno condiviso notizie false e a mostrare articoli di chi ha verificato i fatti e contenuti verificati, stiamo anche aiutando le persone a separare meglio la disinformazione dalle informazioni credibili. Per questo il social network ha avviato una partnership con il Forum europeo della gioventù per aiutare i giovani a individuare le notizie false online. “In Germania sosteniamo Zeit Verlag e Digibits, che educano i giovani studenti e gli insegnanti nelle scuole sulle false notizie e su come verificare i fatti, e in Polonia l’anno scorso abbiamo organizzato seminari di alfabetizzazione mediatica per gli studenti di giornalismo in cinque grandi università e abbiamo lanciato una campagna di alfabetizzazione mediatica”. All’inizio di quest’anno, l’azienda di Zuckerberg ha lanciato poi la ’Integrity & Security Initiative’ sotto la guida di BSI. L’iniziativa riunisce esperti del settore pubblico, dell’industria, tra cui Facebook, Twitter e Google, nonché scienziati di università e think tank. L’obiettivo è quello di costruire una migliore e più completa comprensione delle interferenze elettorali, contribuendo in tal modo a guidare il processo decisionale in Germania e in tutta la UE.
E l’Italia?
“Se qualcuno rappresenta nazionalisti bianchi o è una figura di odio, non può avere una presenza sulla piattaforma Facebook. E questo indipendentemente dal fatto che si faccia parte o meno di un partito politico o che si presenti alle elezioni”, dice Richard Allan, vice presidente global policy. Non parla dell’Italia, ma sembra proprio questo il caso dei candidati di Casapound, i cui profili personali sono stati chiusi dal social network qualche giorno fa. Non censura, dunque, ma rispetto delle regole, che vale anche per i politici o aspiranti tali. Tanto è vero che le rispettiva pagine ufficiali sono ancora online, da Gianluca Iannone (presidente di CasaPound) ad Andrea Bonazza (responsabile Cpi e consigliere comunale a Bolzano.
“Per aumentare la trasparenza – prosegue Allean – tutti gli annunci relativi alla politica e alle questioni politiche su Facebook e Instagram nell’UE devono essere chiaramente etichettati – compresa la dicitura “a pagamento” da parte dell’inserzionista in cima all’annuncio. Ciò significa che è possibile vedere chi paga e, per qualsiasi azienda o organizzazione, i relativi dati di contatto. Cliccando sull’etichetta, potrai vedere più informazioni come il budget della campagna associato a un singolo annuncio, quante persone lo hanno visto e la loro età, posizione e sesso”. Così, ad esempio, un lettore ci ha segnalato di essere stato oggetto di targeting da parte di Fratelli d’Italia.
Fonte: La Stampa