Il destino dell’Ucraina si decide non solo sul campo di battaglia, ma anche nella guerra dell’informazione. Negli ultimi due mesi il Cremlino ha quotidianamente generato flussi di disinformazione e, a seconda dei successi o delle sconfitte al fronte, la macchina della propaganda di Mosca ha modificato l’agenda costruendo nuove narrazioni di disinformazione sull’Ucraina, o ripescandone di vecchie dai fondi di riserva. StopFake ha deciso di analizzare come la retorica propagandistica è cambiata durante questi due mesi di guerra russa, e quali metodi sono usati dal Cremlino nella guerra dell’informazione contro l’Ucraina.
Nelle prime settimane di guerra i principali sforzi della propaganda del Cremlino erano diretti a giustificare l’aggressione della Federazione Russa oltreché ad accusare i paesi occidentali di incitare la guerra. Per fare questo, la propaganda russa ha prodotto le seguenti narrazioni:
- “Negli ultimi otto anni l’Ucraina ha attuato una politica di genocidio contro gli abitanti del Donbass”
- “Sul territorio ucraino sono presenti laboratori per lo sviluppo di armi biologiche – in particolare per esperimenti con agenti patogeni mortali e il recente coronavirus”
- “L’Ucraina deve essere ripulita dai nazisti e dall’ideologia nazista. Rappresentano una minaccia per il mondo civilizzato”
- “Gli ucraini si aspettano di essere liberati dal “regime di Kiev” e accoglierebbero con gioia i soldati russi”
- “L’Ucraina ha pianificato di riconquistare la parte occupata del Donbass (le cosiddette “L/DPR”) e la Crimea con mezzi armati, nonché di attaccare la Russia e la Bielorussia”
Il messaggio fondamentale del Cremlino è la tesi che la cosiddetta “operazione speciale” è un’azione preventiva di autodifesa – dopo tutto, l’Ucraina armata avrebbe pianificato di recuperare i territori occupati delle regioni di Donetsk e Lugansk, così come la Crimea. Più tardi i propagandisti hanno aggiunto anche la Bielorussia a questa lista di obiettivi. In particolare, gli alti funzionari russi hanno ripetutamente fatto riferimento nei loro discorsi all’articolo 51 dello statuto delle Nazioni Unite, che garantisce il diritto inalienabile all’autodifesa individuale o collettiva. Tuttavia, questa interpretazione della norma è errata, come StopFake ha già spiegato in dettaglio nell’articolo “Fake di Putin: la guerra in Ucraina “è in linea” con lo statuto dell’ONU”.
Per rafforzare la narrativa sulla natura preventiva dell’attacco e per autodifesa, la propaganda ha iniziato a fabbricare vari artefatti che a loro avviso dimostrerebbero le intenzioni aggressive dell’Ucraina, tra cui documenti e falsi espliciti (ad esempio, la medaglia “Per la conquista della Crimea»).
Dall’inizio dell’aggressione militare contro l’Ucraina, il Cremlino ha anche diffuso attivamente la disinformazione secondo cui sul territorio dell’Ucraina ci sarebbero dei laboratori segreti statunitensi per lo sviluppo di armi biologiche. In particolare i media russi hanno riferito che i militari russi sarebbero riusciti a trovare documenti segreti contenenti l’elenco degli agenti patogeni mortali conservati in questi laboratori biologici, oppure le prove di “esperimenti con il coronavirus dei pipistrelli” e via discorrendo. È stato largamente diffuso il messaggio che le epidemie di malattie infettive in Russia e nelle cosiddette “L/DPR”, sono state causate dalla perdita di un agente patogeno letale da uno dei menzionati laboratori biologici ucraini. Inoltre, lo scopo di questi articoli sui laboratori biologici statunitensi segreti, è quello di creare l’illusione che l’Ucraina possa diventare una potenziale minaccia sia alla Federazione Russa che al mondo intero. Vale a dire, l’attacco russo era una mossa giustificata. StopFake ha più volte analizzato queste notizie nei suoi articoli: “Fake: L’aumento della tubercolosi multiresistente nella “DPR ” è associato alle attività dei laboratori biologici in Ucraina“, “Nuovi “fake” sui laboratori biologici in Ucraina: Solovyov ha “declassificato” i documenti segreti“, “Fake: nei laboratori biologici dell’Ucraina hanno condotto gli esperimenti con il coronavirus dei pipistrelli“, “Fake: sul territorio dell’Ucraina c’erano i laboratori per lo sviluppo di armi biologiche”.
Altrettanto importanti sono le narrazioni propagandistiche del Cremlinoal fine di rafforzare la cosiddetta “missione di civiltà” di Mosca: proteggere il “mondo russo” (le cosiddette “L/DPR”) dal “genocidio” e il mondo intero dalla “peste marrone del nazismo“. È ovvio quindi che la disinformazione sul nazismo in Ucraina e sul “regime di Kiev” diffusa negli ultimi otto anni, sia all’interno dell’Ucraina che all’estero, si sia via via intensificata.
Ma poiché i piani della Russia di occupare rapidamente l’Ucraina sono falliti, la macchina della propaganda del Cremlino ha dovuto adattarsi a nuove sfide. In particolare, si è visto l’emergere di una nuova narrativa della propaganda russa secondo cui l’Ucraina condurrebbe una propaganda su larga scala per screditare la Russia. Nelle prime settimane di guerra, StopFake ha smentito dozzine di fake attestanti che l’enorme numero di vittime causato dall’invasione russa fossero in realtà attori o comparse, e che la distruzione su larga scala sia stata fabbricata dai servizi segreti ucraini. Già pochi giorni dopo l’invasione, nei social network russi sono cominciati ad apparire tantissimi progetti di pseudo-verifica dei fatti: ufficialmente creati per la lotta contro la propaganda ucraina, ma in realtà fatti manipolare e negare i crimini di guerra dei soldati russi in Ucraina. Progetti come “Guerra ai falsi” o “Cimitero dei falsi” hanno anche confutato presunti fake ucraini; tuttavia l’analisi di tali casi mostra che questi “fake ucraini” non sono stati mai pubblicati sui social network ucraini, e che sono stati creati di proposito dai russi per poi essere successivamente confutati da loro stessi con lo scopo di accusare l’Ucraina di diffondere disinformazione. Tali progetti di pseudo-fact-checking creati dalla propaganda, hanno successo tra il pubblico all’estero: vediamo infatti che alcuni dei loro “miti smascherati” diventano virali e divulgati in molte lingue.
Nascondere i crimini di guerra commessi dai militari russi in Ucraina è un altro dei compiti dei propagandisti. La propaganda russa rilascia diverse narrazioni contemporaneamente: “L’Ucraina è responsabile delle vittime civili e del disastro umanitario durante la guerra“, e anche, “L’Ucraina bombarda i civili nelle proprie città con l’obiettivo di spaventare i simpatizzanti del Cremlino, e poi ne incolpa la Russia“. Per avvalorare queste narrazioni vengono attivati e largamente rilanciati i seguenti messaggi di disinformazione: le forze Armate ucraine usano i civili come “scudi umani”, piazzano “le armi pesanti” tra le infrastrutture civili (scuole, asili, ospedali), bloccano di proposito la predisposizione dei “corridoi umanitari”, usano munizioni a grappolo proibite dal diritto internazionale, e via di questo passo. E con la stessa logica a rovescio, i propagandisti hanno anche diffuso messaggi secondo cui la Russia non rappresenta alcuna minaccia per i civili. È stato registrato un numero enorme di video falsi in cui la popolazione dei territori temporaneamente occupati, apparentemente incontra con gioia i soldati russi, accetta gli aiuti umanitari gli hanno portato, li ringrazia di averli “liberati dai nazisti”, si rallegra del restauro dei monumenti ai caduti della Seconda Guerra Mondiale (che peraltro le autorità ucraine non hanno mai demolito), e persino celebra il restauro dei monumenti a Lenin.
Il Cremlino cerca in ogni modo di evitare di essere accusato di crimini di guerra e per fare questo impiega ogni metodo: sia la cinica negazione dei fatti che la tattica della “nebbia della guerra”. A tal fine, nello spazio informativo russo, si possono trovare una dozzina di interpretazioni di un dato evento, cosa che in un modo o nell’altro, porta il pubblico a credere che “non è poi tutto così chiaro e inequivocabile”. Vale certamente la pena ricordare il bombardamento dell’ospedale di maternità a Mariupol, quando i propagandisti hanno diffuso appositamente dozzine di versioni dell’evento proprio per offuscare la verità: “da qui sparavano alle truppe russe: era un avamposto Azov”, “non c’erano civili; la donna in travaglio era un’attrice”, “c’erano donne in travaglio, ma sono state portate lì di proposito”, “sì, c’è stato un bombardamento, ma non da parte russa”, “la presenza di giornalisti stranieri dimostra che tutto ciò era una messa in scena dell’Occidente”, “il bombardamento non è stato fatto da un bombardiere russo, dato che le donne in travaglio non hanno sentito alcun rumore di motore d’aereo”, “sono stati piazzati degli esplosivi nell’ospedale per inscenare il bombardamento”. Il Cremlino ha adottato la stessa strategia durante la negazione delle atrocità commesse a Bucha. Parallelamente alla diffusione di dozzine di diversi messaggi di disinformazione che fanno calare la nebbia su ciò che stava realmente accadendo nella regione occupata di Kiev, i diplomatici russi hanno iniziato a trasformare la Russia in vittima. Questa non è la prima volta che gli account diplomatici ufficiali russi distribuiscono la disinformazione, ma certamente è la prima volta che lo hanno fatto in modo coeso e coordinato. I diplomatici russi hanno iniziato a scrivere in massa di “russofobia globale” che, presumono, sia alimentata in modo coordinato dall’Occidente in base ad una “operazione speciale congiunta”. Vale poi la pena menzionare l’impegno profuso dalla Russia nella sua rete di bot Twitter, la quale è servita a rafforzare notevolmente la campagna “Smetti di odiare i russi” lanciata dagli account diplomatici.
La propaganda sulla “questione ucraina” ha poi subìto significative modifiche dopo l’ampia risonanza, sulla stampa occidentale, dei numerosi crimini di guerra commessi dai militari russi nella regione di Kiev e negli altri territori temporaneamente occupati. All’inizio le autorità russe dicevano di essere lì per “salvare” il popolo ucraino dai nazisti “del regime di Kiev”, ma dopo aver sperimentato la formidabile resistenza dell’esercito ucraino e le proteste dei civili, hanno dovuto rapidamente comporre una nuova narrazione “cardine” per la propaganda: è allora emerso che la maggior parte, se non tutti gli ucraini, sono “infettati” dalla peste marrone del nazismo, motivo per cui devono essere “puniti”. Messa così, non c’è più bisogno di mascherare l’evidente sciovinismo russo, avendo questo superato persino la cerchia dei reietti russi (per il loro pensiero estremista – ndr) alla Egor Kholmogorov. Nel nuovo paradigma della propaganda, la questione dell’esistenza di una “Ucraina denazificata” è diventata irrilevante. Ora l’argomento di discussione è l’esistenza dell’Ucraina come Stato sovrano e degli ucraini come nazione, nel senso che alla televisione russa, persino in prima serata, l’esistenza della nazione Ucraina viene cinicamente respinta. L’articolo apertamente sciovinista “Cosa dovrebbe fare la Russia con l’Ucraina” pubblicato il 3 aprile su “RIA Novosti” – l’agenzia russa al 100% di proprietà del governo e che fa parte del conglomerato editoriale MIA “Rossia Segodnia” – rappresenta il punto di non ritorno. Il suo autore infatti, lo stratega politico Timofey Sergeitsev, ha seriamente proposto istruzioni dettagliate per la distruzione dell’Ucraina e degli ucraini. Il suo programma prevede i seguenti passaggi:
- eliminare tutti i “nazisti” che hanno imbracciato le armi
- eliminare parte degli ucraini attraverso la repressione di massa
- eliminare e vietare tutte le formazioni armate ucraine e tutte le organizzazioni legate alla pratica del “nazismo”
- dare privilegi a coloro che auspicano la presa del potere dei russi
- introdurre una dura censura, distruggere i libri in ucraino e in generale la lingua ucraina
- rieducare tutti i settori di popolazione in cui si è radicata la cultura ucraina
- bandire il nome “Ucraina” e l’aggettivo “ucraino”;
- fare quanto elencato con la forza e con il sostegno del potere (militare) della Russia.
Secondo l’autore, servirebbero circa 30 anni per la piena attuazione di questo “progetto”.
Screenshot – RIA Novosti
Ecco alcune citazioni che rendono meglio l’idea del messaggio veicolato dall’articolo:
“Non ci serve un’Ucraina nazista e banderista, nemica della Russia e strumento dell’Occidente per distruggerla. Oggi la questione della denazificazione è passata all’attuazione pratica… L’ucrainismo è un’artificiale costruzione anti-russa…“
“La “palude” sociale (l’apice banderista. – ndr) che l’ha sostenuta sia attivamente che passivamente con la sua azione e l’inazione, deve provare le difficoltà della guerra e fare dell’esperienza vissuta una lezione storica e un’espiazione della sua colpa“.
“L’esperienza storica mostra che le tragedie e i drammi della guerra vanno a beneficio dei popoli sedotti e offuscati dal ruolo di nemico della Russia…“
Questo testo trasmette esaustivamente le reali intenzioni del Cremlino a riguardo dell’Ucraina: schiavizzare e russificare. Il piano d’azione proposto da Sergeitsev è una logica continuazione della descrizione di Putin della storia dell’Ucraina.
Disinformazione del Cremlino in Occidente
C’era da aspettarsi che con l’inizio della guerra, anche la propaganda russa all’estero si sarebbe intensificata.
I principali “agenti di influenza” del Cremlino in Occidente sono le forze di estrema destra e di estrema sinistra, gli influencer pagati e i protagonisti dell’opinione pubblica: giornalisti, scienziati, ex funzionari, politici, rappresentanti di alcuni sindacati e i triti “combattenti per la pace nel mondo”, ossia “gli esperti” occidentali foraggiati dal Cremlino per imporre il punto di vista secondo cui la resistenza ucraina non ha senso. Anche gli stessi russi che hanno lasciato la Russia da molto tempo, ma che non interrompono i legami con l’ecosistema politico del Cremlino, non disdegnano di tanto in tanto di diffondere la disinformazione, rafforzando le narrazioni del Cremlino in occidente.
L’obiettivo principale del Cremlino nella guerra dell’informazione svolta in Occidente, è insinuare all’occidente di sostenere un’Ucraina immeritevole. I propagandisti diffondono sia messaggi palesemente falsi che mezze verità, cercando di indurre le persone a dubitare dei fatti. Per questo, la Russia continua a utilizzare le stesse narrazioni che abbiamo visto negli ultimi otto anni:
- l’Ucraina è uno stato nazista che “ha distrutto il Donbass per 8 anni”, come ora distrugge le sue stesse città
- i funzionari ucraini sono completamente corrotti e rubano gli aiuti umanitari e gli approvvigionamenti militari
- i rifugiati ucraini sono persone con scarsa responsabilità sociale, portano in Europa la prostituzione e la tossicodipendenza, diffondono idee estremiste e nazionaliste
- la fornitura di armi all’Ucraina – l’impegno dell’Europa nel conflitto: le armi non cambieranno la situazione, rimandano soltanto la sconfitta dell’Ucraina o la risoluzione pacifica del conflitto
Inoltre, è necessario evidenziare il lavoro svolto dagli agenti russi per contrastare le sanzioni. In particolare, si diffonde attivamente la tesi che l’UE si aspetti significative perdite finanziarie ed economiche e che i cittadini europei non siano pertanto favorevoli alle sanzioni (e tutto questo, ça va sans dire, sarebbe imposto dagli USA): agli europei aspetta un inverno freddo e a prezzi elevati. Insieme ai tipici strumenti di diffusione delle narrazioni di propaganda, il Cremlino ricorre anche a operazioni speciali più sottili, come ad esempio, “il caso di Ovsyannikova”. Questo melodramma in più atti doveva mostrare all’Occidente che apparentemente non tutti i russi sostengono la politica di Putin, non tutti vogliono una guerra contro l’Ucraina, e quindi che non è necessario punire tutti i russi con severe sanzioni. Va notato che operazioni come “l’introduzione dell’agente Ovsyannikova” nel giornale tedesco Die Welt possono avere molto successo, poiché in Occidente permane una certa ingenuità nel comprendere tali operazioni.
Nonostante la lotta alla propaganda russa, le statistiche sul supporto dei russi alla cosiddetta “Operazione speciale” è deludente: il 71% dei russi sostiene la politica di Putin nei confronti dell’Ucraina, e questa cifra è in costante crescita.
Sebbene le misure occidentali per limitare l’influenza della propaganda russa nell’UE possano sembrare produttive, non sono tuttavia sufficienti. Nonostante il fatto che la Russia abbia scatenato la guerra, gli avvocati difensori rilevino numerosi crimini di guerra, il Cremlino stia ricattando il mondo con una guerra nucleare – i propagandisti russi rimangono ospiti abituali di molti talk show politici europei. Ad esempio, dopo il bombardamento di un ospedale di maternità a Mariupol da parte degli aerei russi, il canale televisivo italiano Rete 4 ha invitato in studio l’ideologo del Cremlino, Alexander Dugin, al successivo talk show in prima serata. Dugin ha spiegato al pubblico italiano che l’invasione di Putin è in realtà “una guerra di valori, una guerra spirituale”. Alla vigilia della guerra, StopFake ha analizzato una delle trame complottistiche presentate dalla RAI, in cui si sono ripetute le narrazioni chiave del Cremlino sul “genocidio” dei russi in Ucraina e dei nazisti al potere. L’influenza della propaganda del Cremlino sull’ambiente informativo italiano è sbalorditiva. La reazione della giornalista ucraina Irina Matviishin sugli show politici in Italia lo dimostra eloquentemente: durante uno show ha dovuto spiegare perché l’annessione della Crimea è illegale e come il separatismo del Donbass sia alimentato dalla Russia.
Guerra dell’informazione in Ucraina
I sondaggi mostrano che dal 1 marzo al 26 aprile, la percentuale di ucraini che si riferiscono negativamente alla Russia è in costante aumento: dall’81 al 98%. Pertanto, la diffusione della disinformazione del Cremlino, come “vi state bombardando da soli” o “le torture naziste”, non ha una significativa presa in Ucraina. Ma l’obiettivo del Cremlino resta demoralizzare la popolazione ucraina.
Si possono distinguere quattro obiettivi della Russia nella guerra dell’informazione in Ucraina:
- seminare dubbi e ansia
- rompere il legame del popolo con le autorità (ad esempio, mettere in discussione le azioni delle autorità, le forze armate ucraine)
- ispirare il contrasto interno in diversi strati della società (est-ovest, lingua russa-lingua ucraina, rifugiati: “ucraini che non partecipano alla guerra”, e così via)
- offuscare la verità sui crimini di guerra dell’esercito russo sul territorio ucraino
A seconda di come si sono sviluppati gli eventi bellici, sono apparse, o si sono intensificate, diverse narrazioni. Nel primo mese della guerra, i seguenti argomenti circolavano nello spazio informativo:
- le autorità ucraine, o l’occidente, mette in “vendita” l’Ucraina
- le autorità hanno “dimenticato” i territori temporaneamente occupati dell’Ucraina e non hanno fretta di salvarli / liberarli, e così via
- gli ucrainofoni fanno pressione ai russofoni per indurli a rifiutare la lingua russa
- i rifugiati di Kharkiv / Kiev “si riposano” in Ucraina occidentale mentre i ragazzi di Lviv combattono
Attualmente invece, con la perdita della supremazia bellica, sono cambiati anche i temi con cui il Cremlino lavora nello spazio informativo ucraino:
- i funzionari locali rubano gli aiuti umanitari
- i funzionari corrotti del Ministero della Difesa vendono gli armi all’estero, mentre gli ucraini senza armi e munizioni muoiono al fronte
- il governo ha dimenticato gli ucraini sui territori occupati – in particolare non paga le retribuzioni sociali, non organizza gli aiuti umanitari;
- i militari ucraini, senza addestramento e senza armi, vengono gettati sotto i carri armati russi
- i negoziati di pace fermerebbero lo spargimento di sangue: l’Occidente sta facendo pressione su Zelensky per continuare la guerra, e così via.
Secondo le nostre osservazioni, i principali siti di guerra dell’informazione nello spazio informativo ucraino sono i social network. Per la diffusione della disinformazione e per eseguire operazioni psicologiche speciali, con l’inizio della guerra è stata messa in attività una vasta rete di bot mascherati da account ucraini e migliaia di gruppi; anche in questo caso si fanno passare da filoucraini, ma in realtà diffondono le narrazioni nemiche. Soprattutto nelle prime settimane di guerra, quando c’era un certo vuoto di informazioni, la Russia ha intensificato le attività della sua rete di bot che, mascherandosi da semplici ucraini, ha pubblicato centinaia di commenti con lo scopo di seminare dubbi e paura. Il livello di fiducia data ai commenti è generalmente più alto rispetto a quello dato alle pubblicazioni: un gran numero di commenti diffusi con lo stesso tipo di idea crea l’illusione della veridicità delle informazioni. Un altro strumento utilizzato attivamente dall’inizio della guerra è una rete di false pagine delle autorità, il più delle volte degli organi di potere.
Gli studi mostrano che con l’inizio della guerra, la popolarità di Telegram come strumento utile per ottenere notizie e informazioni è notevolmente aumentata. Pertanto, non sorprende che la propaganda russa utilizzi attivamente questa piattaforma – soprattutto perché l’opportunità di lavorarci in modo anonimo va a loro vantaggio. Il Servizio di sicurezza ucraino ha ripetutamente prestato attenzione alla rete di canali Telegram mascherati da “ucraini”, ma che in realtà diffondono la disinformazione del Cremlino e fanno un’aggressiva guerra d’informazione contro Ucraina – “Legitimnyiy” (“Legittimo”), “Rezident” (“Residente”) , “Sheptun” (“Sussurratore”), “Kartel” (“Cartello”), “Spletnitsa” (“Gossip Girl”), “Chernyiy kvartal” (“Quartiere nero”), “Politicheskiy rasklad” (“Allineamento politico”), “Netipovoe Zaporozhye” (“Zaporizhzhya atipico”), “Trempel Kharkov” (“Trempel Kharkiv”), “Odesskiy fraer” (“Odessa fraer”), “Dnepr live” (“Dnipro live”), “Nikolaev live” (“Mykolaiv live”), “Kherson live” (“Kherson live”).
Non meno pericolosi sono i canali Telegram come “NachShtab” (“Capo di stato maggiore”), il cui target principale sono i militari: soldati, riservisti e coloro che si interessano di tematiche militari. Questo canale, come altri simili, è mascherato da “ucraino”, ma regolarmente lancia narrazioni di propaganda con scopo di demoralizzare i difensori ucraini, sfocare l’immagine del “nemico” ed dirottare la loro irritazione e rabbia sul nemico interno: la leadership militare e politica dell’Ucraina.
Un ulteriore obiettivo del Cremlino nella guerra dell’informazione è quello di nascondere i crimini commessi dai militari russi sul territorio ucraino. I fact-checker ucraini confutano regolarmente falsi rapporti che esaltano intenzionalmente i crimini commessi dai russi. Ad esempio, gli utenti dei social network stanno diffondendo notizie su centinaia di bambini violentati a Bucha, anche se questa cifra non ha trovato conferma. Oppure le foto dei cadaveri dei bambini trovati, asseriscono, a Bucha, appaiono di tanto in tanto online anche se questo non è vero: i bambini sono sì vittime dell’invasione russa, ma sono stati uccisi a Mykolaiv. Ma sono state utilizzate anche foto dei bambini feriti o uccisi in Siria. Tali foto sono facili da reperire in rete e poi da spacciare per “fake ucraini”. Gli esperti dicono che tutti questi sforzi del Cremlino mirano a offuscare la verità sui crimini di guerra dell’esercito russo in Ucraina. Diffondendo centinaia di messaggi ingannevoli, il Cremlino riduce la fiducia nei fatti reali delle atrocità che i soldati russi hanno commesso e continuano a commettere in Ucraina.
Autore: Oksana Poluliakh