Si avvicina il secondo turno delle presidenziali in ucraina. Siamo alle ultime schermaglie politiche ma il risultato sembra oramai acquisito. Se da una parte per il Presidente Poroshenko si è schierata la cosiddetta “Intellighentia” dall’altra il voto popolare è in larga parte per il comico ucraino. A poco sono valse le argomentazioni di chi, pur turandosi il naso, ha invitato a votare per il prosieguo della strada intrapresa negli ultimi cinque anni dalla presidenza Poroshenko. Il barometro elettorale è dalla parte di Zelensky e sembra che più emerge la sua impreparazione a ricoprire il ruolo, più voti acquisti. Apparentemente è lo stesso scenario italiano con una differenza sostanziale, che l’Italia non è un paese in guerra e i poteri del presidente in Ucraina (quale capo supremo dell’esercito) sono molto più ampi che in Italia.
Fatta questa premessa va detto che il voto sarà un voto democratico e che dovrà essere rispettato da tutti (si spera anche da parte dell’esercito che in questi cinque anni di guerra ha visto migliaia di ragazzi perdere la vita nelle trincee e forse mal digerirà la resa incondizionata alla Russia). Il vituperato Poroshenko ha in questi cinque anni introdotto nel paese importanti riforme democratiche che permetteranno ad un comico di diventare Presidente. Questa cosa non è secondaria, perché nei paesi a libertà limitata questo non sarebbe stato possibile. Siamo forse a una riedizione del dopo Yushenko, quando dopo una presidenza illuminata, l’Ucraina diede il suo voto a Yanukovich che demolì le libertà acquisite.
Le analisi del perché di questo voto sono state molteplici, ed anche le motivazioni sicuramente lo sono.
Poroshenko ha commesso degli errori non andando a scardinare quel sistema oligarchico che a parole Zelensky promette di eliminare. E’ del tutto evidente che questa è una promessa vacua in quanto proprio Zelensky è il prodotto di un oligarca che mira a reimpossessarsi dei beni dello stato nazionalizzati da Poroshenko.
Oggi un po’ in tutto il mondo si vota CONTRO e non PER, un problema dovuto in parte alla disinformazione e alla poca voglia degli elettori di approfondire gli argomenti. Si parla per slogan e quasi nessuno conosce i programmi dei candidati. Quando anche ci si rende conto che il proprio candidato ha dei limiti, la disinformazione ha insegnato uno slogan efficace a tutte le latitudini, “E’ allora l’altro?”. In Italia abbiamo “e allora il PD?” in Ucraina “e allora Poroshenko?”.
Più che stanchezza per la guerra c’è probabilmente una voglia ancestrale di ricongiungersi con il popolo russo e questo è un’aspetto di cui si deve tenere conto. Chi come il sottoscritto, aveva in questi anni sostenuto che l’Ucraina è una cosa culturalmente differente dalla Russia, si deve forse ricredere. Forse tutti noi che abbiamo prima frequentato piazza Maidan durante la rivoluzione ed in seguito la linea del fronte in mezzo a soldati e volontari, abbiamo vissuto in una specie di bolla, una bolla che ci ha fatto perdere il contatto con la realtà vera della società ucraina, quella che non degnava neanche di uno sguardo il militare fermo ad aspettare la metropolitana o quella che trascorreva le serate nei ristoranti o nelle discoteche della capitale. C’era un mondo diverso rispetto noi che frequentavamo altri ambienti, un mondo interessato al tuning della propria auto e alle sfilate di moda, ai profumi e alle creme di bellezza, un mondo “che non ha sentito” la guerra come una cosa che lo riguardasse.
Ma per chi si occupa di comunicazione l’aspetto più interessante di queste elezioni è proprio mister ZE.
I suoi elettori si dividono quasi equamente tra elettori pro russi e quindi favorevoli ad un ritorno alla casa madre ed elettori che invece lo considerano un patriota.
Alcuni detrattori dicono che dietro mister ZE ci sia la Russia e portano come prove i numerosi endorsement che giungono sia dal mondo russo che dalle due autoproclamate repubbliche del Donbas. Persino Dugin sostiene Zelensky. Questa potrebbe comunque essere una tattica russa per dividere in maniera più profonda la società ucraina. Probabilmente Zelensky non è un progetto russo, ma un progetto di Kolomoisky sicuramente si.
Analizzando Zelensky risulta difficile comprendere come possa essere considerato un “patriota” visto che nella sua vita ha spesso messo in scena spettacoli dove derideva la cultura ucraina, la sua lingua (che non sa parlare, proprio come Yanukovich), è renitente al servizio militare (ma diventerà capo supremo dell’esercito), e in questa campagna elettorale non ha mai preso le distanze dal paese aggressore ne proposto alcunché di reale su come risolvere il conflitto nell’est del paese.
L’unica risposta che ci si può dare è che l’elettorato di Zelensky non vota Vladimir Zelensky ma Vasyl Holoborodko, il personaggio della fiction Servo del Popolo.
E’ un voto molto pericoloso perché questi elettori potrebbero presto accorgersi che Zelensky non è Holoborodko, anche se dovrebbe essere una cosa ovvia. Salvatore Esposito non è “Genny” di Gomorra, Albanese non è Cetto la Qualunque e Bisio non è Giuseppe Garibaldi di “Bentornato Presidente”.
Se Zelensky avesse interpretato un personaggio malvagio, probabilmente non sarebbe stato votato. Il dubbio che la serie Sluga Narody sia stata progettata proprio per spianare la strada presidenziale a Zelensky è assolutamente condivisibile.
E’ lo specchio della società moderna, il frutto di anni di distruzione del valore della conoscenza, l’apoteosi dell’uno vale uno grillino.
Il consiglio a tutti coloro che condividono questa idea secondo la quale chiunque può ricoprire qualsiasi ruolo nella società senza averne gli skills, suggerisco che se ammalati di un tumore non si rivolgano ad un oncologo ma ad uno stregone, di prendere un aereo pilotato dal proprio barista, di farsi fare l’estrazione di un dente dall’elettricista, di farsi cucire il vestito del matrimonio da un giornalista (io prendo poco) e di non rivolgersi ad un pediatra quando il proprio figlio sta male, magari il vicino di casa ha trovato qualcosa su Google e potrà fare lui una prescrizione medica.
E’ la realtà che diventa fiction o la fiction diventa realtà?