Ci siamo occupati recentemente di Nello Scalo, giornalista di Avvenire che ha pubblicato un articolo sulla vicenda Markiv – Rocchelli pieno di inesattezze. Ora ci viene segnalato un pregresso altrettanto fazioso infarcito di definizioni gratuite che non corrispondono alla realtà.
Il pezzo è stato ripubblicato sul sito “ossisegno per l’informazione” nel quale il giornalista sostiene che esisterebbe un gruppo di ucraini fascisti che si recano regolarmente alle udienze per intimorire le persone ed in particolare i giudici popolari.
Partiamo dal primo paragrafo “L’energumeno dietro alla telecamera della tv ucraina non era da solo. Non lo è mai. Il gruppo di nazionalisti ucraini che a Pavia presidia il processo per l’omicidio del fotogiornalista Andrea Rocchelli è molto di più che una compagnia solidale con Vitaly Markiv, 29 anni, comandante italo-ucraino dell’esercito nazionale di Kiev ” Sarebbe interessante da cosa ha desunto il “nazionalisti” (che se inteso come persone che amano il loro paese è corretto, mentre se è inteso come termine negativo è assolutamente scorretto), chi sarebbe “l’energumeno” e poi il “Comandante“. Su quest’ultimo passaggio nel suo ultimo articolo di settimana scorsa Nello Scalo parla di un “paralimilitare” di una “milizia filogovernativa” e poi nuovamente di “Comandante” (probabilmente non conosce le differenze nelle gerarchie militari e va scusato).
“Nell’agguato (del 24 maggio 2014, ndr) rimase ferito gravemente anche il giovane fotografo francese William Roguelon.” Il processo sta evidenziando che non si trattò di un agguato e non poteva esserlo visto che l’esercito ucraino era assediato sulla collina senza alcuna libertà di movimento.
“Il gruppo, in cui militano anche alcune donne, in passato ha provato a intimidire i presenti gridando slogan e raccogliendo di nascosto le immagini della corte. ” Falso, l’unico slogan “gridato” è stato un Slava Ucraini al termine dell’udienza per salutare l’uscita di Markiv dall’aula, ma probabilmente il giornalista non conosce l’Ucraino e va scusato (però, quante volte bisogna scusarlo). Le immagini “rubate” sono le foto che Mamma e amici di Markiv gli hanno voluto fare dopo un anno e mezzo che non lo vedono in quanto rinchiuso in carcere.
“I militanti dell’ultradestra ucraina non fanno niente per passare inosservati. Sotto ai giubbotti indossano camicie con i ricami tipici.” Falso c’ero anche io tra gli ucraini e non sono militante di ultradestra (come non lo sono tutte le persone che conosco e che erano presenti), ma il “giornalista” ha scambiato le camicie tipiche ucraine per simboli nazisti. Vabbè va scusato, probabilmente non conosce la cultura ucraina (e a questo punto cominciamo a chiederci come mai uno che non conosce nulla di Ucraina scrive di Ucraina).
“Le autorità ucraine, al termine di una lunga ma inutile indagine, parlarono di «danno collaterale» della guerra, ma per gli investigatori italiani si tratta assai più probabilmente di un agguato condotto a colpi di kalashnikov e granate.” Qui torna la keyword agguato e ci aggiunge anche “kalashnikov“, senza sapere che tale arma ha una gittata massima di seicento metri mentre le postazioni ucraine erano a quasi due km (ma come evidenziato sopra va scusato perchè se non è in grado di riconoscere le gerarchie militari difficilmente può avere dei rudimenti di balistica).
“A conferma ci sono alcune intercettazioni nelle quali Markiv ammette che insieme ai suoi uomini aveva «fatto fuori dei giornalisti».” Probabilmente il giornalista “conosce” qualcosa che sinora non è ancora emerso nel processo, staremo a vedere.
Va ricordato al “giornalista” che durante un’udienza gli ucraini sono stati aggrediti verbalmente e quasi fisicamente da gruppi di italiani e solo l’intervento della Polizia ha permesso che non vi fossero ulteriori gravi conseguenze. Tra i cosiddetti “fascisti ucraini” c’è anche Oles Horodetskyy presidente della Associazione Cristiana degli Ucraini in Italia che il 19 gennaio ha presentato formale richiesta di rettifica al giornale Avvenire per l’articolo diffamatorio.
Per aggiornare l’articolo siamo andati a reperire l’articolo originale di Avvenire dal quale Ossigeno ha pubblicato un sunto edulcorato.
Come si vede dal titolo, Nello Scavo parla di “Intimidazioni fasciste” Anche nell’articolo diffama pesantemente (ma siamo sicuri che in Tribunale saprà dimostrare e convincere il Giudice che il piccolo gruppo di Ucraini è in realtà una costola di “Ordine Nuovo”) i presenti e i parenti di Markiv definendoli “neofascisti”
Il fatto che il sito Ossigeno abbia tagliato tutti i riferimenti all’eversione nera è significativo per comprendere quanto questo giornalista di Avvenire abbia ecceduto oltre il lecito consentito dal Diritto italiano e per evitare di essere citati insieme a lui hanno preferito (giustamente) tagliare riferimenti oltremodo oltraggiosi e infamanti. Va ricordato che il diritto di cronaca non prevede la diffamazione delle persone.
Oltre alla diffamazione vi potrebbe essere anche il reato di calunnia, ma Nello Scavo si è ben guardato dal denunciare una eventuale intimidazione alla corte proprio per evitare di incorrere nella denuncia.
Parla poi di siti italiani dell’ultradestra senza però citarne nessuno (cuor di leone). Essendo che forse StopFake è l’unico sito in italiano che ha pubblicato costantemente notizie relative al processo, ci rivolgiamo a Nello Scalo chiedendogli di confermare o meno che si riferisse a noi. Nel caso che si riferisse proprio a StopFake dimostrerà nelle sedi opportune quanto sostenuto.