La Commissione Europea scende in campo per contrastare la disinformazione online, fenomeno sempre più diffuso nell’era della digitalizzazione.
Le recenti rivelazioni del caso Facebook/Cambridge Analytica hanno dimostrato con estrema chiarezza come i dati personali possano essere sfruttati in contesti elettorali, si legge in una nota dell’Esecutivo comunitario.
Secondo l’ultima indagine Eurobarometro, l’83% degli intervistati ha dichiarato che le notizie false costituiscono un pericolo per la democrazia. Desta particolare preoccupazione presso i rispondenti la disinformazione intenzionale tesa a influenzare le elezioni e le politiche di immigrazione. L’indagine ha anche evidenziato l’importanza di disporre di mezzi di comunicazione di qualità: le persone intervistate ritengono che le fonti di informazione più affidabili siano i mezzi di comunicazione tradizionali (radio 70%, TV 66%, stampa 63%), mentre ci si fida di meno delle fonti di notizie online e dei siti web che pubblicano video, con tassi di fiducia rispettivamente del 26% e del 27%.
La Commissione ha inoltre pubblicato uno studio sulle notizie false e la disinformazione in cui si rileva che i due terzi dei fruitori di notizie online preferiscono l’accesso mediante piattaforme guidate da algoritmi, come motori di ricerca e aggregatori di notizie, e siti web di social media.
Tra le misure proposte figurano:
– Un codice di buone pratiche sul tema della disinformazione. Entro luglio, come primo passo, le piattaforme online dovrebbero mettere a punto e applicare un codice comune di buone pratiche con l’obiettivo di garantire trasparenza circa i contenuti sponsorizzati,
fare maggiore chiarezza in merito al funzionamento degli algoritmi e consentire verifiche da parte di terzi, agevolare la scoperta e l’accesso da parte degli utenti di fonti di informazione divers, che sostengano differenti punti di vista, applicare misure per identificare e chiudere gli account falsi e per affrontare il problema dei bot automatici, fare in modo che i verificatori di fatti, i ricercatori e le autorità pubbliche possano monitorare costantemente la disinformazione online;
– Una rete europea indipendente di verificatori di fatti. La rete stabilirà metodi di lavoro comuni, scambierà le migliori pratiche e opererà per conseguire la più ampia copertura possibile di correzioni fattuali in tutta l’UE; i verificatori saranno scelti tra i membri dell’UE facenti parte della rete internazionale dei verificatori di fatti (International Fact Checking Network), che segue un rigido codice etico;
– Una piattaforma online europea sicura sulla disinformazione che supporti la rete dei verificatori di fatti e i ricercatori del mondo accademico raccogliendo e analizzando dati a livello transfrontaliero, nonché dando loro accesso a dati riguardanti l’intera Unione europea;
– Promozione dell’alfabetizzazione mediatica: una maggiore alfabetizzazione mediatica aiuterà gli europei a riconoscere la disinformazione online e ad accostarsi con occhio critico ai contenuti online. A questo fine la Commissione inviterà verificatori di fatti e organizzazioni della società civile a fornire materiale didattico a scuole e insegnanti e ad organizzare una settimana europea dell’alfabetizzazione mediatica;
– Sostegno agli Stati membri nel garantire processi elettorali solidi contro minacce informatiche sempre più complesse, fra cui la disinformazione online e gli attacchi informatici;
– Promozione di sistemi di identificazione online volontari per migliorare la tracciabilità e l’identificazione dei fornitori di informazioni e promuovere maggiore fiducia e affidabilità delle interazioni online e dell’informazione stessa e delle sue fonti;
– Sostegno all’informazione diversificata e di qualità