Ce ne siamo occupati a novembre 2017 quando il 12 novembre sul Giornale appare un articolo a firma Nicola Porro dall’inequivocabile titolo “La truffa delle Fakenews” dove in sostanza si cerca di trasmettere l’idea per cui chi fa debunking in realtà è il principale promotore della disinformazione. Due giorni dopo Porro ospita a Matrix Gian Micalessin e manda in onda un servizio “costruito” pieno di inesattezze e notizie false, servizio che è stato analizzato da StopFake. Tale analisi è stata inviata alla redazione di Matrix, la quale ha anche ricevuto la lettera di richiesta di chiarimenti da parte dell’Ambasciata ucraina in Italia. Ovviamente la redazione non ha risposto a nessuno, quella è la versione “ufficiale”, poco importa se qualcuno l’ha contrastata… in fondo la contestazione arriva da chi “truffa con le FakeNews”.
Pochi giorni dopo trovavamo Di Maio che chiedeva l’intervento dell’OSCE per il pericolo “Fake News” nella campagna elettorale italiana, richiesta bizzarra visto che è stato ampiamente dimostrato che le oltre 550 pagine social legate al Movimento 5 Stelle hanno diffuso moltissime informazioni del tutto inventate. Il M5S è tra i principali produttori di disinformazione, vedi la falsa foto che ritrae Maria Elena Boschi al funerale di Totò Riina condivisa su quasi tutte le pagine nella sfera del M5S o il celeberrimo intervento di Marta Grande nell’aula del Parlamento italiano.
In queste prime settimane di dopo voto registriamo la “strana” vicenda di BUTAC (Bufale un tanto al chilo), sito molto apprezzato per il lavoro svolto in questi anni, che viene posto sotto sequestro in seguito alla querela presentata da un medico che pratica terapia con metodi «alternativi». Non entriamo in merito alle vicende giudiziarie, pare però strano che per NUMERO 1 articolo (su oltre 4.000) si sia posto sotto sequestro l’intero sito. E’ come se per tutti i servizi / articoli andati in onda sulle TV italiane o pubblicati sui giornali, articoli confutati e dimostratisi falsi, le Procure italiane si fossero mosse per porre sotto sequestro tutte le testate.
Ieri il giornalista de La Stampa di Torino, Jacopo Iacoboni si vede rifiutare l’ingresso alla Convention della Casaleggio, ingresso vietato “per ragioni personali”. La Casaleggio fornisce scarne e risibili giustificazioni ma non dimostra alcun imbarazzo, segno che si tratta di un comportamento del tutto naturale per quel movimento.
La libertà di Stampa non significa poter pubblicare ciò che si vuole, questa affermazione viene spesso invocata da chi fa della disinformazione il suo mestiere. Ma qui ci troviamo di fronte al diniego ad uno stimato giornalista di un quotidiano nazionale che ha vinto diverse cause intentate contro di lui dal M5S ed ha sempre pubblicato notizie con dovizia di fatti e particolari mai smentiti dal Movimento stesso.
Tira un brutto vento per chi come noi cerca da anni di fare INFORMAZIONE sempre basata su fatti verificabili da tutti, è quel vento di censura e squadrismo che tende ad intimidire i pur pochi elementi che continuano per la loro strada nonostante il sentiment politico sia virato molto a destra. Forse però l’immagine peggiore di tutta questa vicenda è la quasi totale indifferenza mostrata dai “colleghi” di Iacoboni che anzi hanno continuato a partecipare allo spettacolo ed in alcuni casi hanno difeso la scelta della Casaleggio con baionetta tra i denti.