Fonte : SocialNews di Massimiliano Fanni Canelles

Le analisi di Jonathan Albright, professore alla Elon University, evidenziano come i dati e le notizie false in rete e nei SocialNetwork stiano diventando un meccanismo di propaganda elettorale di difficile controllo.  E’ quello che lui chiama #MPM, la “macchina di micro-propaganda”– un network per influenzare le opinioni della gente basata nello stimolare reazioni emotive e creando una diffusione “virale” massiva grazie alla continua condivisione nei Social.

Facebook e i SocialNetwork sono stati utilizzati per le campagne elettorali fin dal 2008. David Carr del New York Times ha ben chiarito di come Obama avesse già utilizzato i social media come propaganda elettorale. Da quegli anni però la tecnologia della rete si è molto sviluppata e soprattutto si è automatizzata.

Si, da alcuni anni si sono evoluti i sistemi “Bot”, programmi autonomi che nei social network fanno credere all’utente di comunicare con un’altra persona umana. Questi bot migliorano di anno in anno ed è sempre più difficile distinguere un bot da una persona umana. Programmi di questo tipo si sono diffusi in relazione a diversi servizi in rete che necessitano di automazione per compiti che sarebbero troppo gravosi o complessi per gli utenti umani. Raccolgono informazioni sui contenuti delle pagine allo scopo di indicizzarle opportunamente nel database principale del motore di ricerca, procedono in compiti di spamming, file sharing, ecc. Decidono però anche se pubblicare post relativi a tematiche preordinate. Singoli messaggi possono essere ritwittati migliaia di volte e gli hashtag vengono manipolati per migliorare la condivisione. Come sostengono molti studi a riguardo, i bot politici permettono di “agganciare” i singoli elettori e mostrare agli utenti le opinioni conformi al loro punto di vista.

“Abbiamo scoperto che, su Twitter, un quarto del traffico a tema delle elezioni presidenziali in USA proveniva da account automatizzati,” ha spiegato il ricercatore Bence Kollanyi, che si occupa di propaganda online, a Motherboard. Un esercito mediatico di 400.000 Bot ha aiutato Trump con circa 3,8 milioni di tweet che hanno catturato l’attenzione del pubblico.

E’ ormai certo che i Bot su twitter e facebook manipolano i processi democratici distorcendo la realtà. Le opinioni più moderate vengono emarginate mentre vengono moltiplicati i commenti di odio ed intolleranza. Nelle sfide elettorali tra due poli, com’è quella americana o nelle consultazioni referendarie, i Bot sono un’arma efficacissima. Il fenomeno è stato già utilizzato nelle elezioni in Russia, in Venezuela e nel Regno Unito in occasione della Brexit.

Ma nelle elezioni USA sono stati utilizzati bot ancora più evoluti, sempre più complessi e difficili da distinguere rispetto agli account reali. Sono ormai programmati in modo così intelligente che riescono persino a interagire con utenti umani. Come ha evidenziato una ricerca californiana poco prima delle elezioni, i loro contenuti sono stati condivisi tanto quanto quelli di persone reali.

Grazie a questi programmi gli articoli del New York Times sono diventati meno rilevanti di quello che era scritto su Breibart News, il sito di ultra destra e cospirazionista prodotto da Steve Bannon. Trump ha quindi utilizzato automatismi digitali in rete per manipolare le menti o meglio le “pance” degli elettori. Ma ha anche avuto il sostegno di account fittizi e di troll di Alt-Right, un movimento provocatorio, radicale, attivissimo su internet che predica la misoginia che odia il politically correct e di riflesso ama Donald Trump.

Il sistema è riuscito a trasmettere di continuo le notizie a favore di Trump e soprattutto le maldicenze infondate che accusavano Hillary Clinton. Tanta era la copertura costante della rete che le falsità diventavano realtà. Secondo Real Clear Politics, sito che si occupa di raggruppare dati reali sulla politica americana, soltanto il 4 per cento delle affermazioni di Trump in campagna elettorale corrispondevano a verità. Non importa se quasi tutte le false notizie sono state via via smentite, le persone hanno continuato a crederci comunque.

I Bot e le falsità in rete sono però presenti anche al di fuori della campagna elettorale. Dalle informazioni false sulle azioni degli immigrati e le incitazioni al razzismo alle sponsorizzazioni delle proteste contro Trump da parte del finanziere Soros. L’EU StratCom Disinformation Review segnala l’azione costante di piattaforme online costruite per diffondere disinformazione. Uno studio dell’Atlantic Council raccolto nel paper dell’Euroasian Center dal titolo “The Kremlin’s Trojan Horses” racconta, per esempio, di come anche le democrazie dell’Europa occidentale non siano immuni alle tattiche di propaganda russa, molto attive e progredite sull’utilizzo di Bot a scopi di disinformazione.

Purtroppo la libertà e la pluralità di opinione, l’apertura alla libera circolazione del pensiero diventano il tallone d’Achille che favorisce il diffondere di false notizie e permette ai sistemi digitali automatici si amplificarle. È l’era della post-truth, della guerra informativa, ha spiegato a Formiche.net l’analista Alessandro Pandolfi. Di certo gli scopi a questa diffusione massiva di bufale e notizie false non è solo a scopi elettorali e strategici fra governi in contrasto. Con le bufale sui social network si possono guadagnare anche diecimila dollari al mese. Oggi il 44 per cento della popolazione si “informa” tramite Facebook e i Social. Quindi il sistema può diventare un business redditizio grazie ai sistemi come Google AdSense che producono guadagni sulla base del numero di “clik” raggiunti. L’influenza esercitata sui risultati elettorali può essere quindi un effetto collaterale per hacker smaliziati ma anche fonte di reddito per le campagne elettorali stesse, abbiamo alcuni esempi evidenti a casa nostra.

Internet cerca però di mettersi a riparo, Google ha aggiornato le regole, garantendo che da ora in poivieterà l’uso di Google AdSense ai siti che danno una rappresentazione falsa dei fatti, che nascondono informazioni o riportano dichiarazioni altrui in modo completamente errato. Facebook ha poi fatto seguito vietando l’utilizzo della Facebook Audience Network per chi propaga contenuti falsi o illegali.

Non possiamo però non prendere coscenza che i sistemi populisti hanno oggi la possibilità di creare una realtà tutta loro, di manipolare le informazioni a piacimento e quindi le masse ormai sempre più conensse alla rete e dipendenti dai Social. Grazie al progresso nell’automatizzazione digitale e alla costruzione di false informazioni possono dare la percezione di essere sempre nel giusto, di essere vincitori. Sappiamo quindi che questi sistemi, e chi li ha costruiti ed attivati, stanno influenzando l’opinione pubblica. Hanno spinto alla scissione europea del regno Unito e alla vittoria di Trump alla presidenza degli Stati Uniti. Prendiamo coscienza che anche il nostro referendum costituzionale in Italia può esserne preda.