Tra gennaio e giugno (2016) l’export italiano verso Kiev è lievitato a 480milioni di euro con un balzo del 21,5%. Sembrano essere finiti i tempi bui, iniziati ormai già due anni fa (nel 2014), quando le tensioni con la Russia hanno generato un conflitto latente, mettendo in ginocchio l’economia dell’Ucraina con l’effetto collaterale di una forte svalutazione monetaria e del crollo della domanda interna. In due anni l’export dal nostro Paese era più che dimezzato, con un calo di un miliardo di euro.
Ora la ripresa è esponenziale, se consideriamo che si riparte da zero. Sono ben sette i Paesi fornitori che sperimentano questo fenomeno, ma è l’Italia a distinguersi per una delle performance migliori. Le crescite a doppia cifra riguardano più comparti, primo fra tutti per ricavi quello dei macchinari – circa 128 miliardi di euro e un incremento del 40.2%, l’area più significativa in termini di volumi, con oltre un quarto dell’export complessivo.
Ancora in calo tre settori: i prodotti dell’estrazione di minerali (con una riduzione del 66.8%), gli articoli farmaceutici (-14.3%) e i prodotti petroliferi raffinati (-1.9%).
Persistono ancora alcune difficoltà, innanzitutto sul lato dei pagamenti, anche se la situazione dembra in via di normalizzazione. Ulteriore ostacolo restano i dazi, ma si prevede che a regime, per le imprese Ue che vendono beni a Kiev, spariranno extra-costi doganali per 390milioni.
Fonte Il Sole 24 ore