La settimana scorsa, Vladimir Putin ha preso botte in modo formidabile da tutti i media per un tema ricorrente: la disonestà. Al presidente russo viene ampiamente riconosciuto d’aver mentito sul volo Malaysia Airlines abbattuto in Ucraina, per il recente attacco contro il convoglio di aiuti umanitari in Siria, per gli hacker che hanno succhiato i server del Democratic National Committee, e, anche se questa elencazione rappresenta solo una minima parte delle sue ultime “balle”, Putin è così associato alle bugie e alla mancanza di verità che ormai nessuno si prende più la briga di cercare le motivazioni o di spiegarle. Sono così è basta, è un fatto accettato!
In un editoriale, il New York Times ha memorabilmente definito la Russia di Putin uno “Statofuorilegge” che “viola non solo le norme volte a promuovere la pace nei conflitti, ma anche la comune decenza umana”.
Ma una domanda che mi vien spontanea è, per quale motivo lui deve sempre e solo mentire? Qual è la motivazione intrinseca che lo porta a dire sempre il contrario di quello che il mondo vede come vero.
Dal punto di vista psicologico ci sono cinque motivazioni per le quali un essere umano è spinto a mentire: evitare una punizione, cercare approvazione, mantenere la privacy, evitare il conflitto e per questioni di potere. Certo che, se analizzate singolarmente, potremmo vedere che Putin le incarna perfettamente ad una ad una.
Lui non vuole essere punito, in pratica il suo ego non gli concede che qualcuno lo possa rimproverare, lui è unico e pieno di se stesso.
Lui cerca approvazione per soddisfare il suo bisogno innato di sentirsi approvato da tutti. Lui è fiero di avere il suo 86% di approvazione nazionale, anche se questo rappresenta un autoinganno in quanto questo atteggiamento lo porta a credere che la falsa immagine che si è creato di se stesso sia quella vera e reale.
Esso vuole mantenere la sua privacy per avere un senso di indipendenza, di autonomia e di libertà. In effetti pochi conoscono fatti di vita privati di Putin. Il mentire quindi gli serve per mantenersi un senso di autonomia, di indipendenza e di privatezza.
Putin mente per evitare il conflitto, lui evita di discutere e litigare su ogni problema che sorge, e preferisce utilizzare qualche piccola o grande bugia, dipende dai casi.
Che si riconosca o meno, in ogni relazione sono presenti diversi livelli di potere. Il potere implica avere l’ultima parola quando si tratta di fare delle scelte importanti. E spesso il potere passa da una persona all’altra in base alla questione che si sta trattando. Per esempio, un partner potrebbe avere potere economico, mentre un altro potrebbe avere potere sociale. E, come regola generale, la persona che ha meno potere in una situazione qualsiasi, è più incline a mentire per avere influenza sul risultato finale desiderato.
Detto in parole semplici: la persona che ha meno potere è più incline a mentire per ottenere quello che vuole.
Analizzando ora dei fatti concreti potremmo trarre delle piccole conclusioni.
1. Putin ha molto da nascondere. Certo, avrebbe potuto confessarlo subito dell’abbattimento del volo MH17, non sono cose normali, ma capitano durante un conflitto, come è successo agli Stati Uniti dopo l’abbattimento di un aereo passeggeri iraniano nel 1988, che alla fine, esprimendo rammarico, hanno pagato un risarcimento; si può capire che un indennizzo davanti alla perdita di una vita umana sia insufficiente, ma un rimborso economico in base alle leggi attuali è considerato una forma di “ricompensa”. Per Putin però, confessare l’abbattimento del volo malese, gli avrebbe precluso la possibilità di poter continuare a mentire della presenza militare russa nella parte orientale dell’Ucraina, per la quale lui non ha motivazioni di giustificazione. Le due bugie sono collegate tra di loro. “Le bugie sono per natura così feconde, che una ne suole partorir cento”, ci ricorda Carlo Goldoni.
2. Putin pensa che tutti mentano quanto lui. Il suo background lo dispone chiaramente a sospettare della veridicità degli altri. Sembra che lui pensi che il mondo funzioni solo di balle, e solo chi non ha cervello non riesce a vederlo. [In questo caso s’innesca la diffusa propaganda russa, per la quale l’obiettivo non è di presentare la verità, ma che tutti mentono].
3. Putin ricicla ciò che sente per i corridoi e che afferma la gente di strada. Chiunque ha avuto a che fare con alti funzionari russi, compreso il presidente, ha udito che le affermazioni che fanno sono di solito così bizzarre e inverosimili, che non sfiorano nemmeno la testa di nessun essere umano normale. Questo sistema d’accettare acriticamente qualsiasi affermazione che arriva da qualsiasi parte con la priorità che serva al proprio fine, rende facilmente diffamatorio tutto ciò che il regime sostiene.
4. La posizione di Putin dipende dal fatto che la verità è sempre coperta. Non ci sono prove, a mio avviso, che fosse stato direttamente coinvolto negli omicidi più scioccanti della Russia degli ultimi anni, dalla giornalista Anna Politkovskaya nel 2006, al leader dell’opposizione Boris Nemtsov nel 2015; ma il signor Putin custodisce il sistema che copre questi crimini, un sistema così corrotto dal quale è molto difficile decidere da dove far emergere una verità, senza avere tutto da svelare. La soluzione di Putin: coprire tutto.
Alla fine il paese ideale di Putin prevede: pagare per essere uno “stato fuorilegge”; la comune decenza umana è per delle pappemolle; la brutalità e l’insensibilità sono virtù, non vizi; lui vuole ricostruire la grandezza perduta della Russia nel modo più veloce possibile facendola diventare un ladro internazionale.
Queste spiegazioni dipingono un quadro poco attraente di un Vladimir Putin leader politico, ma nella mia mente il motivo finale della sua sistematica menzogna non è una sua patologia mentale, ma è perché non ne vede i costi.
Per il presidente di una Nazione ci potrebbe essere un atto d’accusa peggiore per il quale il mondo lo isola e nessuno gli da credito?