Si chiama Yuriy Il’chenko, un nome che ai più non dirà nulla, anche a tutti coloro che facendo informazione in Italia (per non parlare dei politici) sostengono che in Crimea dopo il referendum farlocco si è instaurata una democrazia illuminata.
Proprio in questi giorni sta emergendo con il caso Manafort il fiume di denaro che la Russia utilizza per corrompere politici e giornalisti di mezzo mondo e non è detto che da indagini più approfondite si potrà arrivare al flusso di denaro destinato all’Italia.
Ma tornando a Yuriy Il’chenko la sua storia sarà probabilmente utilizzata in un futuro per un film. Yuriy Il’chenko è un blogger ucraino che vive a Sebastopoli nella Crimea occupata. Da sempre ha espresso le sue posizioni nazionaliste e da sempre si è battuto contro la propaganda e l’occupazione russa. I suoi post ed i suoi articoli nel periodo dell’occupazione russa tramite gli “omini verdi” gli hanno procurato un futuro da incubo che sarebbe venuto da lì a poco.
Mentre molti politici e giornalisti (di cui una discreta rappresentanza italiana) facevano la fila alla corte dello Zar di Mosca per raccontare quale meraviglia stava accadendo nella Crimea post referendum con addirittura il cantante Riccardo Fogli arruolato in veste di “promoter” del nuovo sistema, Yuriy continuava a denunciare lo Stato di Polizia e di repressione che si stava instaurando nella penisola.
Il suo lavoro di informazione non è passato inosservato all’Fsb che nel luglio 2015 lo ha arrestato accusandolo di “estremismo”. Nel “magico mondo russo” per essere arrestati basta veramente poco, anche un post su Facebook può spalancarvi le porte del carcere. L’estremismo di Yuriy consisteva nel fatto che scriveva post ed articoli sul suo blog nei quali chiedeva al Governo di Kiev di troncare qualsiasi rapporto con la Crimea occupata, unica via secondo il bolgger per portare allo scoperto le nefandezze degli occupanti.
Per 11 mesi Yuriy Il’chenko è stato rinchiuso nel carcere preventivo di Sebastopoli; è stato sottoposto alla perizia psichiatrica, era ritenuto “pazzo” in quanto aveva rifiutato la cittadinanza russa, volevano da lui il rifiuto della cittadinanza ucraina, probabilmente per portarlo poi come esempio che anche gli Ucraini disconoscevano il loro Paese. Per renderlo più “trattabile” Yuriy è stato messo in una cella con
i delinquenti comuni dove è stato più volte picchiato sia dai compagni di cella che dalle guardie carcerarie e ispettori della FSB. Nei suoi confronti sono state anche applicate torture psicologiche quali non farlo dormire per giorni od obbligarlo a stare in piedi sino a che non crollava.
Il 2 giugno 2016 Il’chenko ha ottenuto gli arresti domiciliari nonostante non abbia mai preso la cittadinanza russa, gli è stato imposto il divieto di usare il telefono e internet.
Yuriy ha capito che non poteva più avere un futuro in quella terra che lui ama tanto., ha deciso di scappare. Si è travestito con gli abiti del padre e ha preso il bastone da passeggio della madre, Appena si è allontanato dall’abitazione ha tagliato il braccialetto elettronico e si è messo a correre più velocemente possibile verso il confine con la parte continentale dell’Ucraina. Una fuga attraverso i boschi ben sapendo che in prossimità del confine avrebbero utilizzato i cani per rintracciarlo. Trovata la strada durante la notte ha tentato l’attraversamento, si trovava infatti nella zona grigia. Ad un certo punto ha sentito un soldato non lontano da lui parlargli in russo ed ha capito che si trattava del nemico. Ha ricominciato a correre sentendo alle sue spalle l’ordine di fermarsi. Dopo una corsa a perdifiato nel buio della notte dopo alcune centinaia di metri ha visto che questa volta parlavano Ucraino. Racconta che a quel punto è crollato ed ha baciato il suolo della sua terra.
La sua evasione è avvenuta due mesi fa, ma il caso è stato reso noto solo ieri durante la conferenza stampa all’agenzia UKRINFORM. Questi due mesi sono serviti per organizzare l’esfiltrazione dalla Crimea dei genitori di Yuriy che dopo la sua fuga erano a rischio della vita. Ora tutti e tre risiedono a Lviv, e Yuriy per vivere insegna le lingue straniere e spera un giorno di ritornare nella sua Crimea liberata.