“Perchè il male trionfi è sufficiente che i buoni rinuncino all’azione” questa famosa frase di Edmund Burke è conosciuta sin troppo bene da chi per interesse personale trama affinchè la propria parte prevalga sull’altra.
A prescindere dal fatto di classificare chi lotta per il bene e chi per il male (spesso questo è soggettivo) in un’epoca caratterizzata sempre più dalle dinamiche descritte da Orwell in 1984, c’è chi si preoccupa anche di convincere in maniera coercitiva o mafiosa la parte avversa a “smettere” di lottare.
Mi era già capitato più di due anni fa, quando conclusasi la rivoluzione di Maidan avevo ricevuto una denuncia (del tutto inventata) da parte di Nicolai Lilin, famoso scrittore Moldavo conosciuto ai tempi per essersi convertito da oppositore di Putin in uno dei suoi più strenui propagandisti. Era chiaro che la denuncia aveva come unico scopo quella di intimorirmi e che non avrebbe avuto alcun seguito nelle aule giudiziarie in quanto mancava del ben che minimo presupposto giuridico. Probabilmente chi l’aveva ingegnata sperava di ottenere come risultato massimo di zittirmi mentre ottenne invece il risultato minimo di allontanare da me alcune persone che avevano condiviso il percorso e che da allora rinunciarono all’azione informativa.
Quell’evento mi provocò un discreto turbamento in quanto non sono mai stato avvezzo a firmare elezioni di domicilio e frequentare avvocati per difendermi, ma dopo i primi giorni di confusione decisi di andare avanti raddoppiando gli sforzi, ero in ballo e dovevo ballare, avrei tradito troppi amici che nel frattempo si erano trasferiti dalla piazza alle trincee se avessi ceduto a quelle paure.
Il risultato è stato un crescendo continuo, con la costituzione di un blog e tanti reportage dalle zone di guerra, tante interviste a personaggi della società civile ucraina, comparsate nelle televisioni ucraine ed alle conferenze a spiegare come era strutturata la propaganda russa e quali pericoli comportava per gli Stati che ne erano destinatari. E’ stato un crescendo anche culturale dovendo confrontarmi con sensibilità differenti e tanto studio circa le dinamiche utilizzate dalla propaganda.
Tutto questo lavoro mi ha portato ad ottenere l’incarico di editore della pagina italiana di StopFake, ad oggi ancora punto di riferimento per il debunking della propaganda e utile guida per chi vuole capire le dinamiche che essa utilizza.
Era ovvio che alzando la posta in gioco anche i miei nemici avrebbero alzato la puntata e così è successo.
Una settimana fa, a Torino, qualcuno si è introdotto nella mia macchina durante la notte non asportando nulla e richiudendola prima di andare via. Me ne sono accorto perchè il sedile lato passeggero era completamente avanti in una posizione assolutamente inusuale e mai da me utilizzata. Ne ho parlato con la Polizia italiana che in questi anni mi sta seguendo e poi la macchina è stata bonificata. Come sospettavo non avevano installato nessuna microspia o gps, si trattava solo di un messaggio mafioso del tipo “possiamo entrare nel tuo privato quando vogliamo”.
Tale azione è avvenuta dieci giorni dopo la tragica scomparsa del giornalista Pavel Sheremet, ucciso da una autobomba a Kiev.
E’ certamente preoccupante sapere che nel nostro Paese ci siano persone che agiscono come se fossero a Mosca con le stesse modalità mafiose, ma essendo l’Italia il paese Europeo più pro russo di Europa la cosa non deve sorprendere.
Il risultato è stato che anche questa volta sono ancora qui a scrivere ed a combattere la propaganda da qualunque paese provenga. Con il deteriorarsi della condizione internazionale quasi non ci si rende conto verso quale baratro stiamo andando tutti, quel punto di non ritorno che quando lo descrivevo due anni fa suscitava ilarità e battute da parte di molti.
Il messaggio che dobbiamo dare tutti quanti a queste azioni è che non si tratta del singolo Mauro Voerzio, ma di una comunità intera e coesa che non accetta le logiche della propaganda e della mistificazione dei fatti. La nostra azione deve sempre essere rivolta verso chi subisce la propaganda spiegandogli con dati oggettivi e mai soggettivi che lo stanno ingannando e che il motivo dell’inganno non è per il suo bene.
A chi ho confidato in questi giorni quanto mi è successo è venuto spontaneo chiedermi se ho paura. Ebbene si, ho anche paura, ma è quella paura che non trascende mai verso il panico, è quella sana paura che ti fa stare sempre allerta ed in qualche modo ti preserva. A tutti ho sempre risposto che non ho avuto paura a Shakta Butovka e non mi è mai passato per la mente di mollare, certamente non saranno questi mafiosi ad intimorirmi nonostante il messaggio questa volta è serio.
Il nostro impegno lo dobbiamo a tutti i nostri amici e parenti che ogni giorno vivono nelle trincee per difendere la libertà di ognuno di noi, loro lo fanno con gli AK47 noi con la videocamera ed una penna, ma la lotta è comune e se cedessimo noi probabilmente cederebbero anche loro.
Ora più che mai, SLAVA UKRAINI !
Mauro Voerzio