L’Italia vende tecnologia militare alla Russia, il paese che ha occupato la Crimea e il Donbas ed ha ucciso migliaia di ucraini. La tecnologia militare che l’Italia vende alla Russia finisce anche in Siria, dove la Russia è impegnata in azioni militari simili a quelle nel Donbas. Sorge spontanea una domanda: il Governo italiano è al corrente della questione? E sa che la vendita di armi alla Russia è una palese violazione delle sanzioni che l’Unione Europea ha applicato ai Paesi aggressori, in linea con il Codice di Comportamento dell’UE in materia di esportazione di armi? Di sicuro, l’Italia da un pessimo esempio agli altri membri dell’Unione Europea, tanto che l’Ungheria ha già manifestato l’intenzione di rafforzare la cooperazione militare con il Cremlino.
La vendita alla Russia di un centinaio di armamenti di categoria “Rys” da parte della Iveco può spiegare il perché, in Italia, le voci in merito alla necessità di revocare le sanzioni alla Russia siano sempre più numerose. L’Italia, nonostante il divieto di esportare armi e tecnologia militare alla Russia, continua a fornire armamenti al Ministero della Difesa della Federazione Russa.
Nello specifico, il contratto per l’acquisto di 350 armamenti Iveco di categoria Rys è stato raggiunto tra l’Italia e la Federazione Russa nel 2011. Da subito, 10 elementi militari sono stati consegnati alla Russia. In seguito all’aggressione militare della Russia all’Ucraina, l’Unione Europea ha applicato sanzioni alla Russia che hanno previsto, tra gli altri punti, il blocco dei contatti militari e industriali con Mosca.
La Francia ha così rinunciato ad un contratto miliardario per la realizzazione di navi da guerra di categoria “Mistral” per la flotta della Federazione Russa, mentre la Germania ha interrotto la costruzione nella Federazione Russa di centri di addestramento militare: un’operazione dal valore di 350 Milioni di Euro. Altri Paesi UE hanno dichiarato la sospensione dei contratti militari con la Russia.
Tuttavia, l’Italia, paese membro e fondatore dell’Unione Europea, continua a commerciare armi con un Paese aggressore come la Russia, in piena violazione delle sanzioni UE e, fatto ancor più grave, del Codice di Comportamento UE in ordine di esportazione di armi, fornendo armamenti ad un Paese coinvolto in un conflitto armato. Il contratto tra la Iveco e la Federazione Russa dimostra come la cooperazione militare tra Italiane Russia non si sia mai fermata.
In particolare, nel corso del 2014 l’Italia ha esportato in Russia 81 oggetti militari, nel 2015 la quantità è arrivata a 93. Il programma di partnership militare tra l’Italia e la Russia prevede la consegna a Mosca di 356 materiali militari italiani nel biennio 2015-2016. Con tutta probabilità questo armamenti sono destinati ai miliziani russi nel Donbas. Per certo, gli armamenti esportato dalla Iveco sono già stati utilizzati in Siria sia dall’esercito russo, che da quello regolare siriano alleato del Cremlino. Finora, il Governo italiano non ha mai denunciato la suddetta operazione.
Un altro atteggiamento a dir poco cinico dei Paesi dell’Unione Europea è quello dell’Ungheria. Come riportato dalla stampa russa, il Ministero della Difesa ungherese ha espresso l’intenzione di comprare in Russia circa 30 elicotteri militari di categoria Mi-8/17. Con tutta probabilità, la questione sarà discussa nel corso della visita del premier ungherese Viktor Orban a mosca il prossimo 17 Febbraio. L’ammontare del contratto è di circa 400 milioni di Dollari USA.
Il perché Budapest intenda acquistare tecnologia militare dalla Russia nonostante le sanzioni UE è legato a fattori di ordine obiettivo e soggettivo. Nessuno dubita che l’esercito ungherese necessiti di acquistare elicotteri militari multifunzionali, in quanto, ad oggi, non ne possiede alcuno. Alcuno. Tutto questo è in violazione delle raccomandazioni della NATO, che impegnano gli Stati membri a rifornirsi di un adeguato pacchetto di elicotteri e, per questa ragione, l’Ungheria è puntualmente criticata durante i vertici dell’Alleanza. Senza dubbio, l’acquisto di elicotteri militari è anche teso a rafforzare le forze armate ungheresi in un’ottica prettamente nazionale.
Tuttavia, l’Ungheria ha de facto preso in giro l’Unione Europea e gli USA dopo che, alla metà del 2015, il Governo ungherese ha revocato senza motivo l’ordine per l’acquisto di elicotteri di nuova generazione dalla Augusta Westland e dalla Sikorsky. La revoca dell’operazione, dal valore di circa 600 milioni di Dollari USA, non è piaciuta ai partner occidentali dell’Ungheria.
Dal canto suo, la Russia è innervosita per via della mancata coerenza dell’Ungheria in merito alla realizzazione di una centrale nucleare in territorio ungherese con fondi russi. Nonostante Orban abbia già accettato i fondi russi per la realizzazione dell’opera, ed abbia dato assicurazioni personali in merito al Presidente russo Putin, l’Unione Europea ha fatto sapere che il progetto non è in linea con la legge UE, e, per questo, sarà congelato. Dunque, Orban ha problemi con NATO, UE e Russia, anche se è il versante russo a rappresentare, per il premier ungherese, la minaccia più seria, dal momento in cui gli imprenditori ungheresi con molti interessi in Russia possono mettere Orban letteralmente con le spalle al muro.
La data del 17 Febbraio non è causale, dal momento in cui proprio il 16 Febbraio del 2015 Putin fu accolto con tutti gli onori a Budapest per la firma di un contratto con Orban per la vendita di armamenti finiti poi nelle mani dei miliziani russi del Donbas impegnati in azioni di guerra contro l’esercito ucraino a Debaltsevo. Orban, forse, sapeva che quegli armamenti avrebbero provocato la morte di centinaia di soldati ucraini.
Ora, di fatto, Orban è sotto la minaccia di Putin per quanto riguarda l’affare che ruota attorno alla centrale nucleare ungherese. Non è un caso che la stampa di opposizione abbia pubblicato una notizia in merito alla presenza di una delegazione di imprenditori ungheresi a Mosca: un chiaro segnale che Putin è in grado di sostenere l’opposizione ad Orban qualora fosse necessario per costringere il premier ungherese al compromesso.
Per questo, la compravendita di elicotteri militari tra Ungheria e Russia è da considerarsi un gesto di fedeltà di Orban nei confronti di Putin e, nel contempo, un chiaro calcolo politico. Anche se la decisione dell’Ungheria di acquistare elicotteri militari dalla Russia potrebbe essere una presa di tempo, oltre che un gioco di sponda tra il Cremlino e l’Unione Europea.
Dal punto di vista russo, l’affare con l’Ungheria per l’acquisto di elicotteri risponde ad una chiara esigenza tattica, atta a distruggere le fondamenta dell’Europa mandando in bancarotta alcuni dei suoi Stati membri. L’Ungheria, infatti, non possiede le risorse finanziare necessarie per l’acquisto degli elicotteri militari russi. Per questo, con tutta probabilità l’Ungheria sarà costretta a chiedere un prestito alla Russia, un gesto che, oltre a sottomettere Budapest a Mosca, incrina la solidarietà interna alla comunità Euroatlantica: due argomenti, che rientrano tra le priorità geopolitiche di Putin, su cui la propaganda russa ha già iniziato a scrivere con un certo risalto.
Infine, un esempio di come alcuni Stati membri dell’Unione Europea desiderino cooperare con la Russia nonostante la guerra con l’Ucraina e le sanzioni è quello della Grecia. Alla metà di Gennaio, il parlamento greco ha ratificato un accordo con la Russia per la concessione di forniture militari: un documento programmatico che getta le basi per una cooperazione militare continuata tra Russia e Grecia. È lecito aggiungere che la Grecia ha armato le navi militari russe con sistemi contraerei di categoria C-300. Ora, la Grecia sembrerebbe interessata all’acquisto di armi russe. Forse, così come l’Ungheria, con i soldi di Putin.
Interessante, mentre il sangue continua ad essere versato in Ucraina e Siria, sarebbe sapere quanti accordi internazionali sono stati violati. Interessante è anche comprendere quante persone devono ancora morire per mano dell’aggressore russo in nome del business as usual. Si rendono conto, a Roma, Budapest e Atene, che le mani insanguinate del Cremlino possono, prima o poi, toccare anche loro?
Mykhaylo Samus
Centro di Studi Militari di Kyiv, Ucraina.
Traduzione di Corrado Prometei
Fonte originale dell’articolo: http://www.radiosvoboda.org/content/article/27538633.html