L’intero materiale si basa su un’intervista a “un’assistente sociale” che parla della situazione della prostituzione. Pertanto, le informazioni presentate non sono dati ufficiali, ma si basano solo sulle parole della stessa assistente sociale e il cui vero nome rimane sconosciuto. Inoltre, l’articolo di Die Welt non si riferisce all’intera Germania, ma solo alla capitale Berlino. L’articolo sottolinea anche che molte delle donne ucraine sono coinvolte nella prostituzione non per loro volontà, ma perché vittime di trafficanti di esseri umani o perché non sono in grado di predisporre la loro vita in un nuovo Paese.

I social network e i siti web russi stanno massicciamente diffondendo l’informazione che oltre il 50% delle lavoratrici dei bordelli in Germania sono ucraine. Questo sarebbe quanto riportato dall’edizione tedesca di Die Welt.

“Un momento, ci sono circa 400.000 prostitute registrate in Germania, quindi 200.000 donne ucraine lavorano ufficialmente per l’economia europea? E quante altre lo fanno in nero?”, ”Questo è il risultato della guerra e della politica di Zelensky. Ora sì che l’immagine dell’Ucraina sta diventando ancora più forte”, hanno scritto sui social network.

Screenshot: facebook.com

In realtà, questa informazione è una manipolazione. L’articolo del Die Welt non si riferisce all’intera Germania, ma solo alla capitale Berlino. Il testo cita le parole di un’assistente sociale sotto anonimato. Questa, secondo le sue opinioni personali, afferma che nei bordelli di Berlino circa la metà delle lavoratrici sono ucraine. Pertanto, le informazioni presentate non sono dati ufficiali, ma si basano solo sulle parole di una ignota assistente sociale. 

Il testo con il titolo “Nei bordelli ora circa il 50% delle donne sono ucraine” è stato pubblicato sul sito tedesco Die Welt il 13 settembre 2024 nella sezione intitolata “Prostituzione a Berlino” ed è un’intervista a un’anonima “assistente sociale”. All’inizio dell’articolo viene presentata come Mia, dichiarando che sia un nome di fantasia. “Mia è un’assistente dell’organizzazione per assistenza sociale Neustart di Berlino che si occupa delle donne coinvolte nella prostituzione. Nello specifico si tratta di consulenza, sensibilizzazione nelle strade e nei bordelli, assistenza nella ricezione e nella presentazione delle domande, nonché sostegno alle donne che vivono in appartamenti in affitto”, riferisce Die Welt.

Uma Sostmann, giornalista della testata, inizia subito il dialogo parlando della guerra della Russia in Ucraina e di come questa abbia influito sul traffico della prostituzione a Berlino. In questo modo, l’intervista è finalizzata principalmente a trattare l’argomento delle donne rifugiate ucraine coinvolte nella prostituzione a Berlino, piuttosto che della prostituzione nel suo complesso.

Alla domanda della giornalista, Mia risponde che prima di questa (invasione su larga scala da parte della Russia – ndr) le donne ucraine non erano molto presenti in questo campo. “La maggior parte delle donne con cui lavoriamo a Berlino proviene dall’Europa dell’Est: Bulgaria, Romania, Ungheria e ora Ucraina. Nei bordelli direi che ce n’è circa il 50%. Ci sono molte donne assai giovani che sono venute qui a causa della guerra”, riferisce l’assistente sociale. È questa la citazione che i media e i giornali russi utilizzano nelle loro pubblicazioni, secondo cui il 50% delle prostitute in Germania sarebbe ucraino. Tuttavia, ciò non corrisponde alla realtà.

Mia cita il fatto che molte donne ucraine non sono nemmeno informate sui loro diritti, che hanno molta paura del centro per l’impiego temendo che si potrebbe scoprire la loro attività di prostituzione, come ragione dell’alto numero di donne ucraine nei bordelli di Berlino. Inoltre, sebbene i rifugiati ucraini abbiano diritto a un alloggio, le possibilità di scelta nella capitale tedesca sono troppo poche. “Di conseguenza, a meno che una persona non sia in grado di organizzarsi, può solo trovare un alloggio di emergenza. Allora molte donne scelgono di rimanere nella prostituzione, anche se non l’hanno iniziata per scelta”, dice Mia. Pertanto, parte della responsabilità ricade anche sui servizi sociali tedeschi che non sono in grado di fornire condizioni di vita accettabili a tutti coloro che ricevono lo status di rifugiato in Germania.

Le interviste sottolineano anche che alcune donne ucraine, invitate a vivere gratuitamente in appartamenti tedeschi all’inizio dell’invasione russa su larga scala, sono state poi costrette a “pagare l’alloggio con prestazioni sessuali” e persino a prostituirsi. Allo stesso tempo, coloro che attiravano le donne ucraine con false offerte di alloggio, poi le ricattavano sfruttando il loro vulnerabile status sociale in un Paese a loro sconosciuto. Il materiale evidenzia quindi i problemi che costringono molte donne ucraine a prostituirsi a Berlino, e spesso non per loro volontà. Pertanto, l’informazione secondo cui il 50% delle lavoratrici dei bordelli in Germania sono ucraine non è vera ed è diffusa dalla propaganda russa per screditare l’immagine dei rifugiati ucraini all’estero.

StopFake continua a confutare questi falsi nei materiali Fake: l’Ucraina ha contrabbandato illegalmente 85 bambini disabili nell’UE, dove sono stati “messi in vendita”, Fake: i rifugiati ucraini nell’UE diventano donatori di reni in massa – BBC, Fake: l’Ucraina è il peggior Paese per le donne.