E’ un testo fondamentale per capire gli eventi geopolitici attuali. Gerasimov nel 2013 in qualità di Capo di Stato Maggiore Russo esplica la nuova dottrina Militare russa. In esso i germi di quanto da lì a poco accadrà in Crimea, nel Donbass, in Siria ed anche in Europa.
Illuminanti i passaggi sulle guerre ibride, sugli omini verdi, sul ruolo della disinformazione e della destabilizzazione degli Stati nemici. Di come si possano creare le condizioni perchè uno Stato che sino a poche settimane prima viveva in pace si ritrovi di colpo nell’abisso del conflitto senza quasi accorgersene.
Interessante è anche il richiamo che la potenza di un esercito non è più solo la forza in se stessa che può sviluppare ma una stretta collaborazione con altre realtà anche della società civile ed in particolare con la collaborazione con la scienza.
Anche il passaggio che le “nuove idee non possono essere formulate a seguito di un ordine” lascia presupporre una richiesta al potere politico ed alle alte gerarchie militari ad essere più aperti ed ad avere un approccio “meno Sovietico”
Il valore della scienza è nella previsione
Le nuove sfide fanno ripensare alle forme e metodi di guerra
Valeriy Gerasimov
Nel XXI secolo si nota la tendenza di cancellare la differenza tra lo stato di guerra e di pace. Le guerre ormai non vengono dichiarate e quando iniziano si svolgono non con il solito schema.
L’esperienza di conflitti militari, compresi quelli connessi con le cosiddette rivoluzioni colorate nel Nord Africa e in Medio Oriente, conferma che uno Stato prospero nel giro di pochi mesi o addirittura giorni può trasformarsi in una lotta armata amara, diventare una vittima di intervento straniero, immergersi nel caos, nel disastro umanitario e guerra civile.
Le lezioni delle «primavere arabe»
Naturalmente è più semplice dire che gli eventi della “primavera araba” non sono una guerra, così per noi militari non c’è nulla da imparare li. O forse viceversa – proprio questi eventi sono una guerra tipica del XXI secolo?
Secondo la scala dei morti e delle distruzioni, le devastanti conseguenze sociali, economiche e politiche di questo nuovo tipo di conflitti sono paragonabili per gli effetti ad una vera e propria guerra.
Le stesse “regole della guerra” sono cambiate in modo sostanziale. È cresciuto il ruolo dei metodi non militari per raggiungere obiettivi politici e strategici, che in alcuni casi per la loro efficacia hanno notevolmente superato la forza delle armi.
Il focus dei metodi di confronto utilizzati si sposta verso un uso diffuso delle misure politiche, economiche, informative, umanitarie e altre misure non militari, realizzate sfruttando le potenzialità di protesta della popolazione. Ciò si completa con i mezzi militari nascosti, tra cui la realizzazione di eventi di concorrenza informativa e le azioni delle forze speciali. Alle azioni di forza, spesso sotto l’apparenza di operazioni di pace e la regolazione della crisi, si passa solo a un certo punto soprattutto per raggiungere il successo finale nel conflitto.
Da qui sorgono le domande legittime: cosa è la guerra moderna ? a cosa bisogna preparare l’esercito ? come dovrebbe essere armato? Solo rispondendo a queste domande, potremo determinare le direzioni della costruzione e dello sviluppo delle Forze Armate a lungo termine. Per questo è necessario essere chiari quali forme e modalità della loro applicazione utilizzeremo.
Attualmente, oltre alle tecniche tradizionali si introducono quelle non standard. Cresce il ruolo dei gruppi militari mobili interspecifici che agiscono nello stesso spazio esplorativo e informativo mediante l’uso di nuove possibilità di sistemi di controllo e sicurezza. Le operazioni militari stanno diventando più dinamiche, attive e produttive. Scompaiono pause tattiche e operative, pause che il nemico potrebbe sfruttare.
Le nuove tecnologie informative hanno notevolmente ridotto il divario dello spazio, del tempo e di informazioni tra le truppe e il governo. Lo scontro frontale di grandi gruppi di truppe (forze) a livello strategico ed operativo, sta gradualmente svanendo. L’impatto con il nemico senza contatto e a distanza diventa la via principale per raggiungere gli obiettivi delle operazioni e del combattimento.
La distruzione dei suoi oggetti avviene per tutta la profondità del territorio. Si sfumano le distinzioni tra il livello strategico, operativo e tattico, azioni offensive e difensive. L’uso delle armi ad alta precisione diventa diffuso. In affari militari attivamente si introducono le armi sulla base di nuovi principi fisici e sistemi robotici.
Vasta diffusione hanno avuto le azioni asimmetriche, che permettono di neutralizzare la superiorità del nemico nella lotta armata. Queste includono l’uso di forze speciali e opposizione interna per creare un fronte permanente su tutto il territorio dello stato opposto, nonché l’impatto di informazioni, le cui forme e i cui metodi sono sempre in miglioramento.
Questi cambiamenti si riflettono nei punti di vista dottrinali dei principali paesi del mondo e si sperimentano nei conflitti militari.
Già nel 1991 le forze armate americane durante l’operazione “Desert Storm” in Iraq hanno realizzato in pratica il concetto di “Slancio globale – potenza globale” e “Operazione aria-terra”. Nel 2003 in operazione “Libertà per l’Iraq” le azioni militari sono state condotte in conformità con la cosiddetta prospettiva comune-2020.
Attualmente sono stati sviluppati i concetti di “Global Strike” e “Global PRO”, che prevedono la sconfitta durante poche ore alle truppe e sulle strutture nemiche in quasi ogni angolo del globo e allo stesso tempo evitano danni inaccettabili circa una possibile ritorsione. Negli Stati Uniti hanno anche messo in pratica le disposizioni della dottrina delle operazioni integrate a livello globale, orientata alla costituzione nel più breve tempo possibile di truppe (forze) altamente interspecifiche.
Negli ultimi conflitti sono apparsi nuovi metodi di guerra che non possono essere considerati esclusivamente militari. Un esempio di questo è l’operazione in Libia, dove è stata creata la no-fly zone, si applicava il blocco navale, si utilizzavano ampiamente le società militari private nella loro stretta collaborazione con i gruppi armati dell’opposizione.
Bisogna ammettere che se comprendiamo l’essenza delle operazioni militari tradizionali che conducono le forze armate regolari, delle forme e dei metodi asimmetrici la nostra conoscenza è superficiale. A causa di questo, cresce il ruolo della scienza militare, che deve creare una teoria completa di tali azioni. In questo potrebbero aiutare i lavori e le ricerche dell’Accademia delle Scienze Militari.
I compiti della scienza militare
Parlando delle nuove forme e dei metodi di guerra, non dobbiamo dimenticare l’esperienza nazionale. L’uso dei reparti partigiani nella Grande Guerra Patriottica, la lotta contro le forze irregolari in Afganistan e nel Caucaso del Nord.
Voglio sottolineare che durante la guerra in Afganistan sono nate le forme e metodi di guerra specifici. Si basavano sulla sorpresa, tempi elevati di avanzamento, l’uso sapiente degli attacchi aerei i quali permettevano di anticipare le intenzioni del nemico, infliggendogli danni significativi.
Un altro fattore che influenza il cambiamento nel contenuto dei moderni metodi di guerra è l’uso di sistemi robotici avanzati per uso militare e le ricerche nel campo dell’intelligenza artificiale. Oltre ai droni volanti usati adesso, un domani il campo di battaglia sarà pieno di robot che camminano, si trascinano, saltano e volano. Nel prossimo futuro forse saranno create delle unità completamente robotizzate che potranno condurre operazioni di combattimento indipendentemente.
Come combattere in tali condizioni? Quali devono essere le forme e le modalità di azione contro il nemico robot? Di quali robot abbiamo bisogno e come applicarli? Già da adesso il nostro pensiero militare deve riflettere su questi temi.
Un importante insieme di problemi che richiede attenzione è associato con il miglioramento delle forme e metodi d’applicazione delle truppe (forze). È necessario ripensare il contenuto delle azioni strategiche delle Forze Armate della Federazione Russa. Già ci sono le domande: c’è la necessità di un tale numero di operazioni strategiche? di quali e quanti avremo bisogno in futuro? Finora non ci sono risposte.
Ci sono altri problemi i quali bisogna affrontare nelle attività quotidiane.
Siamo ora nella fase finale della formazione del sistema di difesa aerospaziale (DAS). A questo proposito, rilevante è la questione dello sviluppo di forme e metodi d’azione di forze e mezzi coinvolti nel DAS. Lo Stato Maggiore sta già svolgendo questo lavoro. All’Accademia di scienze militari si propone di prenderne la parte più attiva.
Il confronto informativo apre ampie possibilità asimmetriche per la riduzione del potenziale combattivo del nemico. In Nord Africa, abbiamo assistito alla realizzazione delle tecnologie di influenza sulle agenzie governative e il pubblico attraverso le reti informative. È necessario migliorare le attività nello spazio d’informazioni, anche per la tutela degli oggetti propri.
L’operazione per costringere la Georgia alla pace ha identificato l’assenza di un approccio comune per l’uso di formazioni delle Forze Armate al di fuori della Federazione Russa. L’attacco nel settembre del 2012 sul consolato americano nella città libica di Bengasi, l’intensificazione della pirateria, la recente presa di ostaggi in Algeria confermano l’importanza di costruire un sistema di difesa armata degli interessi nazionali al di fuori del suo territorio.
Nonostante il fatto che le modifiche alla legge federale “Sulla difesa” che permettono di usare rapidamente le formazioni delle forze armate russe all’estero sono state introdotte nel 2009, le forme e i metodi di azione non sono ancora definiti. Inoltre, al livello interministeriale non sono risolti i problemi di assicurazione di utilizzo operativo. Questi includono l’introduzione delle procedure semplificate di attraversamento delle frontiere statali, l’uso dello spazio aereo e le acque territoriali di Stati esteri, la procedura di cooperazione con le autorità del paese di residenza e altri.
È necessario condurre un lavoro congiunto con organizzazioni di ricerca dei ministeri e dipartimenti interessati a questo tema.
Una forma dell’applicazione delle formazioni delle Forze Armate all’estero è l’operazione di pace. Essa in aggiunta ai metodi tradizionali d’azione di truppe può includere anche quelli specifici: speciali, umanitari, di salvataggio, evacuazione, sanitarie e altri. Attualmente, la loro classificazione, la natura e il contenuto non sono chiaramente definiti.
Inoltre i compiti di pace complessi e multidimensionali che forse dovranno essere risolti da truppe regolari, comportano la creazione di un sistema fondamentalmente diverso della loro formazione. Perché il compito delle forze di pace è quello separare le parti in conflitto, proteggere e salvare la popolazione civile, aiutare a ridurre il potenziale di ostilità e stabilire una vita pacifica. Tutto questo richiede uno studio scientifico.
Il controllo del territorio
Una particolare rilevanza nei conflitti contemporanei ottiene la protezione della popolazione, delle strutture e la comunicazione sulle azioni delle forze di operazioni speciali del nemico in termini di aumento della portata della loro applicazione. La soluzione di questo compito è prevista dall’organizzazione e lo svolgimento di difesa territoriale.
Fino al 2008, quando il numero delle truppe in guerra era più di 4,5 milioni, questi problemi venivano risolti esclusivamente dalle Forze Armate. Ma le condizioni sono cambiate. Ora l’opposizione alle forze di esplorazione e sabotaggio e quelle terroristiche può essere organizzata solo con l’applicazione completa di tutte le strutture di potere dello Stato.
Questo lavoro è avviato dallo Stato maggiore. Si basa su una precisazione di approcci alla difesa del territorio, che si riflettono nei cambiamenti fatti alla legge federale “Sulla difesa”. Con l’adozione del disegno di legge bisognerà chiarire il sistema di gestione della difesa territoriale, legalizzare il ruolo e il posto di altre truppe nella sua esecuzione, formazioni militari, enti e altre strutture statali.
Sono necessarie, anche da parte della scienza militare, le raccomandazioni giustificate sul sistema d’uso di forze multidepartimentali e mezzi durante l’esecuzione dei compiti di protezione del territorio, i metodi di lotta con le forze nemiche terroristiche e di sabotaggio in condizioni moderne.
L’esperienza di condurre operazioni militari in Afganistan e in Iraq ha mostrato la necessità di studiare insieme alle istituzioni accademiche di altri ministeri e dipartimenti della Federazione Russa il ruolo e livello di partecipazione delle forze armate nel regolamento post conflittuale, l’elaborazione dell’elenco di compiti, i metodi delle azioni da parte delle truppe, l’istituzione dei limiti dell’uso della forza militare.
Una questione importante è lo sviluppo dell’apparato scientifico-metodologico di supporto alle decisioni in base alla natura interannuale dei gruppi di truppe (forze). È necessario effettuare uno studio delle possibilità integrali che abbinano il potenziale di tutte le loro truppe e forze. Il problema qui è che i modelli di operazioni ed azioni militari esistenti non permettono a farlo. Abbiamo bisogno di modelli nuovi.
I cambiamenti nella natura dei conflitti militari, lo sviluppo di mezzi di guerra, di forme e modalità della loro applicazione, determinano i nuovi requisiti per i sistemi di sicurezza globale. Questo è un’altra direzione di attività scientifica, che non deve essere dimenticata.
Le idee non possono essere generate per ordine
Le condizioni della scienza militare nazionale oggi non possono essere confrontate con la rinascita della teoria militare nel nostro paese alla vigilia della seconda guerra mondiale.
Naturalmente, sia per ragioni oggettive che soggettive non si può incolpare qualcuno in particolare per questo. Non l’ho detto io che è impossibile generare idee per ordine.
Sono d’accordo con questo, ma devo anche ammettere altro: allora non c’erano ne dottori ne dottori di ricerca, non c’erano scuole scientifiche e direzioni. C’erano persone uniche con idee brillanti. Io li chiamerei fanatici della scienza nel senso buono della parola. Forse oggi noi abbiamo bisogno proprio di queste persone.
Come, ad esempio, il komdiv (comandante divisione) Georgiy Isserson che, nonostante le opinioni prevalenti nel periodo prebellico, ha pubblicato il libro “Le nuove forme di lotta”. In esso il teorico militare sovietico ha predetto: “La guerra non si dichiara a tutti. Semplicemente inizia con forze militari distribuite in anticipo. La mobilitazione e la concentrazione non si riferiscono al periodo dopo il verificarsi di uno stato di guerra, come è stato nel 1914, ma si effettua molto prima impercettibilmente, a poco a poco“. Tragico fu il destino “del profeta nella propria patria”. Con molto sangue ha pagato il nostro paese per non aver ascoltato le conclusioni del professore dell’Accademia di Stato Maggiore.
Da qui segue la conclusione. L’atteggiamento dispregiativo verso nuove idee e nuovi approcci non standard da un punto di vista diverso nella scienza militare non è ammesso. E soprattutto è inaccettabile l’atteggiamento dispregiativo alla scienza da parte dei pratici.
In conclusione direi che non importa quanto sia forte il nemico, non importa quanto perfette sono le sue forze e mezzi di guerra, forme e modalità del loro utilizzo, avrà sempre le sue vulnerabilità e quindi vi è sempre la possibilità di contromisure adeguate.
Allo stesso tempo non dobbiamo copiare l’esperienza degli altri e rincorrere i principali paesi, ma dobbiamo essere noi avanzati e in posizioni di leadership. Qui, la scienza militare svolge un ruolo importante.
Un famoso scienziato militare sovietico Alexandr Svechin ha scritto: “La situazione di guerra è estremamente difficile da prevedere …. Per ogni guerra è necessario sviluppare una linea speciale di comportamento strategico, ogni guerra è un caso speciale che richiede la creazione di una propria logica speciale, piuttosto che l’applicazione di un modello“.
Questo approccio è ancora attuale oggi. In effetti, ogni guerra è un caso particolare che richiede una comprensione della sua particolare logica, la sua unicità. Pertanto la natura della guerra dove può essere coinvolta la Russia o i nostri alleati, oggi è molto difficile da prevedere. Tuttavia, è necessario risolvere questo problema. È inutile ogni ricerca scientifica nel campo della scienza militare se la teoria militare non fornisce la funzione di previsione.
Per risolvere i numerosi problemi che stanno di fronte alla scienza militare oggi, lo Stato Maggiore si aspetta l’aiuto dell’Accademia delle Scienze Militari, dove si sono riuniti i principali scienziati militari e professionisti autorevoli.
Sono convinto che gli stretti legami dell’Accademia delle Scienze Militari con lo Stato Maggiore delle Forze Armate russe continueranno a svilupparsi e migliorare.
Valeriy Gerasimov,
Capo di Stato Maggiore Generale delle Forze armate russe, generale dell’esercito
Pubblicato in edizione numero 8 (476) dal 27 febbraio 2013