La notizia della morte al fronte Ucraino di Vasily Slipak ha colpito molto l’opinione pubblica ucraina. Vasily era un cantante di 42 anni, molto quotato, viveva e lavorava da anni al teatro dell’Operà di Parigi, ma dopo lo scoppio della guerra in Ucraina era tornato e si era arruolato come volontario.
E’ stato ucciso qualche giorno fa in Donbass da uno sniper russo.
I genitori di Vasily vivono in Italia da dieci anni ad Olbia ed appena saputa la triste notizia sono partiti per l’Ucraina. La mamma di Vasily fa la governante di una famiglia italiana, un lavoro umile che però le ha permesso di dare un’istruzione a tutti i suoi quattro figli e con la quale Vasily era riuscito ad imporsi in Francia ottenendo una posizione sociale di buon livello.
Questa notizia dovrebbe far riflettere molto gli italiani, non tanto per una morte in più che avviene in Ucraina dove si continua a morire ogni giorno per una guerra che gli ucraini non vogliono ma che debbono continuare a subire a causa dell’aggressione russa, ma per il fatto che il nostro paese è in prima fila per il ritiro delle sanzioni economiche alla Russia e che da noi la propaganda russa ha attecchito come in nessun altro paese europeo, rendendo i terroristi del Donbass quasi degli eroi.
In Italia vivono e lavorano regolarmente circa 270.000 ucraini, una diaspora molto operosa composta in gran parte da signore di mezza età che molto spesso accudiscono i nostri cari, facendo quel lavoro tanto importante definito in maniera un pò dispregiativa BADANTE.
Bene, fatta questa premessa bisognerebbe ricordare almeno a quelle famiglie che hanno la fortuna di avere una collaboratrice ucraina che si prende cura dei loro affetti più cari, che uno di quegli eroi potrebbe essere il killer di suo figlio, di un suo parente o amico, proprio come è successo alla mamma di Vasily.
Magari per lavarsi la coscienza gli italiani pensano che questo sia un problema che non li riguarda, che in fondo si ammazzano tra russi ed ucraini, due popolazione slave che hanno la violenza nel sangue. Ebbene a queste persone bisogna far presente che tra quei killer ci sono anche tanti italiani, quasi sempre contractor che uccidono per soldi e non per ideali.
Nonostante in Italia sia un reato penale arruolarsi in organizzazioni straniere sembra che i cosiddetti “Foreign Fighters” nostrani non interessino alle Procure italiane che fanno finta di nulla nonostante sia un reato procedibile di ufficio.
Qualcuno penserà che è difficile identificarli, che si tratti di un lavoro da servizi segreti e per questo motivo la nostra Magistratura non può intervenire.
Non è così, o almeno non lo è così per molti casi. Se esistono sicuramente un discreto numero di mercenari che evitano social network e pubblicità non gradita, ne esiste uno sparuto gruppo che invece si fa beffa della Giustizia italiana e si fa immortalare (e qualche volta intervistare) con armi da guerra e in tuta mimetica direttamente sul fronte.
Basta fare una ricerca su internet e sui vari social network che scopriamo che non sono pochi i Rambo locali, proviamo a conoscerne qualcuno.
Andrea PALMERI, cittadino italiano di Lucca, latitante in Italia leader dei Bulldog gruppo ultras lucchese, ha una condanna per associazione a delinquere per le violenze commesse per conquistare il controllo della curva ed una sentenza di tre anni e dieci mesi per il pestaggio di un militante di sinistra,
Si considera un Fascista. Dalla fine del 2014 si è arruolato tra le file della DNR e nelle sue varie interviste dice di sentirsi a casa finalmente circondato da “fascisti veri”. Opera nella zona di di Lugansk. Si fa intervistare anche dalle IENE.
Una delle prime interviste la rilascia ad Irina Osipova, la giovane russa presidente dei giovani russi in Italia candidata da Salvini alle comunali di Roma nella lista di Giorgia Meloni. Anche la Osipova bazzica nell’ambiente dell’estrema destra.
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Massimiliano CAVALLERI soprannominato “Spartaco”, nato a Brescia il 09/11/1984, di estrazione politica neo fascista, combatte a Lugansk ma è stato anche molti mesi a Donestk, dichiara in una intervista “Prima di arrivare qua alla LNR [Repubblica di Lugansk] ero alla DNR [Repubblica di Donetsk] a Donetsk. Ho combattuto all’aeroporto per cinque mesi. Là si sparava bene o male tutti i giorni, con fucili, artiglieria, carri armati… Si sparava con tutto, là. “ e poi “Ogni volta che sparo a un soldato ucraino, immagino di colpire uno dei nostri politici di Bruxelles, Ricordo che quel giorno mi gettai sulla mitragliatrice e iniziai a sparare come un ossesso. Perdemmo molti camerati, ma riuscimmo a respingere tutti gli assalti ucraini”.
Qui una sua intervista in compagnia di Rangeloni
Gabriele CARUGATI, nome di battaglia Arkanghel, originario di Varese, legami politici con la Lega Nord sua mamma Silvana Marin è segretaria della Lega Nord a Cairate. E’ stato uno dei primi italiani ad andare insieme a Massimiliano Cavalleri a combattere in Donbass, già nel 2014
Profilo Facebook
Antonio CATALDO originario di Chiusano San Domenico in provincia di Avellino, ha combattuto a lungo in Donbass come mercenario. Terminato il contratto è stato fatto uscire via Russia dove ha raggiunto Helsinky. Da li sembra sia stato inviato in Siria per un nuovo lavoro. Di professione sniper di lui dice “Incominciai con un addestramento nel luglio 2009 in Russia e Kazakistan e poi ho svolto diversi lavori di sicurezza e investigazioni in diverse zone del mondo: Panama, Dubai, Beirut, Tunisi e molti altri ancora. Tuttavia, nel 2011in Libia fui fatto prigioniero. Dopo un mese, grazie alla rivolta nelle carceri di Tripoli, riuscii a fuggire e a rifugiarmi nell’Ambasciata ungherese, che mi fece salire su un peschereccio con il quale tornai in Italia. In seguito ho continuato a lavorare sempre nella sicurezza.“
Profilo Facebook non sembra avere alcuna appartenenza politica, per lui la guerra è un business, sparare ad essere umani o a quaglie non fa differenza.
Vittorio Nicola RANGELONI, originario di Lecco anche lui con legami con il mondo della Lega, si definisce giornalista della LNR (i terroristi di Lugansk), molto amico di di Cavalleri e Rangheloni si è più volte fatto fotografare con armi tra cui un pugnale da guerra che gli è stato regalato direttamente da Zakharcenko, il Comandante della DNR.
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Scrive anche per Saker Italia, il sito dei rosso bruni, Profilo VK
Edy ONGARO nato il 06/02/1976 a Giussago di Portogruaro in provincia di Venezia, detto Bozambo, in controtendenza (ma non tanto) con gli altri mercenari italiani, ha un’appartenenza politica legata alla sinistra radicale italiana di ispirazione comunista. Vi sono anche alcuni video su youtube con sue interviste.
Il suo profilo Facebook
Alberto FAZOLO nato il 26/10/1979 a Roma, passaporto AA0278798 che fa parte di una organizzazione con sede anche in Italia denominata “Donbass International Forum” che secondo le indagini ucraine sarebbe uno dei terminali per il reclutamento di italiani per combattere in Donbass.
Il nome (insieme ad altri) è comparso dopo che alcuni hackers ucraini sono entrati in possesso delle mail presenti su un server della cosiddetta LNR. Dallo scambio di email emerge come i mercenari internazionali vengono reclutati ed i documenti allegati alle email servono per la creazione dei documenti necessari per l’ingresso nelle zone occupate.
Alessandro BERTOLINI, è invece un esempio di quegli italiani che stanno mantenendo un profilo basso senza interviste e video, solo qualche foto su facebook Dovrebbe essere anche lui originario del veneto e legato agli ambienti lego-fascisti della zona.
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Riccardo Sotgia, originario di Sassari, è arrivato nei territori occupati della regione di Luhansk nell’ottobre 2016, senza l’autorizzazione ucraina, come un membro del gruppo dei cosiddetti “monitor internazionali” per le “elezioni primarie”. Sotgia è stato anche visto ad Alchevsk nelle postazioni dei militanti del gruppo “Prizrak”. Secondo la testata Censor.net, l’italiano fa anche parte del cosiddetto “Ministero della difesa” della “DPR”. È simpatizzante dell’ideologia comunista.
Giampietro Simonetto è stato visto nelle fila dei militanti della brigata “Prizrak” nel territorio della “LPR” nell’ottobre 2016. Simonetto è un membro di un’organizzazione comunista. Nel 2007 è stato arrestato in Italia con l’accusa di possesso illegale di armi e munizioni. (fonte UCMC)
Nel 2015 il Senato italiano ha approvato la legge per il contrasto al terrorismo. Tra le novità introdotte vi era l’innalzamento delle pene per il delitto di arruolamento con finalità di terrorismo, anche internazionale, con lo scopo di colpire anche i cosiddetti “foreign fighter”.
Questi sono alcuni degli italiani che uccidono per soldi, molti altri più intelligenti si sono tenuti lontano da social e teleobiettivi. Le informazioni dicono che sarebbero una quarantina i killer nostrani in terra di Donbass. La sudditanza dell’Italia verso il regime di Putin e le motivazioni economiche, forse stanno alla base della copertura che questi personaggi hanno ottenuto nelle varie Procure d’Italia.
Rimane il quesito, in tempi in cui si richiede il massimo sforzo alle nostre forze di sicurezza per l’allarme terrorismo, se questi personaggi potranno essere le cellule dormienti di domani in Europa al servizio della Russia come già ipotizzato dai servizi di sicurezza tedeschi.
Aldilà delle questioni politiche e di sicurezza internazionale, rimane una questione morale profonda specie per tutte le famiglie che sono in contatto con la realtà ucraina tramite le “badanti”, ogni volta che supporterete la Russia ricordatevi di guardare negli occhi la signora che sta accudendo i vostri cari e pensate che state supportando chi sta premendo il grilletto contro suo figlio.