Il 4 agosto è circolata una notizia su alcuni giornali spagnoli che vede coinvolto il calciatore ucraino Roman Zozulya, giunto in Spagna per giocare tra le fila del Real Betis. Al suo arrivo indossava una maglietta che secondo gli articolisti è la maglietta del partito di destra Ucraina “Pravy Sektor” accusato di essere un partito fascista e neonazista.
La falsa notizia è stata pubblicata da ABC de Sevilla,Reporte 24, MultiNoticias, Betis, Público TV, Sport.es,Mica News e altri.
Per prima cosa va fatto notare che Zozulya indossava una maglietta con il simbolo del triidente, il simbolo ufficiale dell’Ucraina .
Le testate sopracitate hanno fatto circolare la notizia senza essersi posti dapprima il problema di documentarsi o di verificarla. Questa è una delle linee guida della propaganda che hanno come unico obiettivo di far circolare notizie per primi senza mai porsi il problema che tali notizie siano vere o false.
Zozulya è stato accusato di avere simpatie neonaziste o fasciste, accuse senza un minimo di fondamento.
Il calciatore ha invece fondato un’associazione per la raccolta fondi da destinare all’esercito ucraino ed ha donato la sua medaglia ottenuta durante l’Europa League del 2014 per 210.000 UAH, somma devoluta interamente all’associazione. Zozulya è stato decorato da Viktor Muzhenko per l’impegno ed il supporto alle forze armate ucraine.
Non risulta esserci nessuna connessione tra il calciatore ed il movimento politico di Pravy Sektor che nonostante sia un partito nazionalista non si è mai professato nè fascista nè neonazista. Come gia spiegato in altri cento articoli tale partito ha preso alle ultime elezioni Parlamentari del 2014 “Pravy Sektor” solo l’ 1,8% dei voti e non ha pertanto superato la soglia di sbarramento del 5% .
Il simbolo di Pravy Sektor ha si il tridente ucraino su una bandiera rosso e nra che simboleggia il sangue versato dagli ucraini per difendere la terra (nera) dell’Ucraina.
Pertanto i media spagnoli hanno ingiustamente accusato il calciatore ucraino solo per fini propagandistici dimostrando il basso livello di professionismo giornalistica e la mancanza di alcuna deontologia professionale